La penna degli Altri 16/02/2015 09:11
Juve, che schiaffo a Lotito. E il Governo studia il blitz
GASPORT (A. CATAPANO) - L’affondo: «L’avevo detto che accentrare troppo potere in Lotito era pericoloso. Lo scenario è inquietante, non c’è rispetto, sembra di essere nel Medioevo, ai tempi del feudalesimo». L’auspicio: «A questo punto ci vuole un intervento dall’esterno, i politici abbiano il coraggio di uscire allo scoperto, noi siamo pronti a dare battaglia, ma contro i mulini a vento è difficile». E, infine, l’appello: «Si bada troppo agli interessi personali, spero che tanti altri presidenti e colleghi possano esplicitare in modo diretto quello che pensano e non nascondersi dietro ipocrisie».
IL GOVERNO CHIEDE L’annunciato intervento della Juventus sul Lotito gate, per bocca dell’a. d. Giuseppe Marotta, è molto più del tackle che ci si attendeva. E né il tenore né la tempistica sono un caso. Queste dichiarazioni (unite a quelle di Buffon, che su Lotito ha detto «I totalitarismi sono finiti da un po’»), erano necessarie, l’opposizione in Lega — che da ieri riabbraccia la Fiorentina: «La posizione di Lotito in Figc non è più sostenibile da parte nostra», ha annunciato Andrea Della Valle — non aveva ancora trovato una voce tanto autorevole e rumorosa (Pallotta venerdì era andato fuori tema, Baldissoni ieri ha corretto il tiro). Ancora una volta, è toccato alla Juve fare la voce grossa. Con una scelta dei termini per nulla casuale. Quell’appello «all’intervento esterno dei politici» è figlio della moral suasion, di cui la Juventus è a conoscenza, che il Governo ha ripreso a esercitare sul Coni perché metta mano alla gestione Figc. E non più con semplici raccomandazioni, che ad agosto non evitarono l’elezione di Carlo Tavecchio. Stavolta il Governo studia una proposta precisa da sottoporre a Malagò: la nomina di un commissario per le riforme da affiancare a Tavecchio, che continuerebbe a traghettare la Figc fino al 2016. A Palazzo Chigi la considerano una soluzione ragionevole e più ortodossa di quello che in realtà vorrebbe Renzi, ora impegnato in ben altre faccende, a partire dalla questione libica, cioè rottamare le istituzioni del calcio.
MA IL CONI... Solo che né la soluzione traumatica né quella più ragionevole al momento appaiono praticabili. Malagò lo ha già detto al governo (e oggi potrebbe ribadirlo al sottosegretario Delrio): lui ha le mani legate. Le gaffe, le mancate riforme (che oltretutto Tavecchio imputa allo statuto, per cui ancora deve essere nominato il famoso commissario ad acta), la storia del libro, la telefonata di Lotito, il tutto, pur apparendo gravissimo agli occhi di un qualsiasi tifoso, non basta a commissariare la Figc. Servirebbe altro: gravi irregolarità di gestione, impossibilità di governare o mancato avvio dei campionati. E sul tavolo non c’è nulla di questo.
E LA PROCURA Né, forse, conviene attendersi troppo da Palazzi, la carta su cui punta il Coni. Il Procuratore federale da oggi «studierà» le dichiarazioni di Lotito, e può anche darsi che, dopo aver ascoltato lui e il d.g. dell’Ischia Iodice, lo deferisca (tenendo a bada in questo modo il procuratore del Coni Cataldi). Ma l’impressione è che né il «meglio che Carpi non salga in A», né il «testa di ca...» a Nicchi, né il «cretino» ad Abodi, né, infine, gli improperi al designatore di B Farina nell’intervallo di LazioGenoa costituiscano materiale sufficiente per un’inibizione che ne provocherebbe la decadenza da consigliere federale. Con questo materiale a disposizione, è più facile che Lotito becchi una multa.
PERÒ LA LEGA PRO... Ecco perché in questo gioco delle tre carte, in cui ognuno si affida all’altro — l’opposizione in Lega A al Governo; il Governo al Coni; il Coni alla Procura Figc — l’unica cosa concreta potrebbe arrivare dall’assemblea di Lega Pro in programma stamattina a Firenze: se il fronte dei ribelli dovesse confermare i numeri per sfiduciare Macalli (con la convocazione urgente di un’assemblea ad hoc), allora sì che qualche equilibrio politico comincerebbe a cambiare. Ma per ottenere cosa, è tutto da vedere.