La penna degli Altri 15/02/2017 15:12
L'ex assessore Caudo: «Il tifoso vuole lo stadio e Raggi non perdere la faccia. Tutto sulla pelle della città...»
CORSERA - L'ex assessore all'Urbanistica della Giunta Marino, Giovanni Caudo, è tornato ad esprimersi sulle ultime vicende relative allo stadio della Roma. "I 200 milioni del costo delle opere esterne sono pari al 100% della rendita che il privato ottiene dalla realizzazione dei 242 mila metri quadrati di uffici - scrive Caudo in un suo articolo pubblicato sull'edizione romana del Corriere della Sera - . Si tratta di una cattura della rendita del privato a vantaggio della collettività che rappresenta un cambio di rotta decisivo, soprattutto a Roma, del rapporto pubblico privato nella trasformazione urbana. Per questa ragione, ogni riduzione della cubatura, come si è visto in questi lunghi mesi, si traduce nella cancellazione di un’opera pubblica e quindi arreca un danno alla città. L’amministrazione è disposta a far costruire solo lo stadio, senza opere pubbliche. Questo sì che sarebbe un grande regalo al privato".
"Il taglio del 20% delle cubature a cui si sta lavorando, se andasse a scapito del ponte sul Tevere e dello svincolo con la Roma-Fiumicino, sarebbe da irresponsabili, poiché si lascerebbe una sola via di accesso all’impianto sportivo, dalla via Ostiense - prosegue Caudo - Questa partita andava sottratta alle tifoserie, ma ancora più ai finti paladini della lotta contro speculatori e interessi dei palazzinari, perché così l’unica a rimetterci è la città che non è rappresentata da nessuno. I tifosi vogliono lo stadio, la Raggi non vuole perdere la faccia e tutto avviene sulla pelle della città. Sommessamente, faccio un appello alla sindaca: se ha il coraggio di portare avanti l’intervento di Tor di Valle, lo faccia alla luce del sole nel massimo rigore, tenendo dritta la barra del pubblico interesse. Se è contraria vada a dirlo nell’unico posto dove si definiscono le regole, l’Aula Giulio Cesare. Il Movimento cinque Stelle ha la maggioranza schiacciante per ridefinire in quella sede le condizioni del pubblico interesse. Avviare negoziati fuori da questo percorso è al limite dell’illecito".