Sfida nella sfida 28/02/2014 22:41
LA SFIDA NELLA SFIDA: Garcia vs Mazzarri
LAROMA24.IT – Si ritroveranno di fronte sabato sera, ore 20.45: teatro, stavolta, l’Olimpico di Roma, chiuso per metà, senza atri e ventricoli del proprio tifo. Fattore campo quasi azzerato, Mazzarri e Garcia si stringeranno la mano nel brusio che poco si addice a una partita che a lungo è stata il main event dell’intero campionato. Per anni è stato Mancini-Mourinho contro Spalletti-Ranieri, diversi tra i microfoni e sul campo. Rudi e Walter? Eppure un incrocio, un bivio li accomuna.
1 SETTEMBRE 2009 – Una data importante, per i nostri protagonisti. Uno sceglie, l’altro scelte non ne ha. Mentre Mazzarri consuma i tasti del telecomando in una stanza d’albergo a Roma, Garcia è nella sua Lille a raccogliere i cocci dopo il pesante 3-0 subito dal Paris Saint Germain: “Il risultato non rispecchia i valori in campo, troppo rotondo. La squadra meritava di più. Ma ora ci rialziamo…”, è la difesa (l’ennesima) della rosa made in Rudi. Il primo aspetta la chiamata da Trigoria, la big che voleva (aspetterà invano); il secondo getta le basi per portare il Lille tra le big di cui sopra (ci riuscirà). Walter aprirà poi un ciclo con il Napoli, che si chiuderà poche righe sotto; Garcia porterà Lille sul tetto della Francia.
18 MAGGIO 2013 - “Questa è la mia ultima conferenza stampa qui”, è il titolo dei report dalla sala stampa di Castelvolturno a fine stagione 2012/2013. Gelo tra i giornalisti, si tratta dell’addio nemmeno troppo velato a un ciclo incredibile in riva al Golfo: sesto nel 2010, terzo nel 2011, quinto nel 2012 e secondo nel 2013, con un totale di 75 vittorie in 152 partite. “Rimarrò a Lille anche l’anno prossimo, non ho ricevuto offerte”, tuona Garcia in conferenza stampa a qualche ora di distanza. Insindacabile la buona fede del transalpino: la Roma ancora sperava in Allegri e, poi, in Mazzarri per riempire il posto lasciato vuoto prima da Zeman e successivamente da Andreazzoli. Nel frattempo, a Lille: quinto posto nel 2009, quarto nel 2010, primo nel 2011, terzo nel 2012, sesto nel 2013. Ecco l’incrocio: Allegri rimane a Milano e Mazzarri lo segue, sponda Inter, poco convinto da progetto e ambiente. Al ballo di fine anno si rischiava di arrivarci da single, quanto è entrato in gioco il nome di Garcia.
ARBITRI, COME NE PARLANO - Un curriculum di livello, una personalità forte: “La Juve non è quella società che sostiene di aver vinto 30 scudetti quando più sentenze dicono che sono 28? Farebbero meglio a stare zitti”, aveva detto Mazzarri a Elkann dopo il mancato saluto tra le squadre dopo la Supercoppa del 2012, passata alla storia per le polemiche sull’operato della terna arbitrale. Alza la voce Walter, spesso e volentieri. E viene anche ascoltato. Garcia si spegne e si riaccende, invece. A Torino (Meggiorini-Benatia, per capirci, ma anche Pjanic) si trattiene: “Anche gli arbitri sbagliano…”, ha commentato l’allenatore di origine spagnola. Decisamente meno timido qualche secondo più tardi: “Guardiamo la classifica senza errori”. Vista, purtroppo. Oggi il gioco di ruolo non è ancora stato spezzato: “6-7-8 punti in più sarebbe stato bello averli. A volte sono nate partite un po' in salite in casa. Arbitri? Non voglio più parlarne: diciamo che siamo sfortunati”, afferma Mazzarri nella settimana che ha preceduto Roma-Inter di domenica prossima. Garcia, dice qualche cronista da Trigoria, si sarebbe anche rotto le scatole ma cerca di nasconderlo: “Non pensate agli arbitri”, ha ripetuto il francese negli spogliatoi del Fulvio Bernardini.
COME GIOCANO – Se non son dogmi, poco ci manca. Mazzarri gioca con un 3-5-2 simile a quello che proponeva a Napoli, con i due esterni di centrocampo a fare da equilibratori alla squadra e la fantasia affidata a pochi e selezionati piedi (Alvarez su tutti, 7 assist). Così si esprime il toscano sulla possibilità della difesa a 4: “Per riuscirci devi avere i giocatori giusti a centrocampo, come mi era successo al Napoli”. Non è il momento di sperimentare, dice Walter il 14 febbraio. Anche Garcia non si muove dal suo 4-3-3: centrocampo forte, esterni di spinta, i piedi di Pjanic (aspettando quelli di Totti) e l’imprevedibilità di Gervinho. A questi elementi si aggiunge Mattia Destro, capocannoniere giallorosso con 6 reti (poco più della metà del miglior marcatore interista, palacio a quota 12). L’Inter di Mazzarri tira molto, partiamo da qui: 13 tiri di media a partita (6 in porta), con il solo Guarin che finora ne ha tentati 63 (il primo giallorosso è Pjanic con 53). Si tira, ma non si tiene palla: 49% in media di possesso palla a partita, con il 68% di passaggi riusciti (la Roma, prima, è a quota 73%). Scorrendo qualche numero, ci si accorge anche del minutaggio sulle spalle (e nelle gambe) dei nerazzurri: escludendo i portieri, ben 4 (Palacio, nagatomo, Juan Jesus, Jonathan) hanno superato la soglia dei 2000’ in campionato. Oltre a De Sanctis, solo Castan e Benatia superano tale limite. Proprio a proposito di presenze e panchina, va ricordato che il cambio Kovacic (14 ingressi dalla panchina su 22 presenze)-Taider è il più ricorrente in Serie A (7 volte). Capitolo disciplina: Roma e Inter, quota 52 cartellini gialli, sono tra le meno sanzionate con ammonizioni dell’intera Serie A.