Sfida nella sfida 12/04/2012 18:48
LA SFIDA NELLA SFIDA: Lamela vs Jovetic
IL COCCO DELL'AROUSA - E' il 4 marzo 1992 ed a Carapachay, un quartiere alla periferia di Buenos Aires, nasce Erik Manuel Lamela. Ha 7 anni quando gli osservatori del River Plate decidono di aggregarlo nel loro settore giovanile. Nella primavera del 2004 i giovanissimi dei 'Millionarios' sono invitati al torneo 'Arousa', in Galizia, e affrontano tra gli altri il Barcellona. E' in questo momento che nasce il soprannome 'el Coco': era stato scelto tra tutti i ragazzini del River, diventando appunto 'il Cocco' della squadra. Tecnico, veloce, sfrontato, Lamela vince il premio di miglior giocatore e colpisce gli osservatori del club blaugrana che, in ottica 'cantera', presentano un'offerta di 100.000 euro e un impiego a papà Josè e mamma Miriam, panettieri. Ma il presidente Aguilar dà picche, sventolando sotto il naso degli emissari l'accordo firmato dal padre che legava il piccolo fantasista alle giovanili biancorosse, in cambio del 20% sulla futura cessione del ragazzo. L'esordio nel 2009, a soli 17 anni, quando Gorosito lo convoca nella sfida interna contro il Tigre e gli concede 10 minuti. Con l'arrivo di Daniel Passarella alla presidenza Lamela firma un contratto di 4 anni, blindato da una clausola rescissoria di 20 milioni. Il 2010 lo consacra ai massimi livelli: il nuovo allenatore Cappa lo schiera con continuità e lui, trequartista o esterno sinistro, non delude. 26 partite, 4 gol e 6 assist tra Apertura e Clausura. La prima rete arriva a Santa Fe contro il Colon, con un colpo sotto sul portiere in uscita. Il primo gol al Monumental, ancora con un 'cucchiaino', è contro l'Huracan. Il River rifiuta le offerte di Atletico Madrid e Milan ma, una volta retrocessa, non può voltarsi di fronte ai 18 milioni di euro recapitati da Walter Sabatini, neo ds della Roma
UNO DEI TANTI - Stevan Jovetic nasce a Podgorica il 2 novembre 1989, una settimana prima della caduta del Muro. E' il 2000 quando I suoi ricci sporchi di terra si mettono in luce per la prima volta nel polveroso campo del Mladost, prima e unica squadra della città. Dejan Savicevic intravede le sue potenzialità e lo propone agli osservatori della Stella Rossa, che ringraziano ma rifiutano: "Uno dei tanti". Gli acerrimi nemici del Partizan Belgrado invece ringraziano e se lo portano a casa, prima nel settore giovanile poi stabilmente tra i grandi. L' 8 aprile del 2006, a 16 anni, diventa il sesto giocatore più giovane ad esordire nella massima divisione serba contro il Vozdovac. Il primo gol in SuperLiga arriva ad Ottobre, contro il Borac. Nel biennio successivo mette a segno 13 gol in 51 presenze, dando una spinta decisiva nella conquista del titolo e della coppa nazionale serba. E' il 31 maggio quando Pantaleo Corvino ufficializza il suo acquisto per 8 milioni di euro. La prima stagione in toscana non è facile: solo 2 gol in ben 29 presenze. Prandelli punta su di lui anche per la stagione successiva e viene ripagato da 6 gol in campionato ed uno in Champions, a Monaco di Baviera. Ad agosto però, durante uno scontro con Bolatti, rimedia una lesione al legamento crociato anteriore e al collaterale esterno: due interventi e nove mesi di recupero gli fanno saltare l'intera stagione 2010/2011.
IN PASTO ALL'ITALIA - Il primo anno in Italia è sempre difficile, soprattutto per ragazzi di 20 anni che vengono dall'altra parte del mondo. Alcuni allenatori, quando hanno tra le mani talenti ancora acerbi ma già con la nomea di futuri campioni, scelgono di centellinare le loro risorse fisiche e mentali, per un inserimento graduale e non traumatico. Altri, come Prandelli e Luis Enrique, hanno deciso di investire subito sulle loro qualità, dandoli in pasto a difensori 'all'italiana', tatticismo sfrenato e piazze esigenti. Jovetic è arrivato in Italia con un fardello scomodissimo che lui stesso ha contribuito a svestire: "So che mi paragonano a Baggio, ma lasciamo stare..". Ma il suo inserimento è avvenuto all'interno di un contesto offensivo monopolizzato dalla coppia Mutu-Gilardino, in cui i gol non venivano di certo chiesti a lui. Se è vero che l'esborso economico per un acquisto è proporzionale alle aspettative sul suo rendimento, allora a Jovetic veniva chiesto tanto, ma non troppo. 8 milioni di euro sono meno della metà dei 18 spesi dalla Roma per portare a Trigoria Erik Lamela. E' anche vero che un paragone con Javier Pastore è certamente meno ingombrante di quello con il 'Divin Codino'. Ma la grossa cifra, inevitabilmente, ha creato attese enormi. Il capolavoro all'esordio contro il Palermo ha fatto il resto. E' cominciato il valzer delle eredità e dei paragoni precoci: c'è un nuovo Totti, e in giro per l'Argentina ci sono addirittura nuovi Lamela. Come se con quell'arcobaleno mancino avesse dimostrato tutto quello che c'era da dimostrare.
LA FANTASIA VESTE L'OTTO - Domenica sera si incroceranno due culture calcistiche diverse, due modi di concepire la fantasia con il numero 8 stampato sulla maglia: Jovetic più fisico (i 9 kg in più fanno la differenza) e concreto, Lamela più tecnico e rapido. Il primo gioca più vicino alla porta per sfruttare la sua esplosività nei 16 metri, l'ex River parte dalla trquarti per collegare centrocampo e attacco. Per entrambi quello che sta per finire è un campionato controverso: con l'assenza di Amauri i tifosi viola, terrorizzati dall'incubo retrocessione che dista soli 3 punti, si aggrappano esclusivamente a Jovetic. In una stagione da brividi per i toscani è sempre stato risparmiato dalle contestazioni. D'altronde questo è l'anno della consacrazione: in 24 partite Jo-jo segna 13 gol (media di 0,54 gol a partita), quasi la metà delle reti della Fiorentina (32), dimostrandosi non solo decisivo ma anche un vero e proprio trascinatore, come attesta la fascia da capitano che spesso ha indossato ed il fatto che quando è mancato la squadra di Delio Rossi non ha mai vinto. Lamela in 25 partite ha realizzato 3 reti (media di 0,12), ma "non è stato acquistato per essere un bomber", parola di Sabatini. Luis Enrique lo ha schierato praticamente sempre dall'inizio, ad eccezione delle gare contro Milan (andata e ritorno), Parma e Novara all'Olimpico, nelle quali è subentrato dalla panchina. Trequartista, seconda punta o esterno non è riuscito a essere incisivo. Si è adeguato all'andamento ondivago del campionato giallorosso e si è preso lunghe pause, forse specchiandosi troppo nel gol di Ottobre a Tzorvas. Hanno provato a svegliarlo lo schiaffo di Osvaldo in Friuli, le accuse di scarso impegno di Stekelenurg a Lecce e i fischi dell'Olimpico contro l'Udinese. Lamela dovrà riscattare l'annata parzialmente storta e la palma di peggiore in campo di mercoledì. Magari stupendo nuovamente Jovetic.
Lorenzo Censi