Sfida nella sfida 18/09/2010 22:33

LA SFIDA NELLA SFIDA: Ranieri vs Malesani

In America li definirebbero "self-made", termine che sta ad identificare quelli che ‘si sono fatti da sé, con le proprie mani’. Nel ’90 arriva la massima serie per ‘Sor Claudio’. Anche qui, nessun regalo: dovrà trascinare il Cagliari in due anni dalla C alla A per godersi il massimo palcoscenico. La consacrazione arriverà a Firenze, appena retrocessa in B. Fa niente, porterà i viola alla promozione al primo colpo e rimpinguò anche la bacheca di Viale Manfredo Fanti con una Coppa Italia ed una Supercoppa. Qui, al tramonto dell’esperienza toscana s’intrecceranno le carriere dei due. Nel ’97 via Ranieri, ecco Malesani, che si affaccia in Serie A per la prima volta.

La tappa rappresenta il decollo della loro carriera, simile ad un ascensore. Prima su, poi giù, quindi di nuovo su. Oggi entrambi si sono riappropriati del loro campionato con un curriculum che annovera anche esperienze estere. Per Claudio il romano, il sogno di una vita si avvera il 1 Settembre 2009, quando Rosella Sensi, alle prese con il dopo-Spalletti, decide di affidare la rinascita giallorossa all’esperienza e alla risolutezza dell’ex tecnico della . Ritorno a stagione iniziata anche per Malesani, scelto da Mezzaroma per salvare il Siena lo scorso anno. Non ci riuscirà, ma dimostrerà di avere ancora idee valide che gli valgono la chiamata del due giorni dopo la prima gara di campionato.

MALESANI 56 anni di cui venti passati in panchina. Mai seduto, "il Male” porta con sé le origini ogni domenica: “Nel pallone devi portare a casa un raccolto: se sarà buono avremo vinto la nostra sfida”, sarà per questo forse che durante i 90 minuti lo vedi sbracciarsi, agitarsi, darsi da fare come un contadino che sradica i frutti dalla sua terra. Dopo l’inizio al Chievo, traghettato dalla C alla B, arriva la chiamata della per succedere al collega Ranieri. Rimarrà un anno in Toscana, prima di trasferirsi al Parma, gli anni d’oro della sua carriera. Tra il ’98 e il 2001 racimola una Coppa Italia, una Supercoppa Italiana e una Coppa Uefa, ultimo allenatore italiano ad aver alzato il trofeo europeo.

Dopo l’Emilia, Malesani torna sulla via di casa, prendendo le redini dell’Hellas Verona. Due anni con i gialloblu, quindi al Modena per una stagione, prima di sorvolare le Alpi e giungere in Grecia, sulla panchina del Panathinaikos. In terra ellenica stazionerà per due stagioni a buoni livelli, ma di lui rimarrà impresso lo sfogo durante una conferenza stampa nella quale attaccherà giornalisti e tifosi greci per le critiche piovutegli addosso dopo un inizio poco convincente. Conclusa l’esperienza da allenatore del “Trifoglio”, Alberto da Verona torna in Italia prendendo, ancora una volta in corsa, l’Udinese. Valige pronte nuovamente a fine stagione, quando torna in Toscana, più precisamente all’Empoli. Sarà ancor più breve stavolta: il 31 marzo 2008 è esonerato, al suo posto rientra Gigi Cagni. Un anno sabbatico e nello scorso campionato l’investitura di Mezzaroma, che gli affida l’impresa di salvare il Siena. Non vi riuscirà ma la squadra toscana, la terza della sua carriera, se la giocherà fino all’ultimo sciorinando bel calcio in tutta Italia. Congedatosi a fine stagione Malesani sposa il progetto-, per l’ennesima volta a film già cominciato. A lui è affidata la regia per salvare i rossoblu.

RANIERI L’attuale tecnico giallorosso ha chiuso il cerchio tornando in giacca e cravatta nella sua à, lasciata 35 anni prima in maglietta e calzoncini. Terzinaccio di quelli che è meglio avere dalla propria parte, dopo l’inizio nella Roma di Herrera, Claudio sceglie il sud e passerà la sua carriera da calciatore tra Catanzaro, Catania e Palermo. A 35 anni dice basta per sedersi in panchina. Dall’interregionale della Vigor Lamezia (1986), arriverà alla Serie A del 90-91 con il Cagliari, di cui è principale artefice avendo compiuto con i sardi il doppio salto dalla C alla prima serie. Due anni al e quindi la panchina gigliata della . Con Batistuta punta di diamante, costruisce la squadra che vincerà una Coppa Italia e una Supercoppa.

Terminata la sua esperienza sulla panchina viola, nell’estate del ’97 Claudio emigra in Spagna, diventando l’entrenador del Valencia. Biennio soddisfacente, durante il quale porta a casa una Coppa di Spagna e un Intertoto, prima di trasferirsi a Madrid, sponda Atletico, la stagione seguente. Alla testa dei colchoneros assaporerà l’amaro dell’esonero e l’anno dopo preferirà la Regina Elisabetta a Re Juan Carlos trasferendosi in Inghilterra alla guida del Chelsea. Nel quadriennio londinese gettò le basi per il futuro dei blues facendo debuttare, tra i tanti, l’attuale capitano della squadra di , John Terry.

Nel 2003, sulla testa di Claudio cade una pioggia di petrorubli. Quelli di Abramovich, neo presidente del club che gli regala, su tutti, Mutu, Veron e Crespo. Il russo confermerà il tecnico italiano che porterà la squadra in semifinale di , ma non basta per placare la brama di trionfi che Roman esige. Così a fine stagione a Stamford Bridge si insedierà Jose Mourinho. Non resterà fermo. Ranieri firma un triennale con il Valencia, porta a casa subito la Supercoppa Europea, ma a febbraio è licenziato dopo l’eliminazione dalla Coppa Uefa.

Dovranno trascorrere oltre 700 giorni per rivederlo su una panchina. Stavolta italiana, quella del Parma. Obiettivo ai limiti del possibile: salvare una squadra sull’orlo del baratro. Ci riuscirà e l’impresa gli valse la panchina della nella stagione successiva, in cerca di rinascita post-calciopoli. Al termine della seconda stagione arriva l’esonero, dopo un secondo posto e il ritorno in . I dirigenti bianconeri puntano su Ferrara. La storia recente della riconsegnerà con gli interessi i meriti di Ranieri, che nel frattempo è tornato nella sua Roma dopo l’esonero di Spalletti.

La prima stagione fantastica. La squadra dalle ceneri viene innalzata fino a sfiorare un incredibile scudetto, svanito solo all’ultima giornata. Il resto è storia recente con l’inizio tribolato di questa stagione e, trasportandoci nell’attualità, la conferenza/monologo di oggi che costituisce un ulteriore punto in comune col collega veronese.

Ranieri e Malesani, due modi differenti di vivere la panchina. Il primo non dimentica mai l’abito scuro e la cravatta d’ordinanza, unendo all’eleganza esteriore anche l’aplomb, retaggio dei quattro anni british. Il secondo, al contrario, preferisce il casual per sua stessa ammissione. Casual disordinato, spesso e volentieri senza cravatta con annesso capello lungo grigiastro non sottoposto ad alcuna cura. In antitesi al “bianco” corto ed ordinato del tecnico romanista. Domani saranno avversari per la terza volta (1 vittoria per Ranieri e 2 pari), saliranno le scalette che conducono al prato dell’Olimpico, ognuno con il suo stile e le sue origini. Come fanno da vent’anni a questa parte.

                           STATISTICHE A CONFRONTO

                            

                                    Ranieri                       Malesani



Data di nascita:          20-10-1951                   5-6-1954

Panchine in A:                     345                            238                    

Vittore in A:                      151                               83

Titoli conquistati:            4 (più Intertoto)               3



Mirko Bussi