Sfida nella sfida 28/08/2010 01:13
LA SFIDA NELLA SFIDA: Julio Sergio vs Antonioli
Dopo anni di congetture e trattati calcistici si è giunti alla conclusione, facilmente intuibile, della differenza tra il calciatore di movimento, uno di dieci simili, e il portiere, uno e solo. Per questo, il luogo comune del ruolo disegna l'estremo difensore con i contorni del personaggio stravagante, al limite dell'irrazionalità. Quel pizzico di sana follia necessaria per ripartire a 39 anni da una neopromossa di B con l'obiettivo di riagguantare il palcoscenico della massima serie, come nel caso di Antonioli. Oppure quella indispensabile per pazientare tre stagioni tra panchine e tribune, giocando appena un' amichevole estiva (sì, solo una) e sopportare quell'appellativo di "miglior terzo portiere del mondo" più simile ad un epitaffio sulla carriera che ad una battuta consolatoria, come racconta la storia di Julio Sergio.
ANTONIOLI 41 anni tra poco, si appresta a cominciare la ventunesima stagione da professionista, l'ex numero uno giallorosso non si può dire abbia avuto una carriera in discesa, anzi. Dopo l'inizio con la squadra della sua città, arriva la chiamata del Milan. Parcheggiato in B per maturare esperienza, nel '92 debutta con la maglia rossonera: la indosserà per un biennio durante il quale oltre a fare incetta di trofei da non-protagonista, fece intravedere le sue virtù e i suoi vizi. Fu proprio un errore in un derby milanese su tiro innocuo di De Agostini a fargli perdere prima il posto da titolare (complice anche un infortunio) e poi la maglia rossonera a fine stagione. Ripartì dal Pisa, in serie B. Sarà soltanto il primo dei tanti giri di ottovolante che costellerà la sua carriera. Dalla Toscana comincia la risalita che passerà per Reggiana e Bologna fino alla chiamata della Roma di Capello nel 99.
Il tecnico di Pieris, appena insediatosi sulla panchina capitolina, sceglie proprio Antonioli come guardiano della squadra che l'anno successivo vinse lo scudetto. Nonostante l'eccezionalità dell'evento, i tifosi giallorossi stentano a dargli fiducia a causa dell'alternarsi di interventi alla "Batman", come fu ribattezzato, e di incredibili papere. L'acme in quel Roma-Perugia 2-2 anno 2001, quando regalò il momentaneo vantaggio umbro incespicando goffamente mentre raccoglieva un pallone docile al limite dell'area. Rete di Saudati e giù fischi da parte dell'Olimpico per il proprio portiere; ci volle tutto il carisma di Totti per sedare gli animi dei tifosi romanisti. Passarono altre due stagioni, perse i guanti da titolare e uscì silenziosamente dal Raccordo Anulare dopo 4 stagioni, uno scudetto, il terzo nella sua carriera, e una Supercoppa Italiana. Curioso che la sua esperienza romana, relativa al campionato, si concluse con 102 presenze e altrettanti gol incassati, l'esatta media di un gol ogni presenza. Si accasò a costo zero alla Sampdoria: triennio tra alti e bassi, dunque il ritorno al Bologna, la squadra che lo aveva rilanciato. In Emilia ancora tre anni prima di scendere in cadetteria per difendere la porta del Cesena neopromosso, la carta d'idendtità come avversaria e il rischio di brutte figure dietro langolo, ma Francesco da Monza sarà uno dei principali artefici della promozione per riprendersi, a 41 anni, qualche rivincita in Serie A.
JULIO SERGIO Nove anni di differenza rispetto al collega del Cesena, Julio Sergio debutta poco più che ventenne nel Botafogo. Seguiranno sei stagioni non memorabili in cui indosserà ben 7 maglie differenti. Nell' inverno del 2006 la svolta: Zago, ex difensore giallorosso, tornato in patria sul tramonto della carriera, trova come compagno nella Juventude proprio Julio Sergio; ne apprezza le qualità e lo consiglia ai dirigenti giallorossi. Detto, fatto: la moda dei guanti verdeoro contagia Trigoria così il portiere giunge nella capitale inizialmente in prova per poi essere tesserato sei mesi dopo. Da lì Bertagnoli, il nome tradisce le chiare origini italiane, diventa un oggetto misterioso: si allena regolarmente ma in tre stagioni mister Spalletti si scorda di lui anche quando in palio non c'è altro che un trofeo estivo. Nel primo triennio giocherà una sola amichevole, nel luglio del 2007, contro il Leverkusen: prestazione di livello macchiata da un rinvio sbilenco che regala la vittoria ai tedeschi. La parentesi dura 90', Julio Sergio non è più del "miglior terzo portiere del mondo" e le gerarchie lo vogliono dietro Doni e Artur. Fino a quando si apre la crisi del ruolo in casa romanista.
La Roma spallettiana è agli sgoccioli, Doni combatte per l'intera stagione con una condrite al ginocchio che ne limita le prestazioni. Dopo la batosta nel derby (4-2 per la Lazio) e le prime critiche scende dalla giostra e decide di operarsi. I guanti passano nelle mani di Artur che nelle restanti sette giornate dimostra la sua affidabilità: imbarazzi e indecisioni lo obbligano a raccogliere ben 15 volte (oltre 2 a partita) il pallone da dentro la rete. La stagione seguente si apre con Doni ancora ai box e Spalletti, in odore di dimissioni, che conferma il brasiliano proveniente dal Siena fra i pali: sarà un disastro. Così all'ultima uscita sulla panchina giallorossa il tecnico di Certaldo decide di concedere una chance a Julio: incasserà tre gol dalla Juventus ma potevano essere di più. Nella disfatta e nell'addio del tecnico il goleiro numero 27 aveva vinto la sua sfida: era il nuovo padrone della porta giallorossa. Da quel 30 agosto un'escalation di interventi decisivi, la Roma scopre di aver avuto in casa per tre stagioni un estremo difensore affidabile e fortunato (attributo che non guasta mai).
Julio, inoltre, fa breccia nel cuore della tifoseria scegliendo le serate giuste per esaltarsi: nel derby d'andata difende il pareggio con un balzo da terra contrario ad ogni legge fisica andando a castrare la gioia di Mauri che da pochi passi era pronto per il tap-in vincente. Nell'atto secondo della stracittadina, dopo il vantaggio biancoceleste, Floccari ha l'opportunità di chiudere la gara dagli undici metri. Si farà ipnotizzare dal brasiliano dando il là alla rimonta giallorossa. La ginocchiata con cui respinge il tiro dellattaccante laziale gli varrà l'impronta indelebile sul boulevard dei cuori giallorossi.
Le tortuose strade dei due numeri uno s'intrecceranno per la prima volta stasera nel debutto stagionale. Sarà la prima sfida uno contro l'altro: Antonioli tornerà all'Olimpico dove è stata già consumata la sua damnatio memoriae, mentre Julio Sergio dovrebbe farcela a recuperare dopo l'elongazione ai flessori che lo ha costretto a saltare la sfida di Supercoppa Italiana. Portieri appartenenti a scuole differenti, avranno anche obiettivi diametralmente opposti: l'italiano vorrà rimettere il mantello da Batman per una notte nello stadio che fu suo mentre il brasiliano punta a rimanere il guardiano dei sogni romanisti.
STATISTICHE A CONFRONTO
Julio Sergio Antonioli
Data di nascita: 8-11-1978 14-9-1969
Altezza: 181 cm. 187 cm.
Peso: 80 kg. 82 kg.
Nazionalità: Brasiliana Italiana
Presenze in A: 30 321
Gol subiti in A: 29 379
Mirko Bussi