Ritiro Roma 18/07/2011 18:45

Ritiro Roma, TANCREDI: "In passato sbagliai, felicisissimo di esser tornato a casa"

E' l'unica maglia che ho amato quella della Roma, non ce ne sono state altre, ho trascorso 27 anni nella Roma e mi appresto al ventottesimo anno.

Le sensazioni del tuo ritorno a casa?

Sensazioni bellissime, fino a 15 giorni fa non c'era niente, poi grazie al nostro direttore Franco Baldini, che ringrazierò sempre, mi ha dato questa possibilità ed io non me la sono fatta scappare. Vorrei ringraziare anche Fabio Capello, che mi ha dato la possibilità di lavorare part time per l'Inghilterra conciliando il mio ritorno qui alla Roma.

Questo inizio di preparazione con Luis Enrique, metodi nuovi cosa ti ha colpito?

Vorrei ringraziare Luis Enrique per le parole che ha speso su di me, è un grande staff, si lavora tutti insieme, da squadra; in questi primi allenamenti ho notato che si fa quello che poi il mister vuole che si riproduca la domenica in campo, movimenti con e senza palla, che il mister vuole che si riproducano in modo normale la domenica, come se fosse un tutt'uno. Sull'I-pad ti posso dire che Luis Enrique lo ha usato per far rivedere dei movimenti ai ragazzi, da mettere in pratica in amichevole nel pomeriggio.

Sulla tua passata partenza da Roma, hai detto di aver commesso un errore di comunicazione, qual'è stato il tuo approccio con i tifosi della Roma?

Io feci un errore di comunicazione, fu sentita solo una campana ed è chiaro che all'epoca sono state fatte delle idee sbagliate. Non ero un fenomeno neanche quando giocavo in tema di comunicazione, ma i tifosi mi hanno riaccolto alla grande. Sono strafelice della possibilità che mi è stata data, penso al presente al futuro, dove c'è una struttura diversa, con dirigenti, allenatori e giocatori nuovi. io lo commisi l'errore, dovevo far sapere qual'era la mia verità, un saluto ai tifosi l'avrei dovuto fare, l'ho pagato giustamente, ma ora sono contentissimo di essere di nuovo qui e i tifosi mi hanno accolto benissimo, quindi bene quel che finisce bene.

Sei stato interpellato da Luis Enrique per la scelta del nuovo della Roma?

Si ovviamente si, è cambiato tutto: non si parla più al singolare, ma si parla al plurale, ci confrontiamo tutti, staff e dirigenti, una collegialità, e l'importante è che poi il capo, cioè Luis Enrique decida e dia poi alla fine le direttive giuste. Sono stato preso per migliorare e far funzionare attraverso la mia esperienza, il settore portieri. Io ce la metterò tutta per migliorare qualsiasi mi verrà messo a disposizione.

La short-list ad oggi è ridotta a Kameni e Stekelemburg, qual'è tra i due il migliore e qual'è il difetto sul quale lavorare qual'ora venga l'uno o l'altro?

Sono due portieri buoni, quest'anno il parteciperà di più alla costruzione del gioco, ma deve in primis saper parare, e poi saper partecipare alla ripartenza dell'azione, ci sarà un più presente; non mi sento di dire qual'è il migliore dei due, anche se li conosco molto bene. Come ha detto Luis Enrique conta il gruppo e non le individualità.

Su Curci, ci lavorerai parecchio se rimarrà qui a Roma?

Sto riscontrando da parte di e Curci una disponibilità al lavoro che mi ha veramente colpito. Tre anni fa Curci era anche nel giro della Nazionale, ci sono state poi delle situazioni particolari, ma ci sono le basi tecniche per lavorarci. Poi dipende anche dalla volontà dei ragazzi di lavorare.

Su Julio Sergio, cosa gli sta accadendo?

Lui è venuto in ritiro con grande generosità e disponibilità, nel primo allenamento in un torello ha avuto un problema muscolare, che ha già avuto in passato, ma credo che nei prossimi 10 giorni, dovrebbe riunirsi al gruppo. Poi se ci sono altre situazioni che non dipendono dal nostro lavoro, non posso nè dirle e nè sta a me scandagliarle. Non conosco certe vicende, perchè facevo un lavoro che non mi permetteva di seguire dall'interno le vicende della Roma.

Io mi limito ad allenare i portieri e devo farli rendere al massimo, a prescindere da chi siano, poi il resto non mi riguarda, perchè se no sarebbe sempre più facile avendo avuto la fortuna di allenare Buffon e Casillias, là è più facile, quando hai quei campioni.

Come si aggiorna alle esigenze di un calcio in continua evoluzione, il dei portieri, sul piano regolamentare ed agonistico?

Il calcio si è velocizzato tantissimo, anche per i portieri, alla base di tutto ci deve essere una tecnica corretta, devi avere sempre un equilibrio e devi andare in modo coordinato sulla palla, oggi visto che si gioca ogni tre giorni, il deve essere reattivo. Io poi ho una mia teoria: faccio degli allenamenti in cui rifletto le stesse situazioni di gioco in cui si ritrovano i portieri nelle gare, e lo sperimenteremo a seconda delle modalità di gioco degli avversari.

La propensione a neutralizzare i calci di rigore avversari appartiene ai portieri di natura, ma come si insegna ad un a parare i rigori?

La premessa tua è importante: ce lo devi avere dentro come caratteristica peculiare, però poi rifaccio agli allenatori che ho incontrato nella mia vita che capiscono di portieri: come Capello e Liedholm, e mi hanno dato dei consigli incredibili sul rigore del tipo devi stare fermo fino alla fine per cercare di intuire l'angolo; oggi con le tecnologie rivedi mille volte come ciascun giocatore tira i rigori, vedi le rincorse, vedi le finte e quindi attraverso il lavoro dello staff poi si può facilitare questo tipo di allenamento.

Le emozioni di quella Coppa Italia contro il Torino?

Fu un'emozione grandissima, da lì nacque quella grande Roma che poi vinse lo Scudetto, insomma un primo gradino per le vittorie successive.