Post Match 22/10/2024 13:17

Post Match - Paulo bastonato

pmrmint

LR24 (MIRKO BUSSI) - Avvertenza: le immagini contenute in questo testo possono urtare la sensibilità.

Come chi, domenica sera, vedendo Dybala sbattuto ripetutamente all'indietro guardava il crocifisso, o qualsiasi oggetto di redenzione, implorando perdono alla divinità preferita. Perché che il sistema difensivo romanista fosse manomesso era segnalato dalla spia rossa che Bastoni ha acceso ripetutamente. Non tanto perché un atleta professionista, per quanto manutenuto in una teca, non possa prodigarsi in corse ripetute, quanto per l'opportunità e i vantaggi collettivi che questa scelta scaturisce.

Seguendo le leggi dell'evoluzioni della specie, anche nel calcio, l'emergere, l'estinguersi, il ritorno o la modifica di soluzioni tattiche è un continuo adattamento. Così, il ritorno a pressioni e marcature con forti riferimenti sull'uomo ha (ri)ottenuto notevole successo per la diffusione in larga scala di principi posizionali, con giocatori disposti in posizioni, appunto, ripetitive e che, aggrediti costantemente, rischiavano di far scricchiolare quella musicalità in possesso su cui poggia. Per reazione, allora, le posizioni sono diventate sempre più fluide, interpretabili, facendo svanire le categorie sul ruolo. E questo ha obbligato quei sistemi difensivi sull'uomo a rispondere con altrettanta mobilità, vale a dire passandosi le marcature. Per non cadere in paradosso, quello che è successo a Dybala, e per conseguenza alla Roma, domenica.

È il secondo minuto quando l'Inter, in una costruzione, sembra testare le intenzioni difensive della Roma. Acerbi, accoppiato a Dovbyk nelle pressioni, si alza quasi a valutare fino a che punto tirerà la cinghia romanista. Risultato: l'attaccante ucraino finisce a seguire il difensore fino a schiacciarsi a ridosso dei suoi (presunti) difensori.

Da lì in poi, sarà Bastoni a giocare con Dybala. E costringerlo, con quegli smarcamenti sopra la linea del pallone che sono ormai noti ai più, a continue rincorse all'indietro. L'elasticità di costruzione dell'Inter ha piegato la rigidità di sistema della Roma, che non riusciva a riconoscere i momenti in cui cambiare le marcature. Succede al 5', ad esempio, quando Mkhitaryan s'abbassa portando con sé Koné mentre Bastoni si smarcava in alto, trascinandosi dietro Dybala.

O ancora più tardi, come si vede in sequenza sopra, quando Dybala pare chiedere aiuto a Celik per gestire l'ennesimo inserimento di Bastoni. È appena il 9° minuto: il turco assorbe l'arrivo del difensore italiano ma deve cedere Dimarco, la sua consegna iniziale, che attacca la profondità dall'ampiezza sinistra. Il risultato non cambia: Dybala dovrà nuovamente sobbarcarsi una corsa all'indietro per tenere in piedi una parità numerica difensiva.

 

Se il dispendio energetico è visibile ad occhio nudo, quello emotivo, nelle percezioni dei giocatori finiti così fuori contesto, è più difficilmente misurabile, se non nella scenetta ripresa a mezzi televisivi quando Dybala, costretto in uno contro uno con Bastoni, subisce un dribbling dal difensore nerazzurro che poi glielo sottolineerà ulteriormente. Il difensore che sberleffa l'attaccante per un dribbling subito nell'ultimo terzo di campo. Paradossale.

Perché, seppur questa scelta mantenga una parvenza di parità numerica, prefigura una situazione di inferiorità qualitativa con le limitate competenze difensive di Dybala, o di qualsiasi giocatore di quel genere, ulteriormente accentuate dalla porzione di campo in cui il duello viene consumato.

La situazione verrà stressata dall'Inter ripetutamente, anche durante il secondo tempo, regalando più volte istantanee in cui Dybala è ormai allineato ai propri difensori. L'immagine più diffusa, invece, quella dello 0-1 con l'argentino impegnato nel disperato tentativo di parare il tiro di Lautaro, è forse tra le poche corse ineluttabili per l'improvvisa transizione, a seguito di un calcio d'angolo romanista, da cui scaturisce il misfatto.

A porre fine alle peripezie di Dybala, paradossalmente, è Inzaghi con la sostituzione di Bastoni. A quel punto, Bisseck finisce sul radar di Baldanzi, anche lui appena entrato, con Dybala che passa gli ultimi minuti prima della sostituzione sulle tracce di Mkhitaryan. Uscirà al 78' con più tackles (4) che dribbling tentati (1) e tiri scagliati (1, per di più bloccato). E col secondo dato più alto tra i romanisti per picco di velocità raggiunto: 32,93 chilometri orari, dietro solo a Celik.