Post Match 31/10/2023 11:06

Post Match - Giocare a due tocchi

pm2tocchi

LAROMA24.IT (MIRKO BUSSI) - La prima volta che la Roma ha toccato un pallone nell'area dell' ha rischiato di far cascare il jackpot di San Siro. Era il colpo di testa di Cristante, con improvvisa chiamata a Sommer, che poteva rendere diabolico un piano gara che fino a quel momento aveva dato più colpi di tosse che risposte confortanti. Succederà un'altra volta, l'ultima, una manciata di minuti dopo, sul suggerimento di per Lukaku (74') che verrà riaccompagnato all'uscita laterale dell'area da Acerbi. Sono gli unici palloni che la Roma ha saputo regalarsi all'interno dell'area dell' domenica.

2, pochi da toccare il fondo dell'éra Mourinho: quanti ne erano stati racimolati all''Anoeta', nella scorsa campagna di Europa League, contro la Sociedad. Lì, però, il vantaggio era stato già accumulato nel 2-0 dell'andata, spingendo ad una gara di ritorno passata in trincea. Domenica mancavano i principali responsabili dei trasporti verso l'area avversaria, da Dybala a Pellegrini, ma anche, se non soprattutto, Spinazzola con le sue conduzioni al galoppo. E così la Roma è rimasta sola coi suoi problemi strutturali.

Il problema di fondo, quando la Roma si trova in possesso, è quello di non schiodarsi più di tanto dalle proprie posizioni di partenza. La squadra di Mourinho, che si scrive 3-5-2 nelle abbreviazioni dei moduli, è sempre facilmente tracciabile nelle sue fasi di costruzione. Una scelta che aiuta a prevenire l'eventuale disordine successivo ad una palla persa ma che, dall'altro lato, offre sempre riferimenti a portata di mano per gli avversari. Rari dunque gli smarcamenti, figurarsi quelli di rottura, utili a 'chiamare' passaggi chiave o quantomeno progressivi, che facciano avanzare nel campo, di conseguenza scarseggiano anche le giocate "ad entrare" nella struttura altrui, con l'effetto di ridondanti giri in cerca di una via per le parti più interessanti del campo.

Una delle chiavi provate per aprire il lucchetto di pressioni dell' era quella, con la palla al terzo di difesa, di muovere in ampiezza la mezzala di parte, col conseguente posizionamento in avanti del quinto con l'obiettivo di fissare in basso il corrispettivo nerazzurro. Un meccanismo che è rimasto latente, senza produrre particolari miglioramenti all'artrosico possesso romanista, se non nello sviluppo che porterà alla punizione dal limite guadagnata da .

 

Peggio, se possibile, andava nei momenti di transizione positiva, quando il confronto tra le motorizzazioni in campo, quella in dote a Inzaghi e quella rimasta a Mourinho, appariva desolante. Due esempi di riconquiste differenti, una ad altezza media avvenuta ad inizio partita e un'altra più lunga, sul finire del primo tempo, mostravano l'ampio divario di cilindrata in campo. Quando Ndicka frattura lo sviluppo dell' e permette a di verticalizzare, le nudità difensive dell' nella transizione vengono nascoste subito dietro dalla difficoltà della Roma di rimbalzare velocemente in avanti con Cristante che finirà inghiottito nella gola difensiva nerazzurra rapidamente ricomposta.

Un aspetto che emerge ancora più nettamente allungando le distanze, come nello scenario di ripartenza di fine primo tempo. Uno dei rari episodi in cui la Roma, dopo aver vinto un paio di contese, riesce a distendersi dall'altra parte con un cambio di campo di per Kristensen. Al momento della giocata del 92 della Roma, poco prima della metà campo, si possono contare 7 giocatori dell' ancora sopra la linea della palla. Al momento della conduzione sul lato opposto del danese, 5 secondi più tardi come sottolinea il cronometro del fotogramma, ci sono di colpo 7 nerazzurri ricomposti e in grado di fornire un'ampia superiorità numerica (7 contro 4).

 

La violenza dell' nelle transizioni, negative o positive che fossero, obbligava dunque la Roma più spesso a consolidare il possesso, quando riconquistava, riportandola di fronte ai problemi di avanzare nel campo visti ad inizio articolo, senza poter neanche passare per le scorciatoie di Lukaku, chiuse al traffico domenica. E l'area dell' appariva un luogo oscuro e inaccessibile, mantenendo il vento emotivo della partita costantemente a favore dei nerazzurri.