Post Match 03/10/2023 12:51

Post Match - Fattori di rischio

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LAROMA24.IT (MIRKO BUSSI) - Multifattoriale. Questo il nuovo termine che Mourinho ha sparso per le piazze di Roma. Utilizzato per indicare, specialmente in ambito medico, una concatenazione di agenti, fattori appunto, che generano una malattia: l'allenatore lo ha scelto per ridistribuire in modo più equo le responsabilità che gli erano state tirate addosso sui malanni romanisti di inizio stagione.

Tra i corridoi del pronto soccorso dov'è arrivata in barella la Roma al rientro da Genova, le maggiori angosce dei parenti (leggi: tifosi) si addensavano intorno al caposaldo degli ultimi anni, quel divieto d'accesso alla propria porta che aveva tracciato la strada dei sogni europei e aveva dato, almeno qui, un valore da migliori 4 del campionato per reti subite. Un anno fa, dopo 7 partite, la Roma contava 13 punti, con 7 reti subìte di cui 4 in un colpo solo, a Udine.

Oggi sono 11, con un altro poker ad appesantire le percezioni, ma soprattutto alla Roma hanno segnato tutte, tranne l'Empoli in decomposizione (e che comunque colpì un palo) e il . Che però è risalito sul pullman con il rimpianto di aver sprecato le occasioni statisticamente più pesanti concesse dalla Roma in questo avvio di stagione. Secondo la metrica di UnderStat.com, infatti, i due tentativi di Cuni del primo tempo valevano 0,32 e 0,29 "expected goal": mai in questo avvio di stagione i giallorossi l'avevano scampata di fronte a situazioni così ad alto tasso di realizzabilità. Anzi, molti dei gol subiti avevano una previsione di trasformazione ben più bassa.

Cambia l'ordine della Roma, cambiano gli interpreti, e cambiano, di conseguenza, anche i fattori, compresi quelli di rischio. Come spiegano le situazioni di cui si è ritrovato a poter godere il . A cominciare dalla prima, riscontrata al 17' del primo tempo. Dall'inizio della stagione, la Roma ha tentato di alzare i voltaggi del proprio pressing, con l'intenzione di andare a recuperare personalmente il pallone nella metà campo avversaria, senza ridursi sistematicamente in un blocco basso.

Il proposito trova riscontro nei dati PPDA (passaggi concessi all'avversario prima di far scattare 'azioni difensive') che vedono la squadra di Mourinho dietro solo a , e Lecce. Sintomo di come, rapidamente, la Roma ora cerchi di azionarsi per riconquistare il pallone. Ma questo porta, inevitabilmente, controindicazioni. Come quella di offrire maggior profondità o di slegare i propri comparti se l'azione di pressing non ha connotati spiccatamente collettivi. E qui, ad esempio, il tipico pressing "uomo su uomo", in parità numerica, della Roma non porta i frutti sperati e consiglia, qualche secondo più tardi, di ricomporsi in un blocco più basso. Che però ha distanze permissive al suo interno, lasciando troppa aria tra i reparti: dove va a posizionarsi Mazzitelli attraendo Cristante nel rompere la linea.

Qui, poi, fanno il loro ingresso altri fattori, come quelli di comportamenti difensivi spesso rivolti a duelli individuali. Sulla palla scoperta, infatti, è Mancini a seguire il taglio di Cuni in profondità ma l'allarme di pericolo non ha risuonato adeguatamente dentro Ndicka che, quando il lancio viene già scoccato, mostra ancora una postura totalmente piatta, rivolta verso il pallone, al contrario dei colleghi che hanno già ruotato il corpo per coprire la profondità. Quando la traiettoria di Cuni va nei territori di Ndicka si apre il guasto, con l'attaccante del che può ritrovarsi a sfilare davanti Rui Patricio.

Al 26' il secondo allarme, scatenato da un altro tema che la Roma sta cercando di approfondire quest'anno: la costruzione dal basso. Domenica sera il disegno più volte ricercato vedeva Bove e accoppiarsi davanti al trio iniziale, in un 3+2 che aveva, comunque, il supporto costante dei quinti in ampiezza. Le difficoltà nel trovare smarcamenti o posizionamenti dietro la prima pressione, e dunque di giocate che tagliassero le uscite del , portava Ndicka a rompere il monotono giro del pallone con una giocata diretta verso Lukaku. La scorciatoia, però, presenta nuovi fattori di rischio che la Roma aveva già pagato contro il , nel gol di Gudmundsson per esempio. Le transizioni sanguinose che possono conseguirne.

Infatti, la necessità di far uscire il pallone induce i giocatori ad abbandonare la propria tana abituale ma questo, per effetto, porta ulteriore disordine qualora la costruzione non andasse a buon fine. Qui, infatti, nonostante il recupero del , è la Roma ad aggiudicarsi la seconda palla, con che tenta di riavviare il nastro delle operazioni proprio tramite Ndicka. Ma il difensore francese, in un evidente momento di scarsa sicurezza, tenta nuovamente di risolvere la situazione con una giocata diretta. Stavolta è il ad accaparrarsi la palla contesa e, in un attimo, Soulé si ritrova un pallone comodo da recapitare a Cuni, di nuovo proteso verso la profondità.

Una bassa reattività difensiva di Ndicka lo porta a ritardare ancora l'attivazione di una postura adeguata per coprirsi le spalle e ciò che resta è il duello su rettilineo tra l'attaccante e Cristante. Con inevitabili perdite giallorosse. Una teoria del calcio, d'altronde, sostiene che più velocemente tenterai di avanzare nel campo e tanto più rapidamente gli avversari potranno tornarti indietro. Proprio come accade qui.