Post Match 24/10/2023 09:09

Post Match - Cross the universe

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LAROMA24.IT (MIRKO BUSSI) - L'ascesa di nuove teorie d'attacco ha riordinato il bancone del calcio, spostando nei davanzali più in alto, perché non più di uso comune, uno degli arnesi più tradizionali di questo sport. Come il cross, che resiste alle intemperie del futuro in particolar modo in Spagna ma è in forte calo in tutti gli altri paesi di maggior tradizione calcistica in Europa. In Italia, dicono i dati di Fbref, se ne contano in media 16,6 a partita, come in Premier League. Appena meglio in Francia, 16,7, qualcosa in più in Germania, 17,3, e in maggior numero appunto in Liga (18,7).

Ad alzare la media italiana, tra le altre, c'è la Roma. Che in particolar modo quando si arrabbia, crossa. È successo domenica, coi 28 cross recapitati nell'area del Monza per invitarli a lasciare il bottino, con trattativa risolta soltanto nei minuti finali. Poco più ne aveva fatti piovere contro Salernitana (30) e Verona (31), altre due situazioni in cui i giallorossi dovevano convincere l'avversario a ridargli indietro il maltolto. Più della Roma, che fin qui ne ha sfornati 171 in stagione, per una media di 19 a partita, ne producono in Serie A soltanto Cagliari (179) e (196).

Forse l'ultimo di quei 171, domenica è servito a rimettere le cose a posto contro il Monza. Ma prima ce ne erano stati altri, con tratti comuni, a dar prurito alle mani, o altre parti del corpo, di Di Gregorio. Come quello messo in quota da Belotti, nei pressi della linea di fondo dopo pregevole combinazione al terzo uomo, che ha raggiunto Aouar, posizionato alle spalle dell'ultimo difendente del Monza. È proprio qui che si nasconde il tema: la superiorità posizionale che ha l'ultimo giocatore della lista di possibili saltatori del cross. Un vantaggio sull'avversario diretto, che per postura non può controllare contemporaneamente i due fattori scatenanti dei pericoli, pallone e uomo da marcare. Così Aouar può annullare, di fatto, i 10 centimetri di differenza che i principali siti gli attribuiscono rispetto al rivale Pedro Pereira (175 contro 185 del portoghese).

Il principio torna a bussare a fine primo tempo, sul cross di Spinazzola, stavolta più interno nel campo. Il sinistro del cross-man romanista (32 in stagione, dietro solo a Bellanova e Dimarco tra i pari ruolo) scavalca i primi in lista d'attesa in area, Lukaku e Aouar, per andare a colpire ancora una volta le mattonelle dell'ultimo difendente. Davanti al quale taglia velocemente Belotti rendendogli impossibile l'intervento. Il colpo indefinito dell'attaccante romanista viene respinto in modo altrettanto astratto da Di Gregorio. Ma siamo di nuovo lì: traiettoria ad uscire, che va nei pressi del vertice opposto dell'area piccola, finendo sul conto dell'ultimo marcatore.

Ingredienti che si ritrovano anche nel pasto principale della giornata, il gol di . A variare è di nuovo la zona di cross, stavolta dal vertice dell'area di rigore, ma la traiettoria è nuovamente ad uscire e il mirino un'altra volta puntato sul duello più estremo che vede coinvolti Kristensen e Donati. Centimetri, ora, a vantaggio del romanista che però finisce per apparire gigantesco grazie alla posizione favorevole. Poi Azmoun, un'imprecazione, , la preghiera di perdono.

Perché se a mettere in cattiva luce erano stati anche approfondimenti statistici che riconoscevano al cross scarsa efficacia in termini realizzativi, ne servivano 92 per fare un gol, altri studi hanno spiegato che poi, considerando gli effetti che scaturivano tra seconde palle, respinte e quant'altro, scendeva a 45 la quota media per dare piacere. E allora cross, in mancanza d'altro. Con garbo, sulla testa dell'ultimo, se possibile.