Post Match 22/03/2023 10:36

Post Match - Scusi, per l'area?

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LAROMA24.IT (MIRKO BUSSI) - Il vortice emotivo del derby, innalzatosi al 32' del primo tempo, ha portato via Ibanez dal campo e con lui tutti i piani d'azione della Roma. Lasciandone soltanto uno appeso in bacheca: resistere, fin dove e quando possibile. Senza riuscire praticamente più, se non nel tiro sbilenco di Pellegrini oltre che nella punizione poi annullata, a mettere testa, pallone e pensieri dall'altra parte. Ma quello che accade, appunto, dopo appena mezz'ora è talmente devastante, in una partita così carica d'elettricità, da mandare in corto il resto delle analisi.

Il problema di arrivare al di là del guado avversario, per la Roma, resta però scolpito nei numeri. Quelli generici, che la fissano come 8° attacco della Serie A, insieme al , sotto all'Udinese oltre che alle altre 6 squadre principali del campionato. Quelli misurabili ad occhio nudo: 10a, ora, per numero di tiri, superata nella curva di domenica dalla Cremonese. E quelli misurabili solo al telescopio, che la inchiodano penultima, davanti appena alla Salernitana, per numero di tocchi nel terzo offensivo di campo. Per dare un'idea più concreta: i palloni toccati da giocatori giallorossi nei 35 metri, circa, più vicini alla porta avversaria. Dybala, Pellegrini o chi per loro ne hanno di più soltanto rispetto a Dia, Piatek e colleghi.

Eppure qualcosa si muove nelle mappe romaniste, nei percorsi scelti per raggiungere le parti più intime del rivale. Tanto da rendersi visibile anche in quei 32' di derby giocato ad armi pari: tre indizi che forniscono la prova di una richiesta di costruzioni maggiormente coraggiose. Non tutto, infatti, passa per attacchi diretti, nonostante rimangano e viene da pensare rimarranno, comunque un rifugio per la Roma. Quel dato sui tocchi nell'ultimo terzo di campo, che certo non verrà combattuto andando a circondare l'area di rigore altrui, smuove però qualcosa nella ricerca di nuovi modi per portare il pallone dove più conta.

Ecco allora che Ibanez, il più avvezzo dei 3 guardiani difensivi romanisti, che al 10' taglia la pressione laziale con un passaggio dritto per dritto che pesca Pellegrini tra le linee. E' potenzialmente una costruzione che conduce nel terzo offensivo, salvo poi spegnersi tra il passaggio laterale del 7 su Spinazzola e il successivo cambio di campo mal calibrato. Ma è un segnale. Anche di com'era stato previsto di colpire la linea geometrica di Sarri: pallone sui 'quinti', attirando l'uscita dei terzini e sfidare così la scappata del resto del trio difensivo.

Colpo riuscito decisamente meglio 8 minuti più tardi: ancora Ibanez a guardare dentro la pressione della Lazio, con il passaggio per Cristante che disordina le uscite avversarie, obbligando Cataldi a muoversi in avanti per andare ad infastidire il romanista. Passaggio nuovamente rivolto a Spinazzola che chiama l'uscita di Marusic: improvvisa girata che stavolta bacia il petto comodo di Belotti e porta Pellegrini a guardare la porta a ridosso dell'area, con il resto della linea scappato fino a toccare le linee di delimitazione. Arriverà così il miglior presagio del primo tempo, col tiro di Wijnaldum a fischiare alla destra di Provedel.

Nuovo giro al 31': stavolta da un fallo laterale in zona offensiva battuto da Spinazzola, la Roma si sposta fino a tornare all'interno del cerchio di centrocampo da Smalling, noto alle autorità più per l'abilità di sequestrarlo agli altri il pallone, che invece traccia di colpo 25 metri di "laser pass" che tolgono di mezzo praticamente 6 laziali su 10 tra quelli che ostacolavano il percorso verso la porta. Talmente sorprendente, forse, da cogliere impreparato persino Dybala che non ha fiutato a sufficienza la libertà che lo circonda e va a braccio. Quindi dal quinto di parte, Zalewski, come da piano gara. Ma Smalling aveva appena dimostrato gli studi della Roma in materia. Era il 31', pochi istanti ancora e quel pallone sarebbe rimbalzato di nuovo per Ibanez. Stavolta girando il vento della partita.

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