La penna degli Altri 08/12/2025 10:14

Le difficoltà di Dazn e i timori della Serie A: e se poi non ci paga?

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Dazn ha pagato e sta pagando. Ma pagherà sempre, tutto e fino all’ultimo centesimo? La domanda che assilla i presidenti del calcio - perché quei 700 milioni l’anno mandano avanti il carrozzone - sta diventando una forma di psicosi. Scatenata dall’ultima idea un po’ bislacca venuta in mente alla piattaforma streaming e rivelata da Calcio e Finanza: far entrare la Serie A nel capitale di Dazn. Soltanto una suggestione al momento, per certi versi una proposta quasi indecente e, comunque, di improbabile realizzazione. Quanto basta, però, per agitare come formichine i padroni del pallone. “Dobbiamo decidere cosa fare, perché se Dazn ci dovesse abbandonare come ha abbandonato la Francia, siamo tutti nei guai”: l’intemerata di De Laurentiis dal palco del “Galà del calcio”, al netto della teatralità del patron del Napoli, è indicativa dello stato d’animo dei presidenti. Tutti si chiedono come stia Dazn, perché anche se il rischio d’impresa se l’è caricato l’azienda, l’assegno alle squadre arriva finché il broadcaster sta in piedi. Dazn è convalescente: dopo il naufragio della partnership con Tim, l’aumento delle tariffe e il conseguente crollo degli abbonati, quest’anno le cose vanno meglio. In stagione, fin qui, Dazn ha segnato +12,5 milioni di telespettatori complessivi, circa un milione in più a giornata rispetto al 2024/2025. (...) Dazn non da la sensazione di un'azienda in fallimento. è ancora in fase espansiva, come dimostra l'investimento per il Mondiale per club. È vicina al pareggio a livello globale ma ha ancora problemi su alcuni mercati (...) Alla Lega non risulta alcuna trattativa, i colloqui esplorativi Dazn li avrebbe avuti direttamente con alcune proprietà (specie quelle internazionali, come Redbird). Ma le squadre che sono in Serie A oggi non sono le stesse di domani. Quindi cosa succederebbe nel 2027, al momento della quotazione? Conoscendoli, i presidenti vorrebbero solo che monetizzassero e recuperassero i loro soldi vendendo le quote, ma questo farebbe crollare il titolo. (...)

(Il Fatto Quotidiano)