La penna degli Altri 10/10/2025 07:55

GASPERINI: "In questo momento la Roma non è da Champions, il nostro primato è abbastanza casuale. I Friedkin mi hanno conquistato subito"

gasperini roma bologna

CORSPORT - Torna a parlare Gian Piero Gasperini. Lo ha fatto attraverso una lunga intervista al quotidiano romano. Tanti i temi trattati: dal rapporto con i Friedkin alla “sua” Roma. Le sue parole:

Quando hai parlato per la prima volta con la Roma? Ride.

«Domanda di riserva?».

Il primo incontro, su.

«Con la Roma? Con la proprietà... A Firenze».

E prima? Si può dire, dài!

«Prima con Claudio (Ranieri, ndr). Ha iniziato lui a contattarmi un bel po' di tempo prima. Non so se fosse dicembre. Era ancora tutto nella fase embrionale, lo non sapevo cosa avrei fatto a giugno.,. Avevo intuito che sarebbe stato l'ultimo anno a Bergamo».

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Cosa o chi ti ha convinto?

«Il fatto che a Roma c'è una passione incredibile. lo credo che in questo momento, in Italia, Roma sia insieme a Napoli il posto più appassionato e appassionante. E forse Roma anche più di Napoli, perché Napoli ha vinto. Dove c'è più fame di calcio, più voglia di fare risultati, dove c'è un amore verso la propria squadra così profondo, viscerale, io stimolo è elevatissimo. Inoltre è un bel momento per gli stadi italiani che si sono nuovamente riempiti».

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Non hai mai fatto niente per renderti simpatico alle tifoserie avversarie. Anche alla Roma non eri amatissimo.

«No, pesavano gli episodi, andavi a Firenze era cosi, a Milano idem. Torino, Napoli, Bologna, mai avuto sconti da nessuno. L'Atalanta ha tolto tanto a tanti e quindi era naturale che fosse accempagnata da antipatie diffuse»,

Dici Gasparini e pensi subito all'uno contro uno, a un calcio di duelli. Sei cambiato o no? E, se si, dove?

«Al Genoa iniziai così, nella Primavera, poi a Crotone in C, Genoa in B, in seguito in A e in Europa. La vera consacrazione l'ha avuta proprio in Europa dove il mio è stato riconosciuto come un calcio efficace, di qualità, mentre in Italia è sempre stato abbastanza osteggiato pur se amato fortemente nei posti in cui allenavo. Ancora adesso a Genova e Bergamo conservano ot-timi ricordi. Brutto carattere, dicevi. Otto anni al Genoa, nove a Bergamo. Non mi hanno trovato cosi insopportabile».

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Hai apportato delle correzioni però.

«Assolutamente sì. La vera maturazione l'ho avuta a Bergamo. Giocare in Champions e più in generale in Europa, ti migliora».

Una crescita che deriva dal confronto con altre realtà dl livello?

«Guarda che le novità, le cose da riprendere e assimilare le puoi trovare anche in squadre non di prima fascia. Ormai è chiaro che si lavora sui particolari, il grosso del mio modo
di giocare e stare in campo è abbastanza conosciuto. Devo dire che ha fatto scuola».

Un altro dei tanti luoghi comuni che ti circondano ri-guarda i giocatori da non acquistare quando provengono dalle tue squadre. Chissà cosa gli fanno a Bergamo, quali stregonerie si saranno inventati. C'è anche chi sospettava che vi dopaste.

«Stai scherzando?».

No: riporto voci.

«Chi ha soltanto pensato una cosa del genere ha offeso una società, il sottoscritto, uno staff e un gruppo di giocatori, il loro lavoro. Quando non si sanno trovare le risposte si ricorre alle maldicenze e alle peggiori fantasie. Noi siamo sempre stati puliti. lo credo nel rispetto delle regole dello sport. Il doping lo combatto da sempre... Sul campo odio le simulazioni. Detesto ogni forma di sotterfugio, gioco sporco. Sono tutti attentati allo sport che amo più, che tutti quanti amiamo e consideriamo parte della nostra vita. Per questo mi incazzo spesso. Una cosa è l'abilità tecnica, altro la furbata, la simulazione. La ricerca del dribbling in area per andare a prendere il rigore rientra nel campo delle abilità... E poi non sopporto il Var che mi allontana dal calcio per come l'ho sempre inteso».

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Appartieni alla sottospecie dei tecnici lamentosi.

«Mai lamentato. Ho sempre denunciato».

Anche all'interno della società? Quando le cose non andavano bene, quando c'erano cose che non ti garbavano?

«Io dico le cose che penso. se per me una cosa è sbagliata è sbagliata. Oppure se la penso diversamente».

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Cosa ti ha colpito maggiormente in questi primi mesi romani?

«I giocatori e la squadra, soprattutto i giocatori».

Anche questa Roma non è una porzione intera. Non sono arrvati Fabio Silva, Sancho,Rios...

«Parlo di quelli che ho trovato. Mi hanno veramente dato credito, disponibilità. Indipendentemente dalle situazioni che vivono. Questa è una squadra che ha giocatori in scadenza, in prestito o di prossima uscita. C'è una bella compattezza, tutti sentono la responsabilità di giocare in una piazza importante».

Gian Piero, come si può iniziare un percorso di crescita se la squadra presenta tante variabili contrattuali?

«Guardando al presente. Purtroppo in questo momento non siamo nella condizione di pensare al futuro, il futuro è ancora da disegnare. E allora viviamo di presente. E il presente è quello che ci sta portando ad affrontare due partite con grande serietà, con grande voglia di giocarle. Sappiamo di avere tanta gente dietro così appassionata e questo spiega in parte l'ottimo inizio».

Quindici punti in sei partite, alcuni dicono che hai avuto culo.

«Quello non fa male. E una bella dote, devo dire che ci sono state altre squadre che hanno ribaltato o vinto partite nei minuti finali. Nella sconfitta non siamo stati fortunati, in alcune vittorie, si. Però è una cosa abbastanza comune».

Hai recuperato giocatori che erano dati in partenza, penso a Hermoso, allo stesso Pellegrini. Ma non sei ancora riuscito a "liberare i due centravanti?

«Come no? Li recuperiamo assolutamente. Mi spiace solo che Dovbyk sia andato via con la nazionale».

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Che tipo di blocco frena lui e Ferguson?

«Dovbyk lo vedo in crescita, in crescita fisica. è la cosa più importante perché lui è un giocatore essenzialmente di forza, sia per struttura sia per caratteristiche tecniche, e per rendere deve stare molto bene. Vorrei portarlo a una condizione ottimale, alla convinzione di riuscire a far valere i suoi mezzi. Lavoriamo in quella direzione, A Firenze ha fatto bene. Bisogna trasmettergli grande fiducia e senso di appartenenza, deve sapere che la squadra è con lui».

Ritrovi Bailey e Dybala sembra che stia benino.

«Sul nostro attacco si è detto tanto, ma abbiamo fatto due gol domenica, a Firenze. E evidente che fino ad oggi Dybala, Pellegrini e Bailey ci hanno dato due mezzi tempi in tre. Recuperandoli, la nostra qualità aumenterà sensibilmente. La qualità di Dybala è veramente da top. Pellegrini è un giocatore di assoluta valore. E Bailey ci darà una grossa mano. Siamo stati un po" sfortunati con Bailey. Con quei tre e Dovbyk avremo un altro spessore. Perché nel calcio il tutto è valorizzato dal gioco d'attacco».

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E a gennaio, naturalmente, grandi acquisti. Concedi mi la battuta.

«Questo non lo so. Io al mercato  di gennaio non ho mai creduto molto. È lo scambio delle figurine. No, non voglio dire proprio questo, sono stato ingeneroso, però a gennaio, di solito, passano da una squadra a un'altra giocatori che magari erano fermi da un po'. Puoi migliorare un pochino, ma difficilmente fai delle operazioni che stravolgono i contenuti della squadra o imprimono una svolta importante. A me almeno non è mai successoia

Dain Friedkin ti ha fatto un elogio pubblico enorme eppure vi conoscete poco. Gli parli spesso?

«Ci scriviamo. I Freidkin mi hanno conquistato al primo incontro quando ho capito che, a parte la forza degli imprenditori, riconosciuta a livello mondiale, hanno una grande passione per il calcio. La cosa migliore che posso fare per la Roma, consolidare il rapporto tra loro e la città. Perché è difficile trovare nel mondo del calcio una proprietà così generosa, no?».

Stai cercando di coinvolgerli maggiormente?

«Credimi, lo sono già, e non poco. Altrimenti la Roma non decollerebbe».

Come andiamo con l'inglese?

«Sono tradotto molto bene da Claudio».

A voler essere realisti, la tua squadra non è da Champions.

«Non lo è. questo aumenta il merito, no? Il merito di questi ragazzi. E nel frattempo é chiaro che ci auguriamo di crescere, lo sappiamo anche noi che il nostro primato è abbastanza casuale. Le partite le abbiamo giocate però, non è che ce le ha regalate nessuno. Adesso iniziano gli scontri diretti, ci si misura con le realtà più importanti, però è vero che questa squadra può migliorare, ha dei margini notevoli».

(...)