La penna degli Altri 06/08/2025 07:20
FERGUSON: "Punto a 20 gol e alla Champions. La concorrenza con Dovbyk? Normale. Con Gasp si segna tanto. Mi piace: altro che difensivismo"

GAZZETTA DELLO SPORT - Evan Ferguson è stato sicuramente uno dei grandi protagonisti di questa prima parte del pre-campionato giallorosso. L'attaccante ha rilasciato una lunga intervista al quotidiano sportivo. Ecco le sue parole:
Ferguson, lei viene da una famiglia di calciatori. Nasce così il suo amore per il calcio?
«Ho iniziato per strada, con i miei migliori amici. Poi ci siamo spostati a Dublino per fare sul serio. Mio nonno giocava, ma non era un professionista. Mio padre invece si, con il Coventry e l'Under 21 dell'Irlanda. Chiaro che tutto questo abbia influito, sono nato con il pallone nelsangue. Anche mia sorella Ellie era nelle giovanili irlandesi, poi ha preferito andare in America, nei college. Ora non gioca più».
Lei è il primo irlandese nella storia della Roma. Che sensazione è?
«L'ho saputo solo quando sono arrivato qui. È sicuramente motivo d'orgoglio, soprattutto perché rappresento a Roma il mio Paese».
Con Gasperini sono esplosi tanti centravanti: da Milito a Retegui. Adesso tocca a lei?
«Sì, so che con il mister tanti attaccanti sono diventati famosi. Con lui si segna tanto. È una cosa sicuramente positiva anche per me».
La concorrenza con Dovbyk come la vive?
«Nel calcio si gioca solo in undici, è normale che ci siano giocatori che competono per lo stesso ruolo. Si tratta solo di lavorare duro. Ma può succedere anche di giocare con Artem: nella prima amichevole abbiamo giocato con le due punte, io e Dybala...».
La scorsa stagione tra Brighton e West Ham ha segnato un solo gol in 23 partite. Cosa è successo?
«E stata un'annata dura. I primi sei mesi ho convissuto con l'infortunio alla caviglia, poi ho deciso di andare al West Ham. Non è andata come volevo, ma ora fisicamente mi sento molto bene».
La felicità è segnare quanti gol in un anno?
«Di solito non penso a un numero esatto di gol. Di certo voglio segnare in ogni partita, anche se so che non è semplice. Venti gol? Speriamo...».
La Roma vuole tornare in Champions...
«Questo è un grande club, con ambizione: possiamo riuscirci. Come giocatori e come squadra dobbiamo spingere tutti in quella direzione. I tifosi meritano una squadra più in alto del quinto posto. Quando ho giocato a Roma con il Brighton c'era un ambiente speciale, i giocatori sembravano indemoniati».
Se a giugno la Roma decidesse di spendere 35 milioni di euro per acquistarla come si sentirebbe?
«Siamo all'inizio, non possiamo mai sapere cosa può succedere nel futuro. Ora penso solo a far bene qui, magari potrei restarci anche per sempre».
La cercavano in Premier. Perché ha scelto Roma?
«È un club con una grande storia: questa è una sfida, una nuova opportunità, mi piacciono le cose diverse. E poi i Friedkin vogliono fare grandi cose».
Qualcuno le ha già parlato del derby?
«Da quando sono qui tutti mi hanno detto di essere pronto per la Lazio. Voglio giocarlo, al 100%».
In Inghilterra Sherwood l'ha paragonata a Shearer, Glenn Murray a Kane. Paragoni pesanti...
«Si parla molto. Sono cose che non posso controllare: cerco di non pensarci e fare solo bene il mio lavoro. Come la storia di Chelsea e Tottenham pronti a spendere cento milioni di sterline per prendermi. Le valutazioni non dipendono da noi, non ci penso. Non so neanche se sia vero. E non me lo chiedo».
Suo padre Barry è irlandese, sua mamma Sarah inglese. Mai pensato di giocare per l'Inghilterra?
«Mai. Per me c'è solo l'Irlanda».
De Zerbi che l'ha allenata disse che può diventare uno dei migliori attaccanti della Premier.
«È stato molto carino, ma nel calcio le cose cambiano in fretta. Io voglio essere uno dei migliori, giocare bene e segnare, aiutando la squadra. Il mister mi ha mandato un messaggio a gennaio, voleva portarmi al Marsiglia. Ora sono contento di essere qui».
C'è un centravanti a cui si ispira?
«Cerco di rubare con gli occhi dai più bravi: Kane, Suarez, Ibrahimovic e Lewandowski ... ».
Cosa pensa della scuola italiana di allenatori?
«In tanti dicono che sia una scuola difensivista e lo pensavo anche io: poi ho conosciuto De Zerbi e ora Gasperini e allora ho capito che non è così».