La penna degli Altri 24/02/2025 07:39

Burdisso: "De Rossi era l'uomo giusto per la Roma, è pronto per allenare qualsiasi club e lavorerò con lui. Ritorno in giallorosso da dirigente? Nessun contatto"

nicolas burdisso

IL MESSAGGERO - Nicolas Burdisso, ex difensore della Roma, ha rilasciato un'intervista all'edizione odierna del quotidiano e tra i vari temi trattati si è soffermato sulla stagione dei giallorossi e anche su Daniele De Rossi e Claudio Ranieri. Inoltre l'argentino è stato accostato al club capitolino per un eventuale ritorno ma in veste di dirigente. Ecco le sue dichiarazioni.

Era allo stadio contro il Porto.
«Sapevo che con Ranieri la Roma sarebbe rinata, perché conosco bene i suoi punti di forza. Sa amalgamare un gruppo e trascinarlo avanti. Lo ha saputo sempre fare. Ora sta trovando fiducia e risultati, visto che la squadra è buona. La cosa più bella, comunque, è che la gente sia tornata ad affezionarsi».

A proposito di Ranieri: sono passati 14 anni da quel 2011 in cui fu esonerato dalla Roma. Ci spiega perché il tecnico disse che lei era l'unico della squadra che avrebbe potuto guardarlo negli occhi?
«C'erano state frizioni interne e io mi ero permesso di dirgli in faccia quello che pensavano tanti. E lui lo ha apprezzato perché era per il bene di tutti. Non erano cose sul piano tecnico, ma aspetti legati alla gestione di un gruppo che pochi mesi prima aveva sfiorato lo scudetto. Se si è in costante frizione, è impossibile miglioгаге».

Nell'ultimo anno solare la Roma ha avuto 4 allenatori. È vero che i calciatori possono scaricare un tecnico sgradito?
«Non credo. I calciatori d'oggi sono diversi. Faccio fatica a pensare che possano rivoltarsi contro un allenatore. Ma chi è in panchina è un uomo più solo rispetto al passato e deve essere più preparato. Non può pensare a tutto. Vedi, spesso i d.s. sono giudicati solo dal mercato, invece ha molti altri compiti fra cui anche quello di migliorare l'allenatore. [...] Qualche volta lui e il club sembra parlino due lingue diverse. L'allenatore ha bisogno immediato di vincere, il club invece ha una missione: portare avanti il progetto, migliorare il brand e tanto altro. E la persona che fa da collegamento fra di loro è il d.s., che ha la capacità di interpretare i bisogni di entrambi. Serve leadership, perché occorre confrontarsi sia coi proprietari che coi calciatori. Capire i momenti in cui si può parlare, quelli in cui valorizzare i calciatori oppure la società. E tutto questo te lo dà l'esperienza. Ecco, nel mio modo di lavorare provo ad attuare tutto questo».

Un anno fa si sarebbe mai immaginato l'esonero di Mourinho?
«No. José aveva compiuto un lavoro pazzesco. Qualcosa forse si era rotto, ma aveva fatto cose fantastiche».

E l'esonero di De Rossi, che ha portato anche al Boca a chiudere la carriera?
«Mi è dispiaciuto molto per come è andato via Daniele, perché secondo me era l'uomo giusto per questa piazza».

A sensazione, tornerà mai ad allenare la Roma?
«Non parlo come suo amico, ma da dirigente: penso che Daniele, per leadership e competenze, sia pronto per fare l'allenatore in qualsiasi squadra al mondo».

Poche sere fa eravate a cena insieme. Avete mai immaginato di lavorare in tandem?
«Sì, e sono sicuro che prima o poi succederà, perché ci fidiamo l'uno dell'altro. E poi la nostra amicizia aiuta. L'estate scorsa, però, la Roma non mi aveva contattato. Altre squadre invece sì».

La Roma il prossimo anno giocherà in Europa?
«Probabile, se in Coppa e campionato manterrà questo ritmo».

Da dirigente, pensando anche al budget e alla fragilità. Dybala è un problema o una soluzione?
«Lo avete visto col Porto? Paulo è sempre e solo una soluzione. Poi sta alla competenza di un direttore inserire il suo talento in un progetto sportivo».

Lei è l'uomo dei 5 derby: Buenos Aires, Milano, Roma, Genova e Torino. Qual è il più intenso?
«Boca-River non è una partita, è follia. Il più intenso forse Roma-La-
zio, un gradino al di sotto quello della Lanterna».