La penna degli Altri 03/06/2024 08:23

Grobbelaar: «I romanisti non hanno dimenticato e ancora mi scrivono “Mort…tua!“»

Grobbelaar

IL GIORNALE - La Champions League, nel bene e nel male, continua a lasciare ricordi fortissimi. Uno di questi è quello vissuto all'Olimpico il 30 maggio 1984.
Un incubo lungo 40 anni che tuttora si aggiorna sui social: a riprova di come, per i tifosi della Ro: ma quella finale con il Liverpool rappresenti ancora una ferita aperta. La squadra di Liedholm si arrese in casa ai calci di rigore (1-1 nei tempi regolamentari con Neal e Pruzzo in rete). Dagli undici metri risultarono fatali gli errori di Conti e Graziani, ipnotizzati da Bruce David Grobbelaar, ancora oggi bersaglio del popolo romanista. «Mort...tua» fra i messaggi piu «calienti» che si possono leggere sul profilo Instagram dell'ex portiere-soldato che ha raccontato le emozioni della partita in un’intervista al quotidiano. Queste le sue parole:

Qual è il suo primo ricordo di quella serata?

«L'arrivo a Roma. Fummo accolti dal tifosi romanisti con pietre e sassi che entravano dal finestrini dell'autobus. Non c'è stato un ricordo più bello fino alla fine della partita, quando abbiamo vinto ai rigori».

Come preparò i penalty?

«Il mio allenatore Joe Fagan, pur essendo io il portiere, mi aveva selezionato come quinto rigorista! Quando mi avviai verso la porta, invece, mi disse di provare a distrarre in ogni modo gli avversari»

 Allora si esibì nella sua famosa danza dello spaghetto sulla linea di porta.

«Sentivo le gambe come due spaghetti flosci, la rete della porta mi ricordava gli spaghetti e cosà la morsicai. Quel balletto funzionò visto che sia Conti sia Graziani sbagliarono. Allora corsi per il campo per festeggiare. In mezzo al delirio, Joe incaricò Alan Kennedy di battere l'ultimo, quello che mi era stato assegnato. Meno male, Perché se l'avessi sbagliato...»

Ancora oggi a Roma la detestano.

«Quella sera ho fatto piangere molte persone, alcune per la gioia e altre per la scon-fitta. Posso solo dire a tutti i tifosi romanisti: se il vostro portiere avesse fatto alla nostra squadra quello che io ho fatto alla Roma, non sarebbero orgogliosi di lui?».