La penna degli Altri 30/05/2024 08:14
Indimenticato Ago. Trent'anni senza Di Bartolomei, De Rossi: "Esempio da onorare"
LEGGO (F. BALZANI) - "Oggi saresti qui". Sì, con più amore e attenzione oggi forse Ago sarebbe qui. Sono passati 30 anni esatti da quel maledetto 30 maggio 1994. Quando Di Bartolomei decise di togliersi la vita con un colpo di pistola al petto a 10 anni di distanza dalla finale persa ai rigori col Liverpool in Coppa Campioni. Un colpo al cuore, come canta Venditti. Che ha scosso l’Italia e in particolare la Roma, quella Roma di Agostino. "Mi sento chiuso in un buco", scrisse sul biglietto d’addio. Deluso anche da chi lo aveva escluso dal mondo del calcio. Nato a Tor Marancia col sogno di giocare per la Roma che lo arruolò nelle giovanili a 13 anni. L’esordio in prima squadra nella stagione 1972-1973. Qualche stagione dopo diventò il faro della Roma di Liedholm. Poi il passaggio al Milan e alla Salernitana (che ieri lo ha ricordato nel posto dove riposa) e le difficoltà di affrontare la vita dopo la carriera da calciatore.
Trent’anni di domande da parte della famiglia e della tifoseria giallorossa che l’ha ricordato recentemente in una meravigliosa coreografia durante il derby. Domani proprio Roma e Milan lo onoreranno con una maglia speciale in un’amichevole che si giocherà in Australia. "L’anniversario della morte di Ago è sempre triste per ogni romanista - ha spiegato De Rossi -. Lui ha lasciato l’esempio di cosa significhi essere romano e romanista. E dobbiamo onorarlo e ricordarlo ogni volta che indossiamo questa maglia". Verrà ricordato oggi anche dai suoi ex compagni: Conti, Nela, Pruzzo e tutti gli altri. Di Bartolomei era un leader schivo, un campione silenzioso e intelligente. Simbolo di un calcio che non esiste più: 317 partite con la Roma e 71 gol. Lo storico scudetto del 1983, tre coppe Italia e quella maledetta finale del 1984. Poi l’addio doloroso e l’arrivo al Milan dove giocherà 3 stagioni prima di chiudere la carriera a Cesena e Salerno. Proprio a San Marco, frazione di Castellabate e luogo di nascita della moglie Marisa, il centrocampista decise di farla finita. Il suo volto, il suo essere e il suo amore per la Roma però non moriranno mai.