La penna degli Altri 16/04/2024 08:34
La solitudine di De Rossi, uomo vero. Evviva Evan
Grazie. Grazie ai tifosi friulani per comportamenti che non erano scontati ricordando con tristezza quante volte in uno stadio abbiamo sentito il coro "devi morire" nel momento dell'infortunio di un avversario. Grazie per la compostezza e la civiltà con cui hanno accolto e accettato la sospensione della partita, il silenzio nel momento della grande paura, gli applausi a N'dicka mentre in barella usciva dal campo. Grazie ai tifosi romanisti che hanno vissuto con un cuore solo un episodio che rischiava di trasformarsi in tragedia, facendo riaffiorare ricordi tristissimi, il dramma di Taccola a Cagliari, l'arresto cardiaco di Tancredi a San Siro, la grande paura con Manfredonia a Bologna. Grazie ai medici che sono intervenuti con immediatezza. Grazie al tecnico Cioffi che ha subito capito quale era la cosa giusta da fare. Grazie alla società Udinese che con il dirigente Balzaretti in campo ha naturalmente condiviso lo stato d'animo della Roma, accettando senza se e senza ma quello che De Rossi stava chiedendo. Grazie all'arbitro Pairetto, e non sapete quanto ci faccia piacere parlare bene di un direttore di gara, che si è messo a disposizione dei due club dicendo chiaramente, «faccio quello che decidete». [...] Vi facciamo una domanda: fosse successo un episodio come quello di N'dicka a Inter, Juve, Monza, a parlare con l'arbitro avreste visto o no Giuntoli, Marotta, Galliani? Noi crediamo di si. Invece a Udine non si è visto nessun dirigente della Roma. Il Ceo Souloukou e il Segretario Lombardo sono rimasti in disparte, lasciando al solo De Rossi la totale gestione del drammatico momento. Normale? A noi sembra di no. A conferma dell'as-senza, sottolineiamo anche che l'ultima volta che un dirigente romanista ha parlato davanti a un microfono è stato il 20 gennaio scorso, il già dimissionato Pinto prima dell'esordio di De Rossi contro il Verona. Normale? Pure qui, la risposta è negativa. Ed è una risposta che preoccupa. Per il resto viva N'dicka.
(La Repubblica)