La penna degli Altri 29/05/2023 08:26

Un'altra Coppa di Mourinho metterebbe nei guai i Friedkin

Dan Friedkin coppa

Alla fine non resterà altro da dirsi che «por qué?». Il rapporto fra José Mourinho e la Roma potrebbe finire molto male e resta da capire come siamo arrivati a questo punto, come sia stato possibile nonostante il grande consenso popolare che in queste due stagioni ha fatto della Roma un fenomeno a sé nel panorama del calcio italiano. Nonostante il ritorno di trofei internazionali in bacheca. Uno sicuro, il secondo possibile. Se mercoledì sera a Budapest, José batterà il Siviglia e farà doppietta, vincendo anche l'Europa League dopo la Conference della stagione scorsa, l'interrogativo si farà ancora più stringente. Con la famiglia Friedkin, i proprietari americani del club, sempre più all'angolo. In difficoltà a far valere le proprie buone ragioni, persino a dirle, perché in questa vicenda più che mai la comunicazione è tutto. (...)  La verità è che tutto comincia proprio dal punto di partenza, nel momento stesso in cui la Roma annuncia l'ingaggio del portoghese, quando ancora la stagione 2020-21 non è terminata e sulla panchina siede un suo connazionale, Paulo Fonseca. Non il massimo dello stile, ma è un dettaglio. In quel momento parte la trama che giunge fino a oggi. Quando porti sulla panchina José Mourinho, devi sapere cosa ti aspetta. Se tutto va bene, è merito suo, potrai godere al massimo d'una gloria di riflesso. Ma alla minima sbavatura, i meriti vengono immediatamente separati dai motivi che l'hanno prodotta: parte la ricerca del soggetto a cui imputarla. Alla proprietà, alla dirigenza tocca allora sperare che quei soggetti siano altrove, gli arbitri per esempio, oppure qualche potere occulto che torna sempre comodo come arma retorica. (...)  La guida della squadra, le scelte tattiche, i risultati del campo, sono epifenomeni del fenomeno principale: l'ego mourinhano che catalizza la scena e assorbe ogni attenzione. Questo mette in campo, oggettivamente tanto, non può essere disconosciuto nemmeno dai detrattori più convinti. Ma altrettanto chiede, in termini di risorse da utilizzare in campo, e una piena sintonia da parte della società. Laddove questo equilibrio sia carente, è fatale che il Gioco dell'Ego faccia finire la società sotto accusa. (...)  Se dunque l'uomo è capace di allenare la mente d'altri, in vista degli impegni più severi, figurarsi quanto sia bravo a programmare sé stesso quando c'è da affrontare il rumore dei nemici. Ch'è tanto più fragoroso e esaltante se arriva dall'interno, rendendo la scena shakespeariana. Non conviene a nessuno sfidarlo su quel terreno e sarebbe prudente non offrirgli l'opportunità di usare quell'arma. La userà. Specialmente quando è consapevole di avere il popolo dalla sua parte. (...) Il suo Ego, il suo carisma, sono i veri asset. Chi è davvero pronto per sfidarli? (...) Quanto ancora può durare? Se poi Mourinho — lui, non la Roma — dovesse battere mercoledì sera il Siviglia del detestatissimo ex direttore sportivo Monchi, chi rimarrebbe su piazza a schierarsi dalla parte della società, contro di lui? È forte la paura che con la coppa fra le mani si ripeta la scena di 2010, con una limousine del Paris Saint Germain ferma lì, col motore acceso. A quel punto, o lo lasci andare e perdi comunque la faccia, da qualunque parte la rigiri, oppure lo trattieni cercando di dargli tutto ciò che chiede. Un vasto programma. Per i proprietari americani il rischio dell'impopolarità avanza a passi spediti unitamente all'incubo della pallottizzazione. (...)

(Domani)