La penna degli Altri 20/05/2023 08:18

Capolavoro Mourinho

bayer leverkusen roma mourinho

IL TEMPO (L. PES) - Ci sono uomini che cambiano la storia, che sovvertono gli esiti, ribaltano gli abitudini, cambiano i connotati. Il destino di un popolo, le abitudini di una città, una tifoseria e, soprattutto una squadra. Uno di questi, senza dubbio, viene da Setubal, e si chiama José Mourinho. Un bienno in giallorosso dove, comunque andrà a Budapest, ha riscritto completamente usi, costumi e ambizioni del club. Empatia, unità, sacrificio, dedizione, senso di appartenenza sono alcuni dei termini cari allo Special One e che lui stesso ha saputo trasmettere al gruppo. Un gruppo che in dodici mesi, da Tirana a Budapest, è cresciuto in consapevolezza e sete di vittorie. Un gruppo di uomini, prima che di calciatori, completamente forgiato a immagine e somiglianza del portoghese. Andare oltre i limiti, i problemi, le sciagure, unendosi per arrivare all'obiettivo. Perché probabilmente Mourinho lo sapeva già: dal «what next» all'invito ad Abraham di completare la bacheca con l'Europa League. Proprio nelle coppe, storicamente, Mou ha dato il meglio di sé. Nona finale, sesta escludendo le Supercoppe, della sua carriera. Ma, soprattutto, seconda consecutiva con la Roma, riuscndo ad alzare il tiro. Sta abituando la città a vivere di obiettivi concreti fino a maggio inoltrato, quando in passato si smetteva di giocare a marzo. Ha creato una famiglia che vive di legami forti e rispetto dei compagni, quando un tempo le ambizioni individuali superavano quelle della squadra. Chiamarlo capolavoro è forse riduttivo. La Roma è una squadra competitiva negli undici titolari, ma riuscire a portare avanti due competizioni con una quantità incredibile di infortuni nel finale era tutto fuorché scontato. Ci è riuscito lui, ci è riuscita la Roma. Ma il capolavoro vero non sta tanto nell'aver strappato un biglietto per Budapest, ci è abituato, lui. Ma nell'aver stravolto con impeto l'ambiente giallorosso, in toto. Alzando i toni quando necessario, scr-mando la rosa nei momenti giusti, trascinando con sé pubblico e calciatori, convincendo tutti di poter vincere. Un verbo caro a José, ma spesso lontano da Roma. Lo ha avvicinato, alzando un trofeo lo scorso anno. Ci riproverà il 31 maggio a Budapest di fronte al Siviglia del mai dimenticato Monchi. Ieri è arrivato il deferimento per le parole su Chiffi, ma ora la testa è solo in Ungheria, anche se dopodomani arriva la Salernitana. Ma ci sono cose più importanti, a Trigoria lo stanno imparando. Che siano le ultime settimane o meno di Mourinho a Roma, José ha saputo creare un solco decisivo col passato. Ha già fatto la storia, senza se e senza ma.