La penna degli Altri 28/02/2023 08:09
Mou prepara il regalo
Dan Friedkin non parla mai, Mourinho parla sempre di meno. Non parlano nemmeno tra loro: non risulta che i due si siano confrontati per analizzare il futuro alla Roma. Il presidente è in Texas, l'allenatore a Cremona. E' immaginabile che ieri Mourinho abbia fatto un passo formale, consistente in un messaggio di auguri: Friedkin compiva 58 anni. Per il resto non si muove niente, in un rapporto che sembra non gelido ma neppure caldo.
Il padrone a Roma non si mostra dalla metà di gennaio quando comparve all'Olimpico per Roma-Fiorentina. Da allora ha lasciato il timone al figlio Ryan, che nelle partite interne non manca mai. Nel frattempo ha demandato a Tiago Pinto la gestione ordinaria, che comprende la necessità di contenere l'esuberanza ambiziosa di Mourinho. L'allenatore, da parte sua continua ad aspettare una chiamata dall'alto. E attraverso il lavoro sul campo, con la fedeltà dei giocatori, ha portato la Roma agli ottavi di Europa League e l'ha tenuta in corsa per un posto in Champions, obiettivo dichiarato dell'azienda: se stasera batterà la Cremonese salirà al secondo posto, sullo stesso scalino di Inter e Milan.
Ecco, su questo punto le visuali sono diverse per non dire opposte. La proprietà è convinta che la Roma, per gli investimenti effettuati soprattutto sugli stipendi dei calciatori più forti, abbia diritto a sperare in un piazzamento d'élite. Mourinho ritiene viceversa che la qualificazione alla prossima Champions League sarebbe una sorta di exploit perché implicherebbe l'esclusione dal salotto di una tra Inter Milan e Juventus (aspettando la sentenza definitiva sui 15 punti di penalizzazione), senza contare Lazio e Atalanta. La partita del futuro si gioca su questo tema.
Ma è difficile negare un'evidenza: la Roma che era stata pensata in estate, con Wijnaldum e Spinazzola a pieno regime e con un vero centravanti di riserva come Belotti, si sta svelando adesso. Se la squadra è rimasta agganciata al treno delle migliori pure quando era ridotta ai minimi termini il merito è (anche) di un allenatore che ha saputo inventarsi nuove soluzioni di tanto in tanto. Il lancio di Zalewski e Bove, l'insistenza su El Shaarawy esterno, l'accettazione dell'improvvisata coppia di centrocampo Cristante-Matic, l'intuizione di schierare Solbakken nel momento giusto.
Ora che le soluzioni sono aumentate, e la panchina si è allungata, Mourinho potrà dedicarsi all'attività preferita: scegliere e gestire un gruppo che può resistere lassù. Poi verrà il tempo della resa dei conti.
(Corsport)