La penna degli Altri 04/12/2022 08:29
Reynolds: "Voglio la Roma ma decide Mou"
IL TEMPO (M. JURIC) - Trovare una seconda casa tra i boschi delle Fiandre se sei un ragazzo del Texas non è così automatico. Ma nella cittadina belga di Westerlo l’ex terzino della Roma Bryan Reynolds sta mettendo in mostra le sue qualità, in un campionato da sempre trampolino per i giovani talenti. Dopo i 7 milioni spesi per lui due anni fa e un’avventura a Roma poco fortunata, Reynolds in Belgio si è preso la ribalta e una maglia da titolare. In questa prima parte di stagione ha stupito tutti con tredici presenze, un gol e tre assist. A Trigoria osservano e aspettano che il mercato attorno a lui si accenda davvero, intanto Bryan si gode il momento: «Sono davvero contento - racconta a Il Tempo - di questa prima parte di stagione, sto giocando e questo è importante per la mia crescita e per la mia carriera. Da quando sono arrivato tutti i compagni mi hanno trattato bene e con rispetto. C'è affiatamento nello spogliatoio e questo mi piace, Westerlo è veramente un bel posto dove stare».
Ed è anche anche più facile giocare?
«La grande differenza con Italia è la maglia che indossi. Giocando per la Roma che è un grande club, c'è molta pressione. Giochi all’Olimpico, fai un errore e tutti ti fischiano. Può essere difficile restare concentrati. Poi c’è la barriera linguistica. Qui tutti parlano inglese, in Italia no. E quindi per integrarti al meglio devi imparare l’italiano in fretta».
Ma cosa non ha funzionato a Roma?
«Personalmente non direi che qualcosa è andato male. Quando sono arrivato avevo solo 19 anni e probabilmente non ero ancora pronto. Ho provato a mantenere il mio normale stile di vita, ma era tutto diverso e non sapevo la lingua. A Roma vivevo da solo e questo non ha aiutato. Avevo molta fiducia quando ero a Dallas, poi il salto in Serie A è stato grande ed è stato tutto diverso. Forse mi è mancata quella. Se non hai fiducia non riesci a dare il massimo in un grande club».
Che rapporto ha avuto con Mourinho?
«Normale, né cattivo ma neanche fantastico. Io sono un giocatore, lui l’allenatore. Avevo pieno rispetto per lui anche se non mi dava minuti. Non sono un calciatore che fa casino se non gioca. In allenamento quando facevo qualcosa di buono mi motivava e se sbagliavo mi riprendeva. In generale credo si aspettasse di più da me, credo volesse più killer instinct nei contrasti e nel mio gioco. Me lo ripeteva spesso, ma è stato bello lavorare sotto la sua guida».
Nella sua testa c’è ancora la maglia della Roma?
«Certo. Io voglio tornare alla Roma. Hanno investito molti soldi su di me e voglio ricambiare il favore al club che mi ha cambiato la vita. E spero che anche loro mi vedano come un giocatore della Roma in futuro».
Non a gennaio però, visto il suo status da extracomunitario.
«Ho visto quello che è successo con Rick, sì. Non so se sia ancora nel club, ma per adesso sono concentrato sul concludere bene questa stagione. So che dalla Roma mi guardano, sento grande attenzione attorno a me. Tutti mi incoraggiano a continuare così».
Con le sue prestazioni però sta attirando le attenzioni di molti club.
«So che il direttore e il mio agente stanno parlando e che ci sono interessamenti da tre o quattro club. Ma adesso penso al presente e darò tutto per migliorare e acquisire maggior sicurezza nei miei mezzi».
E alla Nazionale ci pensa?
«Ieri purtroppo siamo stati eliminati, ma partecipare ad un Mondiale è sempre stato il mio sogno. L’obiettivo è giocarlo nel 2026».