La penna degli Altri 22/08/2022 08:02
Roma sotto choc
IL TEMPO (A. AUSTINI) - Un fulmine a ciel sereno. A Roma non si fa in tempo a sognare che il destino crudele torna ad accanirsi su questa squadra, a prescindere da proprietà, allenatori, giocatori. Si è rotto Wijnaldum, nel vero senso della parola. Frattura alla tibia destra durante l’allenamento di rifinitura per la gara di oggi con la Cremonese. Una tranvata che si è materializzata su Trigoria intorno alle 19.30 ed è stata resa pubblica dopo due ore. Riempiendo all’improvviso di tristezza un ambiente che si stava abituando finalmente alla gioia.
L’olandese si è fatto male durante la partitella, fatale uno scontro di gioco con Felix, in quello che potrebbe essere stato l’ultimo allenamento del ghanese con la Roma, vista la trattativa avanzata con la Cremonese. La beffa nella beffa. Si è capito subito che era successo qualcosa di grave, i medici hanno visitato il ragazzo e poi lo hanno accompagnato a Villa Stuart dove èemersala diagnosi impietosa. Il rischio è che Wijnaldum debba fermarsi per sei mesi, a questo punto resta da valutare se dovrà operarsi o potrà guarire con una terapia conservativa.
Ma qualsiasi delle due strade verrà scelta, non potrà tornare a giocare prima della ripresa del campionato dopo il Mondiale. E mentre i tifosi provano a consolarsi paragonando questo infortunio a quello di Emerson, tornato nella seconda parte della stagione dello scudetto del 2001, Pinto e Mourinho devono ragionare su un piano di emergenza. Non solo Belotti, quindi, ma prendere un altro centrocampista è una opportunità da valutare.
Assai complesso pensare a Frattesi, per il quale il Sassuolo chiede troppi soldi, a logica si potrebbe valutare un profilo alla Lukic o alla Bakayoko. Mourinho si era presentato in sala stampa, prima del «maledetto» allenamento, confermando in pubblico le sue richieste alla società: tenere Zaniolo e acquistare, se possibile, Belotti. Sul numero 22 giallorosso il portoghese è stato netto: «Nicolò sta molto bene, fisicamente sembra molto agile. Se rimane qua? È una domanda per Pinto e non per me. Se mi chiedete se mi piacerebbe tanto che rimanesse qua, non lo nascondo e dico di sì. Nel puzzle di squadra che abbiamo costruito, Zaniolo è molto più importante per noi di prima».
Su Belotti, invece, Mourinho ha confermato: «Se è vero che vuole tanto venire alla Roma, mi piace questo suo feeling. Se viene o meno non posso dirlo perché non lo so. Aspettiamo e vediamo». E ha lanciato un altro messaggio a Pinto: «Lui sa se mi piacerebbe avere un attaccante in più in rosa. Devo semplicemente attendere con la speranza che si possa fare. Altrimenti andiamo avanti con quello che abbiamo». Che però non lo lasciava tranquillo già prima dello stop di Wijnaldum, come aveva dimostrato con i cambi di Salerno e sottolineato dopo la gara. «L'obiettivo non era far capire alla società che mi piacerebbe avere un altro attaccante, ma era vincere la partita. È ovvio che nessuno si può aspettare che Felix e Shomurodov siano dello stesso livello di Abraham, Dybala o Zaniolo, quando non hai questo privilegio cerchi di giocare con la forza che hai in panchina. E in quel momento la forza era la qualità e l'esperienza di Matic eWijnaldum».
Quei minuti dell’olandese resteranno però gli unici da romanista nel 2022. Oggi Mourinho potrebbe confermare in blocco la formazione iniziale di Salerno e, a maggior ragione dopo lo stop dell’olandese, anche nelle prossime gare utilizzerà spesso Pellegrini in mediana. «Il Lorenzo di 2-3 anni fa non poteva dare stabilità in quella posizione, ora è diventato veramente un grande giocatore con maturità calcistica. Lo utilizzerò ovunque, può fare quel ruolo».
Mourinho si era spinto oltre: «Vedo perfettamente una squadra giocare con Wijnaldum e Pellegrini senza Matic e Cristante, non ci sono problemi». Se ne riparlerà nel 2023. Oggi pomeriggio l’Olimpico sarà pieno per l’ottava volta di fila, «per noi è una vittoria incredibile - sottolinea il tecnico giallorosso - anche all’estero guardano la Roma diversamente adesso. È una motivazione per noi e i nostri avversari». C’è spazio pure per una stoccatina alla Lega («ci ha fatto questo bel regalo di giocare col Monza solo due giorni dopo la partita con la Juventus») e per delineare gli obiettivi: «L’Europa League è una competizione non troppo diversa dalla Conference che abbiamo vinto. Se la giochiamo con la stessa forza mentale vediamo se possiamo arrivare in fondo. In Italia è difficile vincere. La Roma è migliorata ma anche le altre». E da ieri sera c’è un enorme problema in più.