La penna degli Altri 04/05/2022 10:24
Un anno di Mou
IL TEMPO (A. AUSTINI) - E all’improvviso tutto cambiò. Alle 15.09 di martedì 4 maggio2021 i romanisti hanno avuto un sussulto. Due giorni dopo l’ennesima sconfitta in campionato con la Sampdoria hanno letto queste parole: «José Mourinho sarà il nuovo Responsabile Tecnico della Prima Squadra a partire dalla stagione 2021-22». A quel tweet, per qualche istante, hanno creduto in pochi. Invece era tutto vero e segnava l’inizio di una nuova epoca. Perché comunque andrà a finire, la Roma di Mourinho sarà un capitolo di storia giallorossa. A un anno dall’annuncio a sorpresa, il risultato più tangibile è l’entusiasmo e la compattezza della tifoseria. Uniti dallo slogan, anzi l’hashtag #ConMourinhoPerLaRoma, tutti i tifosi, tranne rare eccezioni, lo seguono come un condottiero sin dal primo giorno, si «litigano» i biglietti per lo stadio e affidano a lui ogni speranza di poter cambiare il corso degli eventi. Quanto ai risultati, la vera svolta non c’è ancora stata, ma più di un segnale sì. Il tecnico ha puntato su un gruppo ristretto di titolari, ha messo in un angolo tante «comparse», ha lanciato Felix (e continua a crederci) e ha inventato Zalewski esterno a sinistra. Non è riuscito ancora a valorizzare Zaniolo, ma riesce a ottenere tanti gol da Abraham. Ha recuperato il rapporto con Mkhitaryan e rimesso al centro della squadra Smalling. Ha puntato su Cristante e bocciato Veretout. È partito dal 4-2-3-1 poi la svolta con la difesa a 3. Usa poco il turnover ma ha trovato una chiave per prevenire gli infortuni. In 50 partite ufficiali giocate sin qui sotto la gestione Mourinho, la Roma ne ha vinte poco più della metà (26), ne ha pareggiate 11 e perse 13. Ha segnato 89 gol e ne ha subiti 59. È quinta in classifica a pari merito con la Lazio, è uscita ai quarti di Coppa Italia e, soprattutto, domani si giocherà la possibilità di disputare la prima finale europea dopo 31 anni. Alzare una coppa al cielo al primo anno farebbe entrare lo Special One nella leggenda romanista. Ma per certi versi ci è già dentro. Dalla conferenza stampa-show di presentazione al Campidoglio, alla corsa sotto la Curva Sud per il gol vittoria al Sassuolo nella partita numero mille della sua carriera, dalla prima frecciata agli avversari («abbiamo dominato e perso contro una squadra piccola» ha detto dopo il derby d’andata),alla scelta del suo vero nuovo nemico: gli arbitri. Il portoghese è convinto che i giallorossi non vengano rispettati come le altre grandi e lo ha fatto capire in ogni modo. Urla, sbracciate, proteste insieme alla panchina indemoniata quanto lui e quel gesto del telefono mostrato a Pairetto durante Roma-Verona per accusarlo di prendere ordini dalla Juventus. Gli è costato due turni di squalifica ma lo rifarebbe. Così come firmerebbe di nuovo quel contratto che gli ha offerto Friedkin nella sua casa a Londra, in gran segreto. Mourinho è un uomo e un allenatore felice, è entrato in simbiosi col nuovo «popolo», abita ai Parioli e si diverte a raccontare qualche dettaglio delle sue giornate su Instagram, tra lavoro e svago. Adesso non resta che vincere. A cominciare da domani con il Leicester. In una di quelle notti che lo fomenta al solo pensiero.