La penna degli Altri 25/05/2022 09:22
Conference Call: la Roma a Tirana tra scontri e paura
Lo spogliatoio dell’Arena Kombetare manderà a Zaniolo, Pellegrini e gli altri un messaggio chiaro: “Vincere malgrado tutto”. Difficile immaginare che serva una spinta motivazionale, prima di una finale europea. Soprattutto se, come la Roma, non ne hai mai vinta una. Eppure nessuno, nella Roma, vuol lasciare nulla al caso: la prima finale dal 1991, la prima, storica occasione di alzare una coppa europea targata Uefa, stasera, contro il Feyenoord, a Tirana è, per dirla con José Mourinho, un’occasione: «Qui si scrive la storia».
A rovinare il clima di attesa, gli scontri già ieri sera, nel quartiere del milite ignoto di Tirana: 8 olandesi ubriachi si sono scagliati contro un albanese. Colpito con una sedia alla testa. Mentre altri marciavano con i bastoni davanti a piazza Madre Teresa, proprio ai piedi dello stadio. La polizia, che ha schierato 1.700 agenti, ha segnalato casi di attacchi di entrambe le tifoserie alle forze dell’ordine.
La Roma aveva prenotato un ristorante per i possibili festeggiamenti, l’Amazonic, poi chiuso per ordine pubblico dalla questura albanese. L’attesa è che in città possano arrivare 40mila persone, fra italiani e olandesi. Il doppio rispetto ai 19mila seggiolini dello stadio. Ne parlavano ieri sera a cena in centro a Tirana Massimo D’Alema, tifoso romanista, e il primo ministro albanese Edi Rama. Già da lunedì sera lungo i 35 chilometri di superstrada che da Durazzo conduce a Tirana la polizia albanese ha istituito posti di blocco con rilevamento della velocità e kit per l’alcol test ai guidatori. Da questa mattina il cuore dei controlli sarà al porto di Durazzo e all’aeroporto di Tirana. I primi tifosi sono arrivati in città già ieri. Una cinquantina di romanisti si sono fermati a bere in uno dei tanti bar del centro. I tifosi arrivati da Rotterdam invece, come da tradizione, hanno organizzato una notte a base di musica elettronica per 1.400 persone in un locale notturno della capitale albanese.
(La Repubblica)