La penna degli Altri 16/04/2022 08:00
La Roma ha acceso gli Special: gestione della rosa e preparazione, ecco il fattore Mou
Undici semifinali europee, e con sei squadre diverse: nessuno come José Mourinho. È primo in classifica davanti a due allenatori di un certo spessore, due barbari non privi d'ingegno come Alex Ferguson e Jupp Heynckes, rimasti fermi a 10 semifinali, mentre Ancelotti, Guardiola e Trapattoni sono a quota 9. È il drago indiscusso dei quarti di finale, visto che li ha sempre superati, 11 volte su 11. Sta per affrontare l'undicesima semifinale in carriera (di cui 8 in Champions) contro il Leicester, ma la prima semifinale europea non si scorda mai. José Mourinho la giocò 19 anni fa col suo Porto, appena quarantenne, ancora nero di capelli e semisconosciuto al grande pubblico, contro la Lazio di Mancini: all'andata già tutto risolto con un 4-1 che fece epoca. Il Porto vinse quella Coppa Uefa e la Champions l'anno successivo. Quando c'è aria di coppa e di "knockout phase" come dicono gli inglesi, di eliminazione diretta, José dà il meglio. È il suo elemento, il corpo a corpo. Dategli un avversario davanti, e lui troverà il modo di fiaccarlo e di smontarlo
Tante altre volte ha dominato l'avversario psicologicamente, prima ancora che sul campo, e l'ultima dimostrazione c'è stata col Bodo: una settimana di gelidi silenzi, dopo la baruffa negli spogliatoi in Norvegia che intanto aveva eliminato l'allenatore, nessuna polemica nemmeno per sbaglio, e intanto preparava la squadra e covava la mossa decisiva di Zaniolo.
(Il Messaggero)