La penna degli Altri 08/12/2021 07:52
Infortuni da record in Serie A, figli indesiderati del bel calcio
Ci sono quasi più giocatori in infermeria che reti segnate in Serie A. La conta dei feriti procede a ritmi vertiginosi: non fai in tempo a recuperare un infortunato che se ne fermano altri due. Ci sono squadre quasi disperate: oggi il Napoli su tutti, ma anche Milan e Roma se si resta alla parte alta della classifica, e prima era stato il turno di Atalanta e Juventus. Che i calendari siano intasati al punto da provocare persino un certo distacco degli appassionati non c’è dubbio. Ma, a guardar bene, il numero totale degli incontri per i giocatori di alto livello è invariato da più di 15 anni: il campionato a 20 squadre c’è dal 2004, la formula di Champions ed Europa League che prevede la disputa di (almeno) 13 partite per arrivare in finale è in vigore dal 2003 e, anzi, nelle stagioni precedenti per la Champions ce ne volevano 17. Semmai quel che è cambiato è che ora si possono fare cinque sostituzioni e abbassare così il minutaggio dei titolari. Perciò, fermo restando che una profonda riforma dei calendari è comunque necessaria, per capire le ragioni di questa travolgente ondata di infortuni occorre cercare anche altrove. Colpisce per esempio l’accresciuta gravità media delle diagnosi: mai prima c’erano state tante rotture dei legamenti crociati del ginocchio e sempre più spesso le lesioni muscolari sono di secondo grado. Però è probabile che ci sia una correlazione con l’aumento dell’intensità del gioco registrato in Serie A in questi ultimi mesi: partite disputate a ritmi più alti, dal primo all’ultimo minuto, con meno interruzioni. Un cambio di passo, apprezzabile e apprezzato, forse non adeguatamente supportato da una analoga modifica nei sistemi di preparazione.
(gasport)