La penna degli Altri 08/11/2021 09:19
IL PUNTO DEL LUNEDI' - DI CARO: "Si apre la crisi della Roma, numeri impietosi" - CARMELLINI: "Bilancio di Mourinho fin qui disastroso"
Ennesimo passo falso per la Roma, che con il ko di Venezia certifica la sua crisi: "I numeri cominciano ad essere impietosi: nelle ultime 7 gare tra campionato e Coppa i giallorossi hanno vinto una sola volta. La difesa è diventata un colabrodo. Partita dopo partita sono calate le prestazioni ed aumentate le lamentele, le accuse e le proteste di Mourinho", scrive Andrea Di Caro de La Gazzetta dello Sport. Non ci va leggero neppure Tiziano Carmellini de Il Tempo: "A tutto c’è un limite, perché contro il Venezia la Roma deve vincere anche senza tutti i titolari, solamente con l’organico che aveva ieri a disposizione: altrimenti vale tutto.
Ecco i commenti di alcuni degli opinionisti più importanti della stampa, pubblicati sulle colonne dei quotidiani oggi in edicola.
A. CATAPANO- IL MESSAGGERO
Che la Roma affondi in laguna anche sotto i colpi di un Aureliano, è uno sberleffo di un destino che in queste ore deve apparire ai romanisti cinico e baro come nei tempi più cupi. La cinta muraria che l'imperatore fece elevare a difesa della città, attaccata dai barbari, resiste da più di millesettecento anni. Quella che Mourinho aveva alzato a protezione della squadra, è crollata piuttosto fragorosamente in una domenica umida e malinconica come solo certe giornate lagunari sanno essere. Ma diciamoci la verità, avevamo scorto più di una crepa ben prima che arrivasse la mazzata del signor Gianluca Aureliano, avvocato bolognese che qualche inguaribile ottimista indicava come il nuovo arbitrale che avanza (se questo è il nuovo, forse è meglio perfino il vecchio Orsato). Per carità, il rigore assegnato al Venezia sul 2-1 per la Roma ha cambiato, come dicono quelli bravi, l'inerzia di una partita che probabilmente perfino gli imprudenti ragazzi della banda Mourinho a quel punto avrebbero portato a casa. Ma, in tutta onestà, il danno la Roma lo aveva già subito, e da se stessa. Suvvia, è giunto il momento di attribuire le responsabilità dell'ennesimo psicodramma della recente storia giallorossa, che nemmeno l'allenatore molto (poco?) speciale, che tante ne ha viste e ne ha vinte, sta evitando (anzi, comincia a insinuarsi il dubbio che ci metta parecchio del suo). Purtroppo per loro, simili momentacci i romanisti li hanno già vissuti con Fonseca e Di Francesco, per non andare troppo in là. Allenatori decisamente più normal di José (anche nello stipendio che percepivano). Ora, lungi da noi dargli del bollito, accreditando le tesi di chi da anni ne constata l'involuzione tattica e una presa sempre meno forte sull'anima dei suoi calciatori. Però, ci sia concesso, non può nemmeno essere che la stessa squadra che lo scorso anno si arrampicò fino alle semifinali di Europa League (il quarto o quinto miglior risultato di sempre nelle coppe) sia diventata, di colpo, incapace di battere in due partite i campionissimi norvegesi del Bodo Glimt. Qualcosa non torna, e non basta rifugiarsi nella polemica arbitrale.
A. DI CARO - LA GAZZETTA DELLO SPORT
(...) La domenica dunque non regala scossoni in testa alla classifica ma registra risultati importanti. A Venezia si apre ufficialmente la crisi della Roma che perdendo la quinta partita in campionato scivola al sesto posto scavalcata dalla Lazio che sta invece crescendo. I numeri cominciano ad essere impietosi: nelle ultime 7 gare tra campionato e Coppa i giallorossi hanno vinto una sola volta. La difesa è diventata un colabrodo: 11 gol incassati nel doppio confronto col Bodo e col Venezia che non aveva mai segnato tre gol. Partita dopo partita sono calate le prestazioni ed aumentate le lamentele, le accuse e le proteste di Mourinho. Oltre agli arbitri finiti nel mirino (spesso giustamente) il tecnico sostiene che la rosa non sia migliore rispetto a quella dello scorso anno (eppure la Roma ha speso 90 milioni e recuperato Zaniolo...). Ma ammesso che sia dello stesso livello, quel che manca finora è proprio il valore aggiunto che lo Special One avrebbe dovuto garantire. Se non fossero state pronunciate da un allenatore indomito come lui, le parole di ieri somiglierebbero a una resa. Arrivare a rimpiangere Juan Jesus e Bruno Peres appare troppo pure per i mourinhani più convinti.
T. CARMELLINI - IL TEMPO
Che sarebbe stata una stagione di sofferenza era chiaro sin dall’inizio, perché solo gli inguaribili ottimisti (dei quali la Capitale è piena zeppa), potevano pensare che non sarebbe stato così .Ma a tutto c’è un limite, perché contro il Venezia la Roma deve vincere anche senza tutti i titolari, solamente con l’organico che aveva ieri a disposizione: altrimenti vale tutto. Invece in laguna finisce male e poteva andare anche peggio. Un gol preso dopo tre minuti al primo affondo, con i padroni di casa che entrano come lame nel burro, poi una reazione che sembrava un bel segnale ma era solo un’illusione: l’ennesima. Primo gol in campionato di Shomurodov, poi finalmente una giocata da attaccante vero di Abraham che oltre a prendere «legni» torna a segnare dopo oltre un mese. Nel mezzo quel rigore concesso al Venezia che lascia ancora una volta l’amaro in bocca, proprio quando sembrava che i giallorossi potessero chiuderla lì. E invece niente, la squadra di Mourinho paga la poca concentrazione, la condizione terribile di molti titolari e soprattutto la mancanza di cattiveria ed equilibrio. Poteva tornare a casa con un segnale positivo per il futuro invece alla fine l’ha persa di nuovo per una serie interminabile di motivi: e quel 3-2 va pure stretto al Venezia fermato nel finale da Rui Patricio e una traversa. Primo: possibile che un attaccante pagato quarantacinque milioni abbia una media così bassa di gol realizzati in proporzione alle occasioni che gli capitano tra i piedi? Ieri ha segnato, ma ne ha sbagliati almeno altri tre... facili. Troppo! Secondo: qual è il reale valore della difesa giallorossa? Perché se è quello che abbiamo visto ieri è stato sbagliato il mercato. Sì, Smalling può essere stato un incidente di percorso e può succedere, ma gli altri fanno veramente ridere: tutti. Imbarazzanti. Terzo: aveva davvero senso prendere un allenatore come Mourinho se poi non si era pronti a comprare i giocatori giusti per consentirgli di fare il salto di qualità? Cosa che, tra l’altro, il portoghese non smette di sottolineare ad ogni occasione. Quarto: possibile che non ci sia mai un episodio arbitrale a favore della Roma? Pure ieri un rigore «contro» dubbio che arriva dopo lo stop di Maresca della settimana scorsa. Ora, sarà anche un caso e la sconfitta di ieri non ammette alibi, ma così facendo si alimenta il nefasto virus del complottismo. Cosa ben nota nella Capitale che rischia di trasformarsi in un’attenuante per una squadra che non la merita. Il bilancio di Mourinho fin qui è disastroso, se non fosse per l’entusiasmo che il suo arrivo a Roma ha trasmesso al popolo giallorosso... forse pure troppo. Ma i questi casi basta far parlare i numeri e quelli raccontano di una crisi che non è più alle porte, ma è ormai entrata dentro i cancelli di Trigoria. Cinque punti nelle ultime sette partite stanno lì a dimostrare che così non va: quinta sconfitta in campionato su dodici partite (per non parlare dell’umiliazione in coppa) e un tabellino di marcia che ricorda come il «povero» Fonseca, cacciato a pedate dalla Città eternalo scorso anno, aveva a questo punto della stagione cinque punti in più di quelli della Roma attuale che dopo ieri si ritrova sesta scavalcata da Atalanta e Lazio Ma fosse che la questione caratteriale c’entra poco con la pochezza della Roma? Servono giocatori e di quelli buoni, il resto sono chiacchiere da bar. La società ha tempo per intervenire ed evitare che sia l’ennesima stagione da dimenticare. Ma stavolta deve avere le idee chiare, altrimenti sarà ancora una volta tutto inutile.
M. SCONCERTI - CORRIERE DELLA SERA
(...) Mourinho invece confonde la Roma. Cambia schemi, cambia uomini e cambia opinioni sulla loro etica. Se c’è una società gli parli. Anche un grande tecnico deve essere guidato o farà valere solo se stesso.
P. CONDO - LA REPUBBLICA
(...) La Roma, infine, ha perso ancora su situazioni al limite: la sua fase di copertura è un rebus insoluto, l’unica cosa da non fare è discutere Abraham. Può darsi che gli manchi l’animo del bounty killer, ma è un attaccante di alta qualità. La pausa, adesso. Dovrà servire anche agli arbitri per fare il punto di una situazione che complessivamente è sfuggita loro di mano. Complessivamente, sì, perché non avrebbe senso stilare una lista di bravi e scarsi (anche se certe differenze individuali quest’anno sono molto visibili): stagioni tranquille non ne esistono, e questo può anche essere fisiologico in un calcio polemico come il nostro, ma ormai non passa giornata senza un nuovo “caso”, più o meno sempre uguale nella dinamica ma spesso diverso nella decisione finale tra arbitro e Var, il che ovviamente appicca il fuoco a ogni dopo partita. La nuova gestione di Trentalange e Rocchi non è partita bene, e se non trova in fretta una coerenza al ribasso — nel senso di sanzioni dure solo per falli gravi — non riuscirà a risalire la corrente. Purtroppo l’incertezza del diritto ha fatto riemergere in campo la maleducazione: ci sono giocatori che restano a terra per ogni scemenza, proteste temerarie in assenza del più lieve appiglio (ogni tiro ribattuto viene denunciato a prescindere come fallo di mano), arbitri in attesa del Var che vengono circondati da folle urlanti. E in un clima del genere il racconto calcistico, che aveva fatto molti miglioramenti sul piano analitico, rischia di tornare a un’enorme e pervasiva moviola, buona solo a solleticare ogni tipo di complottismo. Nei giorni più duri del primo lockdown non era questo il calcio che sognavamo.
I. ZAZZARONI - CORRIERE DELLO SPORT
(...) Due parole su Mourinho e la sua Roma le spendo doverosamente, per aver cercato - in settimana - di chiarire una volta di più (e per tutte) le origini della crisi di risultati e gioco di una squadra che non può permettersi alcun lusso (leggi torti arbitrali: uno de visivo anche ieri). Difficilmente sopportabile risulterà la lunga sosta, poiché consentirà ai detrattori del portoghese, così come agli analisti di superficie e agli intellettuali incompresi, di sparare bordate fino a sfinirsi e sfinire, quando invece basterebbe accettare un'evidenza, poco piacevole: la Roma (media 1,58), così com'è stata concepita, è da sesto posto. Rispetto a quella di Fonseca che giunse settima con 62 punti (media 1,63) ha Dzeko, Spinazzola (e quel che resta di Smalling) in meno e Abraham e Viña, assente a Venezia, in più (Rui Patricio per Pau Lopez l'unico progresso tecnico effettivo). Non ho citato Bruno Peres - mai apprezzato - anche se per coraggio e intraprendenza vale il doppio di Karsdorp. Una puntualizzazione: le 27 conclusioni verso la porta di Romero pesano quanto le 13 degli avversari. Anzi, è assai più grave che la squadra di Zanetti - alla quale devo delle scuse per averla definita impresentabile a fine agosto - abbia trovato a più riprese vita facile. In questa stagione che fa male al corpo e all'anima» (cit. Special One) e ad altre parti, Mourinho, che non ha ancora inciso come dovrebbe e che di allarmi ne ha lanciati in tempi meno sospetti, dovrà riuscire a portare la Roma al passaggio-chiave di gennaio conservando una situazione di classifica non compromessa per correggerne utilmente i difetti attraverso operazioni mirate: difesa e centrocampo hanno bisogno di interventi seri. Genoa, Torino, Bologna, Inter, Spezia, Atalanta e Samp gli ostacoli da qui all'eternità. PS. Ricordo bene le parole dell'ex ad Guido Fienga dopo le prime polemiche di e alla Mourinho: «A noi manca una efficace politica arbitrale, vedrai che questi attacchi ce li faranno in qualche modo pagare». Così Fienga, che non è Paolo Fox.