La penna degli Altri 10/11/2021 11:05
Ed unità per noi
IL ROMANISTA (T. CAGNUCCI) - [...] Che il resto d’Italia abbia confezionato la storia di Mourinho bollito significa solo una cosa: rosica. E scaricare almeno oggi (io spero mai) Mourinho, dà a tutti loro solo una grandissima soddisfazione. E noi non gliela dobbiamo dare mai, nemmeno se perdiamo col Venezia, nemmeno se non vinciamo, nemmeno se è ancora lunga e dura. Mou è la loro invidia. Noi siamo romanisti. Loro no. E se noi adesso siamo noi, cioè consapevoli della squadra, del momento, di una società che è nuova e sta investendo, della rosa non all’altezza...staremmo tutti meglio, a cominciare dalla Roma: il nemico (sportivo, s’intende) non dev’essere un romanista. A Roma da troppo tempo è così, da troppo tempo il nemico per i romanisti sono altri romanisti: i sensiani contro i pallottiani contro i friedkiani, i fonsechiani, i mourinhani, i pivottiani...da troppo tempo è così. Forse è da quando non vinciamo.
Torniamo a essere noi stessi, cioè della Roma, romanisti. Senti che bella espressione: “essere della Roma” è tipo la parola mamma per un bambino. Appartenerle. Essere romanisti è già di per sé una rivoluzione, è già di per sé essere critici, già ritrovarsi mezzo mondo contro e stare costantemente all’opposizione (visto che fa fico blastare i sentimenti e dimostrarsi sempre corrosivi nei giudizi, salvo scoprire di dire le stesse cose che Luciano Moggi ha scritto su Libero e praticamente tutti i media nazionalpopolari hanno detto contro la Roma). Noi da sempre abbiamo tutti contro: il potere, il palazzo, il condominio, il Nord, la Fiat, le televisioni analogiche, digitali, a pagamento, a gratis, on demand, senza risposte, taroccate, pirata, in bianco e nero, colorate, sbiadite, laziali, juventini, interisti, milanisti, strisciati di tutta Italia e di mezzo mondo uniti, il triangolo industriale e quello delle Bermuda, il folklore del Sud e il vento gelido del Nord...facciamo i romanisti. Facciamo noi stessi. Parafrasando Dostoevskij e prendendo in prestito l’amico Giuseppe Manfridi: «Io sono solo, loro sono tutti». «Noi siamo soli, loro sono tutti». Ma noi siamo della Roma. ...".