La penna degli Altri 13/10/2021 08:17
IBANEZ: «Italia, chiamami. Mourinho mi ha insegnato tanto. Fase difensiva? In allenamento ci lavoriamo parecchio»
CORSPORT - Dopo le anticipazioni della giornata di ieri, pubblicata l'intervista integrale del quotidiano sportivo a Roger Ibanez. Il centrale difensivo della Roma ha raccontato il suo momento di crescita e parlato delle prospettive future. Questo uno stralcio delle sue dichiarazioni:
Il Brasile la voleva già all’Olimpiade. Mourinho ha preferito evitare.
«In realtà Mourinho sapeva quanto io ci tenessi: mi ha solo detto occhio, se non vieni in ritiro poi devi recuperare il terreno perduto. Io sarei andato, perché un’occasione del genere non capita spesso. Poi abbiamo vinto la medaglia d’oro. … Ma la Roma ha deciso che era meglio di no e allora bene così».
Per la nazionale maggiore il tempo non manca.
«Ho tre passaporti. Io sono nato in Brasile, mi sento brasiliano e vorrei giocare nel Brasile. Ma vediamo. Ascolto chi mi chiamerà, il calcio è cambiato: tante squadre naturalizzano i giocatori».
Invece adesso Ibañez è un quasi titolare. E contro la Juventus diventa addirittura indispensabile visto l’infortunio di Smalling.
«Mi dispiace per Chris, che è un grande difensore. Da lui ho imparato molto. Non posso nemmeno dire che sia una fortuna per me, perché sono sempre stato pronto a giocare. In estate nessun giornale mi inseriva nella formazione titolare, invece mi sono ritagliato il mio spazio. Non ho mai pensato di considerare le proposte di altri club».
Con Mourinho ha imparato a buttare la palla in tribuna, se serve.
«Mourinho mi ha insegnato tante cose. Il primo giorno mi chiamò insieme al suo collaboratore Joao (Sacramento, ndr) spiegandomi cosa gli piaceva e cosa non andava bene. Mi colpì perché già conosceva tutti i giocatori della Roma. Ma non credo di aver modificato il mio stile. Semplicemente, preferisco sentirmi più sicuro. Se posso gioco la palla, altrimenti non rischio».
La Roma non ha ancora raggiunto la stabilità difensiva che serve per puntare in alto.
«Ci alleniamo tanto su questo. E’ un problema di squadra, sia quando difendi che quando attacchi. Non di singoli reparti».
In compenso sui calci piazzati siete spesso pericolosi.
«In allenamento ci impegniamo anche su questo particolare. Del resto per un difensore l’occasione per segnare capita quasi solo sulle palle inattive: sono momenti da sfruttare, possono essere decisivi».
Giocare per l'Italia di Mancini?
«Ho il vostro passaporto, c'è anche il mio amico Toloi in Nazionale. Italia, chiamami».
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