La penna degli Altri 27/09/2021 10:26

IL PUNTO DEL LUNEDÌ - ZAZZARONI: "Reazione della Roma ritardata e a lungo inefficace" - CARMELLINI: "È mancata lucidità"

IL PUNTO DEL LUNEDI

La Roma perde il derby, e nelle colonne dei quotidiani italiani si analizza la sconfitta giallorossa: "La Roma ha limiti più strutturali, è una squadra quadrata, l'impronta di Mourinho è già radicata, senza grandi difetti, ma con tanti limiti", scrive Alessandro Catapano de Il Messaggero. Una reazione che ha tardato ad arrivare, invece, secondo Ivan Zazzaroni del Corriere dello Sport: "Ribadisco ciò che avevo scritto nei giorni scorsi sulla Roma: gli esterni bassi rappresentano il lato debole quando si tratta di difendere; la coppia Veretout-Cristante soffre per lentezza l'aggressione e viene messa spesso in inferiorità"


Ecco i commenti di alcuni degli opinionisti più importanti della stampa, pubblicati sulle colonne dei quotidiani oggi in edicola.


A. CATAPANO - IL MESSAGGERO

(...) La Roma ha limiti più strutturali, è una squadra quadrata, l'impronta di Mourinho è già radicata, senza grandi difetti, ma con tanti limiti, nella quantità di interpreti di qualità (scusate il gioco di parole). E questa consapevolezza comincia a generare un sentimento di frustrazione, che Mourinho fa sempre più fatica a tenere a bada: prima la denuncia delle lacune lasciate dal mercato, poi l'accento sulla mancanza di esperienza, ora le lamentele arbitrali, un grande classico di José. Ecco, tutto sintetizzando: la Roma dà l'impressione di aver raggiunto già i suoi limiti, la Lazio di poter chiedere ancora qualcosa in più ai suoi giocatori. E' un messaggio chiaro alle altre big del campionato, dal in giù.
Però, in un pomeriggio duro da mandar giù, Zaniolo dà una carezza sul cuore ai romanisti, a Mourinho (e, chissà, magari anche al Mancio): Nicolò è tornato il giocatore capace di strappi devastanti e giocate di qualità. Ha scelto la partita migliore, ma non è stato premiato dal risultato. Pazienza, la sua prospettiva è molto più lunga. Ha ancora le sue (ampie) pause, ma forse ieri è cominciata la sua seconda vita da calciatore: meno leggero (forse anche nel cuore), ma più solido (e si spera più maturo). Se lo augurano tutti, non solo i romanisti.


A DI CARO - LA GAZZETTA DELLO SPORT

(...) Il derby ha fatto registrare il secondo stop in campionato per la Roma che è uscita tra gli applausi del suo pubblico per il coraggio dimostrato, la voglia di recuperare, il cuore e l’anima messa in campo. Tra i lati positivi, anche in chiave Nazionale, la partita di alto livello di Zaniolo. Ma i primi 20 minuti show della Lazio col doppio vantaggio hanno messo a dura prova centrocampo e difesa. Nella ripresa c’è stato il rischio ripetuto di subire il quarto gol. Infine se il gioco passa così tanto tra i piedi di Cristante, è chiaro che qualcosa manca. La foto finale del derby è quella di Sarri con l’aquila Olimpia sotto la Curva. Non lo si vedeva partecipare e sorridere così dai tempi di . Felipe Anderson ha sfondato a destra, Immobile in versione assist man ha vinto il confronto con Abraham. (...)


P. CONDO - LA REPUBBLICA

(...)  La Lazio è riemersa da due settimane di apnea affogando la Roma in purissimo contropiede. Certo, la partita è stata indirizzata dal gol iniziale di Milinkovic, che l’ha posta su binari poco abituali per i due tecnici: Mourinho doveva attaccare a tutto spiano, Sarri difendersi e ripartire. La Roma ha ricevuto parecchio da Zaniolo, e questa è una consolazione non piccola. Nel derby si è rivisto il poderoso incursore capace di conquistare il pallone dai piedi degli avversari e “strappare” per 40 metri, mentre non ci siamo ancora sugli scarichi, e dunque Abraham — che con Zaniolo dovrebbe intendersi — ha toccato pochissimi palloni. Ben altra efficacia ha avuto dall’altra parte Immobile, play-maker offensivo con i cioccolatini distribuiti a Pedro e Felipe Anderson. In generale la capacità di Sarri di adeguarsi al contesto, della rosa e della singola partita, è il segnale di un’elasticità maturata fra Chelsea e . Ed elasticità vuol dire sempre crescita. (...)


T. CARMELLINI - IL TEMPO

Finisce con Sarri sotto la Nord con Olympia sul braccio che raccoglie il plauso del popolo biancoceleste in festa dopo l’ambito ritorno all’Olimpico. Vince la Lazio, il tecnico toscano si aggiudica la sua prima stracittadina confermando il detto che chi ci arriva peggio poi alla fine ha la meglio. È stato così anche stavolta, la Roma inciampa per l’ennesima volta nel derby al quale era arrivata col vento in poppa. Non è bastato a Mourinho &Co. giocare per lunghi tratti meglio dei rivali che dominano i primi venti minuti ma poi subiscono il ritorno dei giallorossi e che riescono comunque a riprendere il largo e tenere a distanza la Roma. Il derby alla fine va alla squadra che ha sbagliato meno, che ha saputo chiudersi quando l’ha vista brutta, sempre pronta però a far male in contropiede. Apre Milinkovic imbeccato da un’intuizione geniale di Felipe Anderson che approfitta della dormita della retroguardia giallorossa. Poi l’immancabile gol dell’ex con Pedro che segna ancora nella stracittadina della Capitale: stavolta alla Roma, il suo ultimo gol in serie A era stato proprio al derby ma per l’altra squadra. Lo spagnolo poi corre ad abbracciare il suo mentore in panchina: è la sua vittoria nella vittoria. La Roma accorcia con il colpo di testa di Ibañez, ma poi nel suo momento migliore non riesce a riaprire davvero la gara. E nella ripresa arriva l’allungo laziale: lo firma Anderson dopo una grande giocata di un Immobile vera e propria spina nel fianco per la difesa di Mourinho. La Roma risponde dal dischetto con Veretout (la Var conferma il rigore fischiato per un fallo su Zaniolo), ma il 3-2 servirà solo ad alimentare l’inutile l’arrembaggio finale dei giallorossi: finisce così. Il primo scontro nella Capitale tra Sarri e Mourinho va al toscano che aveva iniziato a lavorarci da più tempo: ha pagato anche la scelta di risparmiare uomini nella partita precedente per puntare tutto su una gara che ridà classifica e linfa alla sua squadra. La Lazio di questo farà tesoro e riparte con ritrovato slancio: altro che progetto fallito, altro che tutto da buttare, quelle sono scaramanzie da pre-derby. Dall’altra parte alla Roma non sono bastati un lungo dominio, il dodicesimo palo colpito (a Zaniolo continua a girare tutto storto) e la voglia di Mourinho di vincere: alla sua Roma forse (oltre a capitan Pellegrini) è mancata un po’ di lucidità. I giallorossi hanno commesso troppi errori là dietro dimostrando che il lavoro del tecnico portoghese è tutt’altro che concluso: anzi, la strada sarà lunga e dopo questo ko ancora un po più in salita. Ora Mourinho dovrà essere bravo a far dimenticare in fretta ai suoi questa sconfitta, perché le scorie post-derby in passato hanno fatto danni pesanti. Intanto nel dopo gara lo Special One mena come un fabbro sull’arbitro Guida e sulla gestione della gara: soprattutto dei cartellini. (...)


M. SCONCERTI - CORRIERE DELLA SERA

(...) La risposta del derby romano ha approfondito l’argomento. Lazio-Roma è stata una grande partita, come e più di InterAtalanta. Se lo spettacolo diventa un’abitudine forse vuol dire qualcosa. In entrambe le partite c’è stato equilibrio e intensità, un gioco lontano dalle nostre abitudini. Parlo di corsa, di ricerca continua di andare oltre l’avversario. Questo non è nostro, è qualcosa che arriva dal calcio degli altri, da una cultura che sta diventando internazionale anche a livello d’imprenditoria del calcio. Si può non vincere, ma si gioca per vincere. Per cento anni abbiamo seguito la media inglese, vincere in casa e pareggiare in trasferta. Oggi sono due punti persi in partenza. Gli scontri diretti vanno vinti perché sono gli unici che fanno differenza (...)


I. ZAZZARONI - CORRIERE DELLO SPORT

(...) Ritardata e a lungo inefficace la reazione della Roma, che nella ripresa ha cercato con più convinzione il pari, favorita dall'accentramento e dalla crescita di Zaniolo (strepitoso l'intervento di Reina sul suo diagonale): nel primo tempo Nicolò, tenuto largo a destra, era risultato periferico e poco cercato. La Lazio ha trovato al momento giusto il terzo punto, naturalmente in contropiede - o uscita rapida: cambia poco - e fallito in un paio di occasioni il quarto. Il rigore - discutibile - concesso alla Roma, alla quale ne era stato negato uno prima del gol di Pedro (Zaniolo affossato da Hysaj), ha reso il finale una sorta di esaltazione della frontalità cara a Mourinho. Ribadisco ciò che avevo scritto nei giorni scorsi sulla Roma: gli esterni bassi rappresentano il lato debole quando si tratta di difendere; la coppia Veretout-Cristante soffre per lentezza l'aggressione e viene messa spesso in inferiorità: il francese, tuttavia, è indispensbile per personalità e volume di giocate; Abraham deve trovare il modo di evitare la continua condanna alle spalle alla porta. L'assenza di Pellegrini si è evidentemente avvertita in ogni istante e ogni movimento, oltre che nell'ultimo passaggio. (...)