La penna degli Altri 26/04/2021 09:33

Merito sportivo e salary cap: dalle ceneri della Superlega può arrivare la Super Champions

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La Superlega non era un progetto nuovo: era nella mente di Adriano Galliani e Marco Bogarelli già all'inizio degli anni Duemila, negli ultimi tre anni ci ha pensato Florentino Pèrez a rinverdirla, ma è sempre stata usata come una minaccia nel caso la Uefa non fosse venuta incontro alle esigenze delle squadre più blasonate. Minaccia venuta allo scoperto proprio nel momento in cui si stava approdando a un nuovo format della , che sembra non soddisfare a pieno i grandi club.

In realtà le parti non erano così lontane. La 'Super ' ha il vantaggio di restare all'interno dell'impalcatura tradizionale, quella delle qualificazioni in base ai risultati ottenuti nei campionati nazionali, principio mitigato per venire incontro alle squadre più blasonate che reclamano una maggiore stabilità dei loro introiti. Cioé potrebbe passare il concetto del merito storico per le squadre che hanno un lungo passato di partecipazione alle competizioni europee, con l'introduzione di alcune wild card per le squadre con merito storico.

Inoltre il nuovo format potrebbe prevedere un numero di squadre e partite superiore, proprio per allargare audience e ricavi. Il numero delle partite potrebbe salire da 125 a 225 e, se oggi la squadra vincitrice deve disputare 13 partite, con la nuova formula salirebbero a 19, andando a giocare al giovedì e cominciando un po' prima, ad agosto. Queste modifiche sarebbero compatibili con il mantenimento del valore dei campionati nazionali, che è il punto fondamentale su cui si è infranta l'idea della Superlega, che avrebbe invece segmentato in due distinti livelli le partite di campionato e quelle di rango superiore, provocando una perdita di valore nell'ordine del 30% dei campionati nazionali.

È chiaro che non tutti i problemi sul tavolo tra Eca e Uefa possono essere risolti per incanto: resta il tema del controllo sulle sponsorizzazioni, ma oggi in molti sono fiduciosi nel pensare che dopo lo strappo si possa arrivare a una soluzione concordata. Forse anche con l'introduzione a livello europeo del famoso salary cap, il tetto al monte stipendi dei giocatori rapportato a una percentuale (50-55%) del fatturato delle singole squadre, come già avviene in Spagna dove ha prodotto buoni risultati.

(La Repubblica Affari & Finanza)