La penna degli Altri 16/03/2021 08:40

Inimitabile Totti, campione troppo grande per stare in una fiction

Roma v Real MadridUEFA Champions League27/11/2018.

“Speravo de morì prima", sei puntate su in onda su Sky Atlantic da venerdì, è un coraggioso tentativo di restituire il pathos dell’apice e soprattutto dell’addio al calcio del “capitano”, dopo anni d’amore incontaminato e vagamente incompiuto. Coraggioso ma destinato a sconfinare nel didascalico.

Non c’è fiction che possa riprodurre la verità di uno sport o di una sua stella. E non è trascorso ancora abbastanza tempo dal autentico, non c’è ancora abbastanza margine tra e il “coraggioso” Pietro Castellitto per fare a meno dello sguardo originale dell’ex numero 10.

Il racconto ruota attorno alla sua esistenza agonistica e privata, con una particolare attenzione agli ultimi giorni, quando il sogno di Francesco rischiò, nell'ordine, di farsi confuso, sgretolarsi e infine costringere il suo autore ad un atroce risveglio, sudato e affannato. Il punto nevralgico della vicenda, lo snodo cruciale, è proprio la fine della carriera: un momento tremendo che nessun atleta vorrebbe vivere e di cui egli sa pochissimo, prima che avvenga, un momento che per sua natura sfugge come un pallone bagnato sotto la pioggia.

Quel che sappiamo è che ha febbrilmente vissuto, da atleta e da uomo, un tramonto sbilenco, inquinato nei colori e nei toni dalla pessima relazione con l’ultimo , un lungo addio avvelenato da mille malinconie e tormentato dai dubbi. ha giocato sino a 41 anni perché era . Nemmeno (impersonato da Gianmarco Tognazzi che ha trasformato il tecnico toscano in una figura della commedia dell’arte, saccente e rancorosa) è riuscito a fare a meno di lui nelle ultime partite.

Alcuni personaggi secondari funzionano (soprattutto lo “tognazziano” e il papà di Checco, interpretato da Giorgio Colangeli che ha conservato intatta la dolce ironia, quasi indifferente, di Papà Enzo): però manca l’illuminazione del più grande talento del calcio italiano. La fiction è un'esibizione, il calcio di è visceralità. Non si potevano incontrare.

(La Repubblica – E. Sisti)