La penna degli Altri 28/02/2021 09:27
Roma, requiem per uno stadio
IL FATTO QUOTIDIANO (A. PADELLARO) - Non fu difficile paragonare la trattativa sullo stadio della Roma a Totò e Nino Taranto che in “Totò Truffa 62" vendono la Fontana di Trevi a Decio Cavallo, ingenuo e danaroso italoamericano a caccia di “bisiniss”. Fu circa quattro anni fa che avemmo la certezza di una strepitosa stangata (altro celebre titolo) ai danni di un italo-americano facoltoso assai ma per nulla ingenuo di nome James Pallotta. Quando una soprintendenza capitolina bloccò per l'ennesima volta l'inizio dei lavori (che non cominceranno mai) dichiarando di fondamentale interesse culturale l'Ippodromo di Tor di Valle. Sì, proprio il sito scelto dal bostoniano, proprietario dell'As Roma, per l'edificazione del Colosseo del calcio.
Scrissero in un'apposita bolla funzionari addetti che era soprattutto la tribuna a costituire “un unicum dal punto di vista dimensionale”. E fu in quel momento che la gens giallorossa, notoriamente poco assidua ai convegni d'architettura scoprì l'esistenza di Julio Lafuente, celebre progettista e autore dell’unicum dimensionale. Anche se î soliti tifosi poco acculturati, recatisi in perlustrazione, riferirono che sicuramente di unicum si trattava circondato com'era da erbacce, rifiuti umidi e solidi, carcasse di auto e fameliche zoccole (nel senso dei sorci).
A questo punto i film di riferimento diventano tre e anche il cast si arricchisce perché dopo Totò, Nino Taranto, Robert Redford e Paul Newman entrano in scena “Er Pomata” Enrico Montesano e “Mandrake” Gigi Proietti. Protagonisti 44 anni fa del celeberrimo “Febbre da cavallo”, girato in quelle lande quando però la famosa tribuna era stipata di deliranti scommettitori. A contenere la lussureggiante umanità che ha frequentato lo stadio fantasma (e pascolato in esso) - palazzinari e truffatori, corrotti e corruttori, magistrati e politicanti — forse non basterebbe il remake di “Roma” di Federico Fellini. Anche se le dimensioni del bidone tirato al povero James superano il fantasy più travolgente: ottanta e forse anche cento milioni finiti nelle tasche di chissà chi, in cambio di neppure mezza palizzata. Geniale.
Per nostri limiti non abbiamo capito quanto la sindaca Raggi possa essere effettivamente dispiaciuta per la fine ingloriosa dell’opera. O quanto ne sia sollevata alla luce delle risse grilline in Campidoglio a pochi mesi dalle elezioni dove si è ricandidata. Tutto sommato dopo la desertificazione degli spettatori causa pandemia l'edificazione di nuovi stadi non sembra essere la priorità nella testa dei cittadini/tifosi. Leggiamo, infine, che, malgrado tutto, i nuovi proprietari del club giallorosso, Dan Friedkin e suo figlio Ryan, non rinunciano a costruire lo stadio da qualche altra parte. Ci sembra di sentirlo il grande Gigi Proietti (alias Mandrake) romanista doc: “carissimi Dan e Ryan date retta, lassate perde”.