La penna degli Altri 27/02/2021 08:56
La Roma stacca la spina a Tor di Valle: “Era insostenibile”. Raggi spiazzata
Alla fine di un Consiglio d’amministrazione fiume è arrivata la sentenza. Che decreta la morte, a 2980 giorni dalla sua nascita, dello stadio della Roma a Tor di Valle. Dan Friedkin, l’uomo che ad agosto aveva rilevato la Roma dalle mani di Pallotta, ha detto basta. [..] Non è un addio allo stadio della Roma, è un addio a quello stadio. Friedkin, insieme all’uomo delle istituzioni Scalera, incontrerà venerdì la sindaca Raggi e il suo staff, probabilmente in Campidoglio, per gettare le basi da cui ripartire. La Roma non ha, almeno ufficialmente, ancora identificato nuove aree. Ma ha fissato i criteri dell’impianto in cui giocherà (forse) la Roma del futuro. Dan Friedkin vuole regalarsi uno stadio e solo uno stadio, senza uffici né costi di urbanizzazione: sarà green, sostenibile economicamente, soprattutto non sarà in un’area periferica ma vicino alle esigenze dei tifosi. Una scelta perfettamente in linea con quella dei Friedkin, che hanno scelto il cuore della città per vivere: il centro storico per il 30enne Ryan, i Parioli, in una abitazione riservatissima, per il padre Dan. L’idea è individuare un’area già servita sia su gomma che su ferro, dentro la città. Perché l’obiettivo è costruire uno stadio in due anni, il tempo che secondo la proprietà americana della Roma sarebbe servito ancora per portare a compimento il progetto di Tor di Valle. Due sostanzialmente i criteri ispiratori della scelta, «sulla base degli approfondimenti condotti da advisor finanziari, notarili e legali di primario standing, nonché alla luce delle ultime comunicazioni di Roma Capitale». Il vecchio progetto, secondo i pareri raccolti, era incerto e improponibile. Incerto perché, secondo il Comune, il terreno non è più nella disponibilità del proponente, ossia la società Eurnova, e quindi costringerebbe a negoziare con l’Agenzia delle Entrate. Inoltre i tempi di un possibile acquisto da parte di Vitek, il magnate ceco interessato all’area, sono tutt’altro che snelli, tra controlli indispensabili e spostamento di denaro. Ma la convinzione è che il progetto, in era post Covid, sia sostanzialmente superato, quindi improponibile.
(La Repubblica)