La penna degli Altri 07/02/2021 09:07
IL PUNTO DELLA DOMENICA - VALDISERRI: «Non sognare mai è un limite» - GARANZINI: «Decide la differenza tra Ronaldo e Mayoral»
LAROMA24.IT - Alla fine la differenza la fanno sempre i gol. Il concetto è ribadito dallo stesso Paulo Fonseca alla fine di una partita in cui il tecnico della Roma ha visto comunque il bicchiere mezzo pieno. Fatto sta che la Roma ha incassato l'ennesimo ko negli scontri diretti. Il 2-0 subito dalla Juventus è un risultato comunque bugiardo visto il dominio territoriale dei giallorossi. Una superiorità però sterile, che non si è prodotta in risultati concreti.
Queste le opinioni presenti sui quotidiani in edicola oggi:
CORRIERE DELLA SERA (L. VALDISERRI)
Il bicchiere mezzo pieno è che la Roma ha giocato una partita più che dignitosa. Il bicchiere mezzo vuoto è che i big match di campionato sono diventati 7 e che contro Milan, Inter, Juve (2), Napoli, Lazio e Atalanta il raccolto è di 3 punti su 21 disponibili. La Roma ha provato a superare il suo limite ma, a un certo punto, ha accettato il Dna che la tiene ai confini della zona Champions ma sempre fuori dalla dimensione del sogno.
La Roma ha lasciato una buona impressione ma un’analisi sincera della partita deve partire da tre fatti importanti: 1) si è «portoghesizzata» per lunghi tratti, come tutte le squadre del paese di Paulo Fonseca prima dell’avvento di Cristiano Ronaldo: il possesso palla senza tiri in porta non basta; 2) il cambio Diawara-Villar è davvero inspiegabile; 3) la Juve ha giocato la partita che voleva, senza vergognarsi di sembrare bruttina, pur di non lasciare a Borja Mayoral la profondità e a Mkhitaryan e Veretout gli inserimenti. L’obiettivo di Fonseca è il quarto posto. Non è uomo da promesse o utopie, proprio per questo dovrà essere giudicato solo per i risultati.
LA STAMPA (G. GARANZINI)
Non molta Juve, questo no. Quella che serviva, che bastava, che pur consumando più il pedale del freno rispetto all’acceleratore si è portata a casa senza troppi patemi i punti che servivano.
Tredici minuti. Il tempo di ripassare, una volta di più, la differenza che passa tra Cristiano Ronaldo e, nella fattispecie, Borja Mayoral che resta comunque migliore dell’ultimo Dzeko. Di palloni qualunque nei paraggi dell’area di rigore la Roma ne ha avuti molti più degli avversari, prima e dopo: ma a Ronaldo è bastato quello, per trasformarlo in mezzo metro di spazio e in una frazione di secondo in una pepita d’oro che ha teoricamente indirizzato ma in realtà chiuso sul nascere il match. E quando agli spenti Mc Kennie e Morata sono subentrati Cuadrado e Kulusewski, un’idea del primo e una rifinitura del secondo hanno fatto da sigillo. A proposito anche di panchine.
IL GIORNALE (T. DAMASCELLI)
Il ritmo noiosissimo tra Juventus e Roma svegliato da Ronaldo (che strano!) e da un autogol di Ibanez, sesta vittoria ma con un football moscio senza trovare avversario vero, la Roma ha ripresentato il punito Dzeko ma ha pagato l'assenza di Pellegrini. Dunque è bastata una Juventus ordinaria nella quale Pirlo ha mischiato ancora una volta le carte, piazzando McKennie a sinistra e Rabiot a destra, ritardando l’innesto di Cuadrado poi decisivo per il raddoppio.
CORRIERE DELLO SPORT (I. ZAZZARONI)
La Juve ha fatto la partita che voleva, la Roma quella che in buona sostanza le ha permesso la Juve. Ha giocato meglio e di più, la squadra di Fonseca: ha mosso in continuazione il pallone, occupato il campo, prevalso nell'anticipo e nel ritmo, ma tutto il suo buono e bello si è puntualmente esaurito ai sedici metri, ovvero all’ingresso nel territorio di Bonucci, Chiellini e Alex Sandro. Una tigre senza artigli.
La Roma è ovviamente ancora distante dai campioni d’Italia, e non solo per le assenze di Smalling, Dzeko (per oltre un’ora), dell’irrinunciabile Pellegrini e di Pedro: il manovrato non le può bastare, se è vero, com'è vero, che dal doppio confronto, giocato entrambe le volte meglio, esce con un punto contro quattro.
Dzeko un pesciolone fuor d’acqua: ha tuttavia il dovere di recuperarsi da solo. Dicono che non abbia affatto gradito lo “sfasciamento”. Gli auguro di provare almeno a riconquistare i gradi di capitano con l'impegno, la sofferenza, una presenza forte e costante: ha fisico, colpi, piedi educati, senso tattico. Da qualche mese dà l’impressione di aver lasciato le p***e nello spogliatoio. Ronaldo, invece, le porta sempre con sé.
TUTTOSPORT (M. MARANI)
Se qualcuno dovesse scrivere una tesi sull’essenza della Juventus, farebbe bene a presentare una registrazione della partita di ieri all’Allianz stadium. Una Juve che sa soffrire, che regge l’urto in un primo tempo di assoluto palleggio romanista e che passa in vantaggio con il campione più grande, CR7, inventore di una giocata strepitosa in mezzo al poco della prima parte.
Nel primo tempo, la squadra bianconera ha sofferto perché le sono mancati ali uomini di palleggio. Né Cuadrado, vero regista occulto, né Bentancur, squalificato. Il solo Arthur era titolato a gestire il pallone in mezzo alle accelerazioni di Chiesa, ai tagli di McKennie, alle incursioni di Rabiot. Nessun palleggiatore, insomma, mentre dall’altra parte si alternavano eccellenti interpreti della materia: Villar e Veretout, Mkhitaryan e Spinazzola, uno dei migliori laterali in circolazione. Ma con quasi il 60% di possesso palla, la Roma non ha fatto neanche un tiro in porta nel primo tempo. La presenza di Dzeko dal primo minuto avrebbe aumentato le possibilità dei giallorossi, per l'ennesima volta respinti al confronto con una grande. Prima ancora, però, ha contato la tenuta della diga bianconera.