La penna degli Altri 05/12/2020 10:15

La politica mette a rischio gli stadi di Milano e Roma

stadio-della-roma tor di valle

MILANO FINANZA (A. MONTANARI) - I club li vogliono per incrementare i ricavi. I tifosi li sognano per avere una loro casa. L'archistar lo disegna con forme avveniristiche per lasciare il segno. La politica (locale) a volte se ne fa vanto. Lo stadio di proprietà per una squadra di calcio è un elemento essenziale per incrementare il giro d'affari e non essere vincolata ai diritti televisivi e, soprattutto, alle plusvalenze da cessione di giocatori.

Ma finora in Italia, i casi di successo sono davvero pochi: è sempre e solo la Juventus che, in tal senso, viene presa a modello. Due città centrali nel sistema sportivo quali Roma e Milano sono coinvolte, da qualche anno, in ambiziosi piani finanziari e immobiliari relativi alla costruzione di stadi di respiro internazionale. Nella Capitale questo tema era, sulla carta, una delle priorità di . Ma l'ex patron del club giallorosso ha abbandonato il percorso avviato, preferendo passare la patata bollente a Dan Friekdin, altro industriale americano subentrato al comando lo scorso agosto e già chiamato ricapitalizzare la società quotata: mercoledì 9 dicembre è in calendario l'assemblea per l'aumento da 210 milioni. Ma qualcosa, sul piano della realizzazione del nuovo stadio giallorosso deve essersi inceppato, se è vero che l'opzione Tor di Valle, già individuata dalla Roma di e avallata dalla giunta Raggi, è stata messa in discussione. E non solo perché, come ha rilevato Repubblica i terreni (in portafoglio a Eurnova, nel frattempo rilevata dal ceco Radovan Vitek che ha comprato anche le altre società, Parsitalia e Capital Dev, che facevano capo a Luca ) su cui avrebbe dovuto sorgere lo stadio sono stati pignorati. Vitek sta comunque già trattando per entrare in possesso di quei terreni e ha già dialogato con Friedkin trovando un'apertura. Ma il vero nodo è di natura politica. Perché il sindaco Virginia Raggi potrebbe prendere tempo e rinviare tutto a dopo le elezioni amministrative della prossima primavera. Motivo? Vuole evitare il rischio di presentarsi in giunta per il via libera definitivo e non avere voti a sufficienza.

Da qui le opzioni alternative per la Roma: Tor Vergata e il Flaminio. Ma su quest'ultima, suggestiva ipotesi ci sono ostacoli non da poco da superare. A partire dalle volumetrie dell'impianto da realizzare sullo scheletro della vecchia arena, che obbligherebbe a realizzare una struttura di dimensioni ridotte rispetto alle attese: a si stima comunque una capienza di 55-60mila spettatori. Inoltre, la zona è residenziale ed è scontato che ci sarebbero dure opposizioni da parte dei cittadini anche in termini legali. Senza trascurare che nell'area c'è un progetto immobiliare (residenziale) che Cassa Depositi e Prestiti sta portando avanti su un terreno di 35mila mq. Insomma, è altamente probabile che toccherà al nuovo sindaco della Capitale (al momento l'unico candidato ufficiale e Carlo Calenda mentre Pd e 5Stelle non si sono ancora d'accordo sul candidato unico, così come il Centrodestra) alzare il velo sullo . Considerando che se resta l'opzione principale, l'intero progetto d'insediamento (retail e direzionale) potrà essere rivisto per l'impatto del Covid-19.

Anche a Milano nella primavera 2021 sono in calendario le elezioni comunali. E la giunta guidata di Beppe Sala è attenta all'evoluzione dei piani di Milan e per la realizzazione dello stadio sul terreno comunale a fianco del Meazza, sempre in zona San Siro. Nonostante l'euforia del presidente rossonero, Paolo Scaroni, i tempi paiono essere lunghi. Arrivata la dichiarazione di pubblico interesse di principio da Palazzo Marino, adesso si entra nel vivo. A settembre i club hanno presentato una proposta, con un indice edificatorio di 0,51, che prevede la rifunzionalizzazione del Meazza coerente con le aspettative del Comune. Il piano dovrà comunque essere valutato dagli uffici preposti che si dovrebbero esprimere tra fine anno e inizio 2021. Poi va presentata la progettazione definitiva (al momento sono in corsa due opzioni) che può richiedere mesi per il completamento. Anche perché su un intervento da oltre 1 miliardo (con albergo e centro commerciale/direzionale) i costi di progettazione sono elevati, di alcune decine di milioni. Il colosso Webuild studia già il dossier ma deve pur sempre arrivare la dichiarazione finale di pubblico interesse. E non sono da escludere ricorsi dei residenti che, magari chiedendo la sospensiva, allungheranno i tempi tecnici. Poi tra aprile e maggio ci saranno le elezioni. E se anche il sindaco Sala dovesse ricandidarsi (non ha ancora sciolto le riserve) e vincere, il nuovo consiglio comunale dovrà valutare il dossier: il tutto non prima del prossimo settembre. Quindi, l'ok definitivo non arriverà prima di ottobre o novembre 2021. Tenendo presente che anche la Regione Lombardia ha voce in capitolo.

In Centro Italia ci sono due club, divisi dagli Appennini le cui nuove proprietà hanno messo in agenda la realizzazione dello stadio. Solo che a Firenze, dopo l'euforia iniziale, il nuovo patron viola Rocco Commisso, che ha già tenuto a precisare che non farà «la fine di Yonghong Li al Milan!», ha iniziato a frenare. Basti dire che lo scorso 27 novembre, rispondendo a un tifoso da New York, il proprietario del gruppo Mediacom ha fatto sapere che per il nuovo impianto di proprietà «vedremo se ci saranno le condizioni per poter lavorare e destinare altre cifre molto importanti anche a questa struttura». Sottolineando che «per come si stanno mettendo le cose, per quello che sento e leggo, ho tanta paura che uno stadio nuovo per la possa rimanere solo un sogno, forse irrealizzabile». Un percorso simile pare lo stia facendo anche il Fc di Joey Saputo. L'italo-canadese nel 2018 era partito lancia in resta per ammodernare il Dall'Ara, protetto da vincoli architettonici. All'inizio di quest'anno era stata costituita la società per la gestione e per il restyling dell'impianto. Poi lo scorso agosto la notizia della possibile costruzione di uno stadio «provvisorio» a Ravenna. Per ora, a oltre al rendering e alle buone intenzioni di Saputo, altro non c'è. In definitiva, l'unico che, finora, abbia dato concretezza alle parole è stato Antonio Percassi, patron dell'Atalanta: ha messo sul piatto, sostenuto da Ubi e Credito Sportivo, 25 milioni per riqualificare lo stadio di Bergamo. Senza dimenticare, in Serie A, la Dacia Arena dell'Udinese. Mentre il Cagliari conta di giocare nel nuovo impianto di proprietà nella stagione 2023/2024