La penna degli Altri 09/11/2020 08:03
Armeno Champions
IL TEMPO (T. CARMELLINI) - La Roma non si ferma più. Senza cinque titolari, tra cui spicca il nome di Dzeko (e al quale va aggiunta la perdita dopo 14 minuti di Spinazzola sostituito al volo da Bruno Peres), i giallorossi incassano a Genova tre punti pesantissimi per testa e classifica. Mkhitaryan si maschera da bomber, segna tre gol (e un altro glielo leva dall’incrocio l'ottimo Perin) e porta via anche il suo primo pallone in serie A. Si allunga così la striscia positiva della squadra di Fonseca che scavalca la Juve fermata all'Olimpico dal solito Caicedo e si piazza al terzo posto in classifica a pari merito col Napoli, a 3 punti dal Milan e con una sola lunghezza di ritardo dal Sassuolo sorprendentemente secondo.
Insomma, se i valori delle squadre di vetta sono questi, allora anche la Roma può dire la sua almeno per un posto in Champions. E la cosa bella è che i giallorossi stanno acquisendo questa consapevolezza, anche se la gara di ieri a un certo punto sembrava potersi trasformare in una tragedia già vista. Già, perché come spesso accaduto in passato, alla Roma non è bastato dominare un tempo, andare in vantaggio e sbagliare tutto il possibile per chiudere la gara. Co me sempre ha dovuto soffrire, sfiorare l'orlo del baratro, annusare i miasmi dell'inferno, prima di tornare a correre verso il paradiso. Subisce il gol del pareggio sull’unico tiro in porta fin lì del Genoa e poi perde la testa per i consueti quindici minuti nei quali poteva succedere di tutto, tra amnesie e svicolate, timori e vecchi spettri che tornano ad aleggiare nella testa dei giocatori.
Poi arriva l'intervento «divino» di Miki, che si elegge a messia del giorno e riporta i suoi sulla terra. L'armeno prende la Roma per mano (aiutato anche da un Pedro in formato stellare e da un buon Pellegrini: seppur a sprazzi) e la trascina oltre l'ostacolo. Gioco, partita, incontro. Non è servita nemmeno l’astuzia di una vecchia volpe come Maran che ha messo in campo tutti gli ex disponibili (nervoso Scamacca, più tattoo che player; invisibile Luca Pellegrini; ancora inconcludente il sovrappeso Destro: tutti pervasi dalla solita rabbia anti-romanista), perché non appena i giallorossi rialzano la testa si palesa la differenza (tecnica) tra le due squadre.
Certo, se Mayoral prima (gran pallonetto del solito Miki) e Cristante poi (fantastica apertura di capitan Pellegrini) avessero centrato la porta e qualcuno avesse spiegato a Bruno Peres che oltre a far su e giù sulla fascia può anche tirare in porta con un po’ di veemenza in più, forse a Fonseca sarebbe venuto qualche capello bianco in meno. Resta la prestazione, complessiva: buona, anzi qualcosa di più perché per lunghi tratti la squadra ha mostrato di trovarsi a suo agio con modulo e gioco arrivando in porta con tre tocchi a una velocità stellare. Un passo indietro per Smalling meno lucido del solito (tutta sua la responsabilità del gol genoano) e per Pau Lopez che continua a non convincere del tutto.
Il bilancio dice comunque: 18° risultato utile consecutivo sul campo nelle ultime 19 gare giocate, tre gol senza avere il bomber titolare e terzo posto che, con la sosta per la nazionale alle porte, fa molto bene al gruppo giallorosso. Sette giornate non vogliono dir nulla, ma sicuramente hanno fatto capire quanto quest'anno può succedere di tutto: nel bene o nel male.