La penna degli Altri 10/10/2020 11:27
Totti allo specchio
"Mi chiamo Francesco Totti" è l'evento più atteso della Festa del Cinema e a parlarne è il regista Alex Infascelli: «Un racconto intimo». Dall'infanzia all'atleta: l'esordio col Brescia, la corsa a guarire dall'infortunio per i Mondiali del 2006 fino allo psicodramma con l'allenatore Spalletti: «All'inizio si capirono, poi fu messo da parte e lo visse come un tradimento, diventò un film dell'orrore, si palesò un'altra persona, l'avversario era lui. Ma che metti anche Spalletti? Mi ha chiesto. Voleva parlare della Nazionale, ritrovava accanto in una fratellanza gli avversari, Buffon, Del Piero e si è reso conto che sono cresciuti insieme».
È un viaggio introspettivo, non c'è la dimensione mediatica. «Totti è solo se stesso, e poi è un dissacratore...Io non sono tifoso, sono rimasto colpito dalla persona, dal volto, mi sembrava uno di famiglia. Mi hanno colpito la semplicità, la generosità, un modo alla Forrest Gump di cui sono dotate alcune persone speciali, quasi opposto alla dannazione di un Kurt Cobain. C'è nel suo sguardo gentile, pacato una qualità empatica, una classicità, qualcosa di sovrumano e di molto terreno. Ci somiglia. Hai la sensazione di averlo incontrato, anche se non sei tifoso della Roma ha un peso umano che non ti lascia indifferente», ha aggiunto Infascelli.
(Corsera)