La penna degli Altri 04/09/2020 18:11
Dove sono gli ultrà
Il calcio costretto dal coronavirus fa giocare le partite in impianti deserti, privato della linfa che lo alimenta: i tifosi. A partire da quelli delle curve: gli ultrà. Un mondo che gode di pessima reputazione, guadagnata grazie a troppe giornate di violenza, ma anche quello di cui oggi, a spalti deserti, si capisce un po' di più il ruolo. [..] Ma l'attivismo dei gruppi resta alto, spostandosi dagli stadi alle strade. Raccolte di fondi, distribuzione di cibo, campagne contro il"calcio moderno", manifesti più adatti a un partito politico che al pallone, insomma, tutto va bene pur di non far dimenticare il proprio peso. Che a nessuno venga in mente che si possa far a meno di noi, è il messaggio. Per questo gli ultrà semplicemente continuano a fare gli ultrà, a partire dai ragazzi delle centinaia di gruppi che in primavera si erano schierati massicciamente contro la ripresa del campionato, coordinandosi tra di loro etappezzando le città di striscioni. C'è naturalmente anche chi ha davvero deciso di fare un passo indietro, e il più celebre è Claudio Galimberti, il Bocia, leader incontrastato della Curva Nord dell'Atalanta che da qualche tempo si è trasferito nella Marche. Nella sua scelta non c'entrano né i guai giudiziari e nemmeno il Daspo che lo ha colpito fino al 2020. Le ragioni vanno cercate nell'emergenza coronavirus che ha sconvolto la sua Bergamo: «Adesso ho un lavoro fisso in un peschereccio. Restare in città era diventato troppo angosciante» ha fatto sapere, pensando ai tanti morti di Bergamo. Dove gli ultrà locali, insieme hanno puntato sulla beneficenza, facendo partire la "Quarantena Azzurra" con l'obiettivo di raccogliere 50 mila euro per aiutare la ricerca nella lotta al Covid-19. «Stavolta non sosteniamo i giocatori, ma gli eroi in corsia e nei laboratori» spiega il portavoce Alessandro Cosentino. Stessa scelta fatta a Roma, dove gli ultrà giallorossi hanno raccolto fondi per l'ospedale Spallanzani. Senza dimenticare però il pallone: per mandare un messaggio forte e chiaro alla nuova dirigenza americana, hanno raccolto migliaia di firme per chiedere il ripristino del vecchio logo della squadra con la sigla Asr. Poi ci sono gli ultrà diffidati. Che hanno mantenuto le stesse abitudini. Anche adesso sono obbligati ad andare in Questura a firmare a orari stabiliti, come durante il campionato. Per questo decine di gruppi, dalla A alle serie minori, si sono mobilitati chiedendo che l'obbligo di firma venga ripristinato solo quando si potrà tornare allo stadio. Richiesta respinta. Più aperturista sembrerebbe essere il governo che, nella persona del viceministro dell'Interno Vito Crimi ha incontrato una delegazione di 108 gruppi che hanno chiesto maggiore libertà di tifo. [..]
(La Repubblica - Il Venerdì)