La penna degli Altri 04/05/2020 15:12
65 Sabatini. Cercano talenti e la "bolla di felicità"
La vita è una sigaretta da accendere, aspirare, tirare con voluttà e scuotere la cenere, perché in ogni esperienza c’è sempre qualcosa da buttare via. E, parlando di Walter Sabatini che l'altro ieri ha compiuto 65 anni, la metafora diventa realtà: il fumo, per lui, è stato (e, in parte, è ancora) un compagno dell’esistenza, un modo per addolcire un’amarezza, per festeggiare un trionfo o per ingannare un’attesa. Dell’avventura di Sabatini colpisce la generosità nel concedersi alla passione, il calcio ovviamente, e la fantasia con la quale, nei momenti difficili, ha saputo trovare la strada che conduceva all’uscita. Una volta disse, prendendo in prestito un’immagine dello scrittore argentino Jorge Luis Borges: «Per me il pallone è una sfera magica, per altri è soltanto una sfera di plastica». Gli tocca di vivere in un delicato equilibrio, perché il calcio di oggi è sempre più di plastica e sempre meno magico, ma una boccata di sigaretta aiuta a sopportare la discrepanza. Il vizio, ora, se lo può concedere a piccole dosi: dopo quello che gli è capitato, il malore, l’ospedale, il coma, non potrebbe neanche guardarlo il pacchetto, però lui la trasgressione ce l’ha nel sangue e la natura mica si può cambiare. [..]
Dietro la scrivania, anno dopo anno, si è costruito un ruolo che ha fatto la fortuna di molti presidenti. Numerosi i talenti scoperti, i giovani a cui ha dato fiducia: quando seguiva i ragazzi della Lazio intuì il talento di Nesta e di Di Vaio, a Trieste portò Riccardo Zampagna, a Perugia coccolò Rino Gattuso, a Palermo vide le potenzialità di Pastore e portò Josip Ilicic, alla Roma puntò su Salah e Pjanic. E sicuramente all’elenco mancano altri campioni che, grazie allo sguardo di Sabatini, hanno avuto la possibilità di salire sul palcoscenico. Dopo le esperienza all’Inter e alla Samp, ora c’è questa scommessa di Bologna: giovani da crescere, sconosciuti da portare alla notorietà nella speranza che, nel frattempo, il pallone torni a essere un mondo magico e non soltanto una sfera di plastica. A punteggiare i momenti di questa vita sospesa, al tempo del virus maledetto, per Sabatini ci sono i libri. «Mi aiutano a tirare avanti, m’insegnano» ha spiegato una volta. E allora le pagine di Dostoevskji e di Hemingway, di Garcìa Màrquez e di Dumas s’intrecciano a formare un’ideale catena sentimentale. Perché non si può vivere soltanto di pallone e, come ha dichiarato in una recente intervista, «attorno al calcio ci sono nani e ballerine. Diventa una patologia, ti fa pensare che sia importante solo un calcio d’angolo». Si avverte il bisogno di staccare la spina, di prendersi una pausa, di fermare quella scarica elettrica che percorre il corpo e lo scuote tutto fino a sconvolgerlo. E, per riflettere, che cosa c’è di meglio di un libro? Nulla. A parte una tirata di sigaretta...
(Gasport - A. Schianchi)