La penna degli Altri 07/09/2019 16:20

Sfida all'ultimo diritto

Lazio - Udinese

MF - MILANO FINANZA (A. MONTANARI) - Se il giro d'affari del calciomercato cresce (la Serie A ha fatto registrato il terzo monte-investimenti estivi in Europa), altrettanto non può dirsi per il business dei diritti televisivi (l'Italia è il fanalino di coda, escludendo la vendita delle immagini all'estero). Ciò perché, come già rilevato da MF Milano Finanza lo scorso 24 agosto, il bacino d'utenza del calcio e dello sport in tv si è ristretto: si sono persi almeno 500 mila abbonati negli ultimi anni, complici anche lo spegnimento del progetto Mediaset Premium, la crisi economica e il calo d'interesse per il massimo campionato, da otto anni dominato dalla . Ed è proprio in tal senso che, come emerso nelle scorse settimane, Sky Italia (5,24 milioni di clienti e oggi controllata dal colosso Usa Comcast) ha deciso di stringere un patto d'acciaio con Tim ma soprattutto con Dazn, ossia la Netflix del calcio da 1-1,3 milioni di clienti stimati (il numero è oscillante per la brevità della durata del contratto, che è su base mensile), per mettere a disposizione degli utenti, su un canale dedicato, tutte le 10 partite del massimo campionato, oltre al meglio della B, della Liga spagnola, della Ligue1 francese (dove è planato Mauro Icardi, ex ) e altri campionati europei e internazionali. Senza trascurare il fatto che la stessa pay tv guidata da Andrea Zappia, e in Italia da Maximo Ibarra, entro fine anno definirà un'intesa strategica proprio con la stessa Netflix per sviluppare ancora di più l'offerta di SkyQ. Perché il futuro dell'intrattenimento video va nella direzione degli Over-The-Top e anche per l'antica regola del «se non puoi sconfiggere il tuo nemico, fattelo amico».

E mentre Dazn (operatore attivo anche in Canada Giappone. Germania, Austria e Svizzera tedesca) sta studiando la quotazione a Londra, Sky deve iniziare a fare i conti con il futuro che la attende in Italia in fatto di immagini televisive. Perché, come è noto, la Lega Serie A ha avviato una lunga trattativa con l'operatore spagnolo Mediapro (rappresentato in Italia da Marco Bogarelli, ex top manager di Inf ent e uno dei professionisti di maggior influenza nel settore, e da Matteo Mammì, ex Sky) per dare vita al canale tematico della Confindustria del pallone, sulla falsariga del progetto lanciato in Francia (diritti acquisiti per 1,15 miliardi) che, però, ha già sollevato qualche malumore da parte dei club di calcio transalpini per i ritardi nella definizione di alcune pratiche di pagamento e della governance del canale. La sfida Sky-Mediapro è decisiva per il futuro del calcio, visto che dagli incassi legati alle vendite dei match arriva la linfa vitale alle squadre di caldo, oggi sempre più alla caccia di quelle plusvalenze che gonfiano i conti. La Serie A all'ultima asta ha incamerato solo 973 milioni su base annua per i match da trasmettere sul mercato interno. Una cifra che poi lievita grazie ai diritti della Coppa Italia e alla cessione dei diritti internazionali: per un totale che sfiora gli 1,4 miliardi.

In tale contesto si è inserita Mediapro, che ha messo sul piatto un'offerta da 1,283 miliardi che alletta i vertici della Lega. Ma sia il presidente Gaetano Miccichè, sia l'ad Luigi De Siervo vogliono vederci chiaro e capire meglio lo sviluppo del progetto. Non foss'altro perché un business plan definitivo ancora non c'è. Anche se nei piani di Mediapro c'è l'intenzione di offrire l'abbonamento al canale per 30 euro al mese per portare il bacino d'utenza dei tifosi-clienti dagli attuali 3,5 milioni a 4 milioni. Un traguardo non semplice da tagliare, anche se il piano prevede un modello aperto nel quale si punta a fare accordi differenti con i vari distributori , creando pacchetti ad hoc e contenuti dedicati.

Ma se sulla carta tutto sempre semplice, bisogna poi concretamente vedere come questo disegno diventerà realizzabile, con la consapevolezza che, comunque, Sky ha altri due anni di diritti in portafoglio da gestire e valorizzare. Ed è in tal senso che la pay tv potrebbe cercare nuovi canali distributivi in futuro. Anche se con ogni probabilità lo spartiacque sarà la risoluzione della questione R2, la piattaforma tecnologica di Mediaset Premium che Sky doveva rilevare e che invece l'Antitrust ha bloccato. Il dossier è caldo, visto che la tv satellitare ha fatto ricorso per potere avere, in un contesto di mercato decisamente differente da quello del recente passato, mani libere sul digitale. Nel marzo 2020 si dovrebbe arrivare al giudizio finale: Sky spera nella vittoria, in modo tale da comprare e gestire anche i diritti per gli Ott. Ed è questo probabilmente lo scoglio che sta rallentando la trattativa tra Mediapro e Lega Serie A per la nascita del canale tematico.

Nel frattempo Miccichè e De Siervo stanno lavorando all'ampliamento del raggio d'azione del business portando la Confindustria del pallone ad aprire sedi a New York, poi in Cina (tra Shanghai, Pechino e Singapore), nel Middle East (probabilmente a Dubai) e a Londra. L'obiettivo è recuperare il gap non colmato negli ultimi 15-20 anni, puntando su marketing, comunicazione, engagement, partnership e iniziative commerciali per incrementare i ricavi. Contestualmente, però, oltre alla lotta alla pirateria - in Italia si stimano 2 milioni di utenti non paganti - la Lega intende chiudere i conti con il passato. E, dopo l'iniziativa di Torino, e Chievo, anticipata da MF- Milano Finanza, che hanno chiesto 554,6 milioni di danni all'americana Img, toccherà proprio alla Lega farsi promotrice di un'azione risarcitoria complessiva (chiedendo il ritiro di quelle dei singoli dub) in scia alla maxi-multa Antitrust (67 milioni) comminata a MP Silva (63 milioni), B4 e la stessa Img. La decisione con ogni probabilità verrà presa alla prossima assemblea. Gli advisor coinvolti stanno facendo le verifiche econometriche del danno potenziale causato dal cartello messo in atto dal 2008 al 2015 dai tre soggetti multati, i quali cedendo le immagini all'estero a cifre decisamente più basse rispetto ai valori potenziali- basta confrontare i 90 milioni del 2010-2012 con i 371 milioni incassati per il triennio 2018-2021 per capire che qualcosa, come evidenziato dall'Antitrust, non torna - per permettere ai vertici della Lega di procedere in sede legale. L'intenzione è non lasciare nulla di intentato per potere ottenere un robusto risarcimento. Non ci si limiterà a far causa al colosso americano Img, ma anche a MP Silva (fondata da Riccardo Silva e da alcuni anni a controllo cinese) e a B4, che nel frattempo sono state poste in liquidazione, andando a cercare anche le disponibilità e le risorse dei rispettivi azionisti e imprenditori dell'epoca.