La penna degli Altri 17/09/2019 15:18
Ricatti alla Juventus per il business biglietti: arrestati i capi ultrà `
IL MESSAGGERO - Ricatti ed estorsioni. Le minacce dei capi ultrà alla Juve diventano concrete in due riunioni del giugno del 2017: sono stati tagliati i biglietti gratuiti e gli omaggi, comincia la pesantissima vendetta. Il gip Rosanna Croce che ha mandato in carcere i vertici del tifo organizzato, definisce una «pesantissima attività estorsiva» nei confronti della società bianconera quella messa in atto dai dodici indagati. I protagonisti sono volti notissimi della curva sud.
Se non otterranno i privilegi di sempre metteranno la società in difficoltà, cori razzisti e disordini, che costano squalifiche e multe. Ed è andata davvero così. Fino alla denuncia del club, che ha fatto scattare l'indagine. Sono dodici le misure cautelari, sei in carcere, quattro ai domiciliari, due con obbligo di dimora. Le accuse vanno dall'associazione a delinquere, all'estorsione aggravata, fino autoriciclaggio e alla violenza privata. Dodici misure cautelari, sei in carcere e sei ai domiciliari. Venticinque sono indagati per violenza privata aggravata, nella mega inchiesta che ieri ha portato la Digos in 15 città. Sequestra bandiere e striscioni con simboli nazisti e fascisti, bassorilievi che rappresentano Mussolini, calendari e quadri del Duce. Miglior capo. E adesso a lanciare l'allarme è il questore Giuseppe de Matteis: «Nella curva si è creato un vuoto. E le reazioni sono prevedibili». Già da Juve-Verona prevista per sabato.
GLI ARRESTATI - I nomi sono quelli del presidente Dino Mocciola, leader dei Drughi, con un curriculum criminale di tutto rispetto: una condanna per l'omicidio di un carabiniere durante una rapina, quattro daspo, la sorveglianza speciale per esser stato «interlocutore privilegiato» di esponenti della ndrangheta interessati al business dei biglietti per le partite della Juve. Quindi i suoi colonnelli, Salvatore Cava detto Corona, Sergio Genre e Domenico Scarano, e il lanciacori Luca Pavarino.
IL VIA AGLI INSULTI - È Pavarino che fa partire gli insulti contro Koulibaly durante la partita Juve-Napoli: costeranno un turno di chiusura della curva e 10mila euro di multa alla società bianconera. Ma ci sono anche Umberto Toia, capo di Tradizione, Roberto Drago e Fabio Trincherio dei Viking, Cristian Fasoli del Nucleo 1985 e Giuseppe Franzo, che formalmente non appartiene a nessun gruppo ma è una sorta di loro portavoce.
È proprio quest'ultimo, assieme a Fasoli, Trincherio, Drago e Toia, ad incontrare il 7 giugno del 2017 Alberto Pairetto, responsabile dei rapporti con i tifosi per la società, la cui denuncia farà partire l'inchiesta. Scrive il Gip, tra i capi ultrà vi era «un accordo diretto a controllare le azioni poste in essere nel corso delle partite giocate dalla Juve, un cosiddetto cartello» creato dai gruppi per imporre la loro «forza intimidatrice». Che non risparmiava nessuno: società, tifosi normali e anche altri gruppi organizzati.
Di tutto questo era ben consapevole anche il presidente bianconero Andrea Agnelli, che ai pm spiega come la denuncia di Pairetto rappresenti un «punto di rottura» con il passato. «Alle loro richieste - mette a verbale - la società è stata costretta ad aderire, consapevole delle possibili conseguenze negative come cori razzisti ed altre condotte idonee e a comportare sanzioni pecuniarie, squalifiche o la chiusura della curva».
Ai pm Pairetto racconta la reazione degli ultrà quando lui stesso gli comunica che non ci saranno più favori. «Allora si torna ai vecchi metodi» dice Toia. Proteste fuori lo stadio e davanti alla sede della società, disturbo degli allenamenti, fumogeni in campo e cori razzisti.