La penna degli Altri 05/07/2019 13:01

L’amaro del capo

AS Roma, conferenza stampa Gianluca Petrachi

IL MESSAGGERO (A. ANGELONI) - Il signor Gianluca Petrachi si presenta a Trigoria. Quasi con la voce di , suo amico e salentino come lui, che ha scelto un'altra strada. Non ride quasi mai, in effetti non c'era nulla da ridere, ha lo sguardo severo e si definisce un «direttore sportivo da campo». Sostiene che non parlerà con i giornalisti («sono omertoso»), e qui otterrà facili consensi dai tifosi, che vengono definiti tra i migliori, «quelli che ti fanno venire la pelle d'oca anche da avversario». Di cose ne dice, con molta sincerità. La sensazione è che il suo ingresso non sia proprio da definire in punta di piedi. Non sembra un timorato, uno che si fa travolgere dall'immenso nome di Roma o da proclami di vittorie. Sembra a suo agio, nel dire (lo abbiamo ascoltato) e nel fare (lo scopriremo, e qualcosa già abbiamo scoperto). Petrachi entra dalla porta principale, non bussa, irrompe e sistema in ordine sparso: , Baldini, Barella, , Zaniolo, poi via via tocca tutti, da a Higuain, fino a Icardi. Segna il territorio: «Fienga è il mio unico referente». Punto. Chiarisce la posizione di Baldini e la sua posizione da consigliere del presidente: «Lui mi ha proposto, ma sono stato chiaro: non transigo sulle scelte. La società mi deve dire possiamo o non possiamo fare questa spesa, ma sul discorso tecnico sono io a prendere la decisione e la responsabilità degli acquisti, non ho un budget. Non sarà Franco Baldini a condizionarmi. Lui può essere una risorsa. Serve collaborazione: se non dovesse andare così non sarò più seduto su questa sedia». Carattere.

IL DECISIONISTA - Qui il campanello d'allarme inevitabilmente suona, visti i precedenti. A meno che non sia davvero cambiata la situazione e questo non può che essere auspicabile. Petrachi, così a guardarlo, non sembra uno che accetta compromessi. Ma uno, forse, l'ha già dovuto accettare, quando ha parlato di Fonseca, del quale ama il gioco «codificato e offensivo». Quindi, ok a Fonseca che, a suo dire, ci stupirà. Ben diverso il portoghese dal suo amico , che ha provato a portare a Roma. Allenatori diversi tra loro. «Antonio vuole vincere subito e ha visto nell' una squadra più pronta. Gli ho solo detto che farlo a Roma sarebbe stato bellissimo». E Petrachi proverà a farlo, ma non lo promette. «Bisogna essere realisti, sarei stupido se parlassi di vittorie. La Roma è all'anno zero, bisogna costruire. I miei colleghi mi dicevano: ma che vai a fare alla Roma? Mi piacciono le sfide, rispondevo. Questa è una squadra che deve ripartire con dei valori e nuovi principi. I giocatori devono avere qualità morali, non pensare solo al dio denaro o ad avere la pancia piena. Io scelgo prima gli uomini poi i calciatori. La Roma non è una succursale, chi viene a Roma deve avere entusiasmo».

LA VOCE DEL BOSS - Fa capire chiaramente che gli piace Higuain, così come Icardi, che la sua Roma dovrà ripartire dai giovani e non solo. «Un mix di gioventù ed esperienza, alla squadra serve un po' di sciabola e un po' di fioretto». Ma prima di spianare la strada a Gonzalo prepara l'uscita dirompente di . «Non deve passare il messaggio che uno si sveglia il mattino, decide di andar via e ci ricatta. Non mi piace essere preso per la gola. Non mi interessa se un giocatore ha raggiunto un accordo con un'altra società (l', ndr), non deve pensare di stare a casa sua, non è il padrone. Diawara mi ha chiamato e mi ha detto che è pronto a non fare le vacanze per fare il ritiro. Questo è il senso di appartenenza e entusiasmo che voglio ritrovare in ogni giocatore. Higuain? Se vuole riemergere, la squadra migliore per farlo è la Roma. Qui potrebbe seguire le orme di Batistuta». Chiaro, no? Usa più o meno lo stesso tono con Barella. «Era contento di venire alla Roma, poi c'è stato l'addio di Monchi e si è perso tempo per chiudere. Si è inserita l' e ha fatto la sua proposta e , che è molto bravo a motivare i giocatori, lo ha chiamato. Io non ho mai cercato Barella. È il Cagliari che ha cercato la Roma dicendo che l' traccheggiava. Per me era già difficile da prima: il giocatore vuole andare a Milano. Per me è un capitalo chiuso».

IL BABY D'ORO - Capitolo non chiuso con Zaniolo, sul quale versa parole non proprio dolcissime. «Ha avuto un grande exploit, ma non ha avuto un buon fine di campionato. Qui si fa presto a creare dei miti, io amo la concretezza, Nicolò ha le qualità per arrivare al top. Se le mette in mostra sarà il fiore all'occhiello, ma deve stare con i piedi per terra perché a questa età si fa presto a perdere il senso della ragione. Nell'ultimo periodo ha smarrito questi concetti, e quando tornerà ci parlerò. L'importante è che capisca che deve migliorare e che ancora non ha fatto nulla». In linea il discorso su . «Mi piacerebbe se restasse, c'è la volontà di rinnovargli il contratto, poi non bisogna strafare: io non posso competere con la Cina. Se vuole restare cercherò di accontentarlo, se invece vuole andare io non lo trattengo». Infine, messaggio tutto da interpretare su . Parole che arrivano legate al discorso sul senso di appartenenza, perso con gli addii a e . «È il capitano, il senso di appartenenza deve essere in ognuno di noi. I giocatori lo devono dimostrare con i fatti non con le chiacchiere. Ho visto giocatori che facevano un gol, baciavano la maglia e poi dicevano che non vedevano l'ora di andarsene. Per me esiste solo la Roma, se vedo che qualcuno fa il fenomeno non avrà vita lunga qui». Il territorio è tracciato. Auguri.