La penna degli Altri 19/05/2019 15:02
IL PUNTO DELLA DOMENICA - CARMELLINI: "Fine dei giochi, vince solo la contestazione" - CALAMAI: "Senza Champions si chiude un ciclo"
LAROMA24.IT - Un finale che pareva già scritto. Dopo De Rossi, la Roma saluta anche la Champions League. Lo 0-0 di Reggio Emilia certifica la quasi matematica esclusione dalla lotta per il quarto posto e complica anche la situazione per l'Europa League. Tutto, come nelle ultime settmane, è legato anche al destino delle altre
Ecco i commenti di alcuni degli opinionisti più importanti della stampa, pubblicati sulle colonne dei quotidiani oggi in edicola
IL TEMPO (T. CARMELLINI)
La Roma si butta via. I giallorossi si divorano un'occasione dietro l’altra e alla fine il Sassuolo strappa lo 0-0. Nei minuti di recupero la beffa: Fazio trova il gol ma l'arbitro annulla per fuorigioco passivo di Dzeko. Un pareggio che complica pesantemente la rincorsa europea dei giallorossi.
Non bastano novantasette minuti giocati a una porta, due pali e molto altro per portar via tre punti che sarebbero stati fondamentali alla Roma in chiave Europa. Nell’anticipo al Mapei Stadium con un Sassuolo inspiegabilmente dal dente avvelenato vince solo la protesta giallorossa contro Pallotta: per il resto è un pareggio a reti inviolate che fa solo aumentare la rabbia per una stagione nata e finita peggio.
Una stagione maledetta sulla quale lo strappo con De Rossi non ha fatto che gettare altra benzina sul fuoco: difficile immaginarla peggio di così, anche sei ieri sera all'ingresso nel finale del giovane Di Francesco per un momento ci hanno pensato in molti che poteva finire peggio. Il bilancio, sesto «clean sheet» di Mirante a parte, è amaro a dir poco perché con questo risultato, dopo aver salutato la Champions, anche l'Europa League diventa a forte rischio: ora la qualificazione dipende da una serie di incastri pazzeschi e il destino giallorosso non solo da quello che gli uomini di Ranieri faranno in campo nell’ultimo match contro il Parma all'Olimpico. Una partita che sarà piuttosto una battaglia a trecento sessanta gradi e rischia di diventare l'ennesimo tutti contro tutti che potrà solo peggiorare le cose.
Di sicuro si sa come finirà sugli spalti, perché per quella che sarà l’ultima partita di De Rossi con la maglia giallorossa, si prospetta una contestazione vecchia maniera e anticipata chiaramente dalla protesta di sabato all’Eur e di ieri al Mapei Stadium. Sugli spalti, sponda giallorossa, fregava poco o niente della partita tutti concentrati a menare su Pallotta reo di aver «cacciato» in quel modo De Rossi. Protesta giusta, legittima, per certi versi inevitabile perché non si possono spazzar via così le bandiere vanno almeno ammainate, ma che ha però spostato troppo l'attenzione sulla partita che avrebbe potuto cambiare la stagione della Roma. Almeno salvarla.
E invece, forzare la mano per mandar via un proprietario (che non se ne andrà comunque), è diventata ad un tratto l’unico scopo di vita di una tifoseria ormai disperata. È iniziata male, è proseguita peggio, ma può sempre andar peggio...
GAZZETTA DELLO SPORT (L. CALAMAI)
Non ci sono sorrisi per la Roma. Al tormentone De Rossi si aggiunge il pari col Sassuolo che allontana la squadra giallorossa dai posti Champions. Senza i soldi veri dell’Europa si chiude un ciclo. Non facile da gestire per il presidente Pallotta. La Roma, in questo momento, ha un futuro tutto da disegnare. Serviranno un nuovo allenatore, un nuovo uomo mercato, un nuovo leader e, probabilmente, anche un nuovo bomber visto che senza la Champions sarà quasi impossibile trattenere Dzeko. La volata che anima questo finale di campionato perde una grande protagonista.
CORRIERE DELLO SPORT (F. DE CORE)
Il traumatico addio di De Rossi ha reso ancora più evidente la frattura non solo tra il club a più teste e i suoi tifosi, ma anche il dissolvimento di quel che è rimasto della squadra, governata da un tecnico che ha salutato Trigoria con signorilità e popolata da (molti) giocatori con i bagagli già chiusi. Mai la proprietà americana è stata così lontana dalla città, dai suoi umori, dal suo modo di vivere il calcio, e quindi così invisa come in questi giorni capricciosi di maggio.
Quanto tutto ciò peserà sulla ennesima (ri)costruzione della Roma è facile intuirlo: comporre i cocci di un vaso distrutto con accanito autolesionismo sarà molto complesso. Così, domenica prossima, Roma-Parma - partita che diciotto anni fa segnò l’apoteosi dello scudetto giallorosso - diventerà beffardamente una festa d’addio (per De Rossi) e insieme un atto d’accusa (per la società). In ogni caso, in un Olimpico pieno tra lacrime e slogan, una sofferenza. In ortodosso stile romanista.