La penna degli Altri 13/05/2019 16:30
IL PUNTO DEL LUNEDI' - CROSETTI: "Vittoria contro una Juve distratta" - PERRONE: "Ora bisogna solo vincere e sperare" - CARMELLINI: "Ranieri ha resuscitato una squadra morta"
LAROMA24.IT - La vittoria ottenuta dalla Roma contro la Juventus ha il sapore della beffa. A due giornate dalla fine infatti i giallorossi non sono certi neanche di un posto in Europa League, ma nonostante questo, c'è ancora una piccola possibilità di andare addirittura in Champions ma, in questo caso, non dipende solo dagli uomini di Ranieri. Secondo Tiziano Carmellini de 'Il Tempo' per Dzeko&co: "Resta l'Europa League, porta secondaria per evitare il collasso collettivo e provare a salvare almeno qualcosa in vista della prossima annata: altrimenti sarebbe tragedia vera. Ha provato a salvare, forse troppo tardi, chiamando il maresciallo Ranieri che ha fatto davvero tutto quello che ha potuto: partita dopo partita ha resuscitato una squadra morta". Dello stesso avviso anche Tonino Cagnucci sulle pagine de 'Il Romanista': "Una vittoria sulla Juve anche se probabilmente inutile per la Champions non puoi catalogarla come inutile. E non solo perché comunque un pugno di percentuale te la regala per un obiettivo realisticamente sempre più lontano (il quarto posto), e nemmeno perché per la Roma fare almeno l'Europa League il prossimo anno dev'essere un dovere". Chi non sembra aver abbandonato le speranze di raggiungere un posto in Champions è invece Marco Lobasso di 'Leggo': "La corsa continua. La Roma non molla e resta agganciata alla speranza e ai numeri per un posto nella tanto sognata Champions. Difficile ma non impossibile. Dopo la vittoria con la Juve serviranno altre due successi nelle ultime due giornate e poi bisognerà fare i conti, considerando che i giallorossi, negli scontri diretti con Atalanta e Milan, sono battuti. Sarebbe anche bella questa ultima parte di campionato se non fosse che la Roma, senza la difficile stagione con il cambio di Di Francesco, potrebbe oggi essere molto più su in classifica".
Ecco i commenti di alcuni degli opinionisti più importanti della stampa, pubblicati sulle colonne dei quotidiani oggi in edicola
LA REPUBBLICA (M. CROSETTI)
Da quando ha raccolto quella primizia di scudetto la vigilia di Pasqua, la Juve non ha più vinto una partita. Non che non le importi, ma è fisiologicamente vuota. All’Olimpico è stata maltrattata, poco Juventus nel contenuto e niente nella forma, dentro bizzarre casacche da corsa dei cavalli: su Internet già imperversa una zebra con la testa nera, il sedere bianco e una striscetta rosa nel mezzo. Questo parziale disimpegno juventino scivola addosso alle prossime Europee, dove i sondaggi ora danno la Roma in netta risalita e l’Atalanta ancora in maggioranza. E tra una settimana ci sarà proprio Juve-Atalanta, non di pomeriggio come previsto, ma di sera. L’ha chiesto la Juventus per ragioni coreografiche: le luci stroboscopiche nella discoteca dello Stadium hanno bisogno del buio. Ed è così che la Juventus con i cappellini di cartone, gli ombrellini nello spritz e le trombette scriverà gli inviti per la Champions, manifestazione che non riesce mai a vincere ma a condizionare sì. Nessuno l’ha fatto apposta, però la Juve che perde contro la Roma giocando non male, forse Allegri s’è distratto, e attende l’Atalanta come ingombro prima della festa ci racconta di un torneo che ha da tempo dimenticato la contemporaneità, per non dire le pari opportunità. Ora anche il Milan vorrebbe giocare domenica sera, e nel frattempo l’Atalanta avrà pure la finale di Coppa Italia mercoledì, Coppa che ha visto trascorrere due assurdi mesi tra una semifinale e l’altra per mancanza di spazio: nel calendario, solo posti in piedi. Tutto abbastanza assurdo, perché la Champions vale un sacco di soldi e non può essere avvicinata a singhiozzo, anche per rispetto dei tifosi che comprano il biglietto, organizzano la trasferta, spostano il battesimo del nipote dello zio Ignazio e poi scoprono che la partita si gioca la sera, così il dj della Juve è contento. Eppure basterebbe sporgersi un attimo dalla finestra sul nostro cortile, allungare lo sguardo fino in Inghilterra e Spagna per accorgersi che da quelle parti i campionati non si concludono col posticipo dell’anticipo posticipato e neppure con l’anticipo del posticipo slittato. Là si gioca, semplicemente, tutti insieme e alla stessa ora, le tivù versano ugualmente una montagna di denaro ai club e nessuno ci rimette. Il calendario, come la mamma, la bandiera e i colori sociali non si cambiano solo per fare cassetta, se hai la maglia a righe non ci metti i quadratoni, se hai comprato il biglietto per una gara il sabato non la dovrai vedere il venerdì, tipo il derby della Mole, partita stranamente decisa dai calciatori e non dai grafici o dai coreografi
CORRIERE DELLO SPORT (R. PERRONE)
Motivazione e sofferenza. Così la Roma costruisce un successo importantissimo sulla Juventus. La Roma ha qualcosa da afferrare, la Juventus no. La Roma "sente" la zona Champions, la Juventus si sente in vacanza. Adesso il rigore parato da Mirante a Genova diventa la pietra d'angolo su cui i giallorossi possono costruire la qualificazione all'Europa, perfino a quella che conta di più. La possibilità c'è, bisogna vincere sempre e sperare che qualcuno scivoli. Perché c'è un po' di traffico in quella parte della classifica. Ma battere la Juventus non è mai scontato e vale doppio. La Roma di Claudio Ranieri dimostra di voler stare attaccata al suo obiettivo. Ha scorie, ruggini da finale di stagione, ma c'è. Ha uomini in grado di risolvere una partita, ma anche di soffrire, di stringere i denti, come è avvenuto nel primo tempo, quando Madama spadroneggia, l'istinto e la prepotenza del primo della classe. Poi, però, misurando l'intensità della fatica di maggio e gli errori, tanti, troppi, da una parte e dall'altra, quelli bianconeri pesano di più. Quando pure quelli che ancora puntellano il gruppo - altri sono in evidente disarmo da settimane - la Roma afferra un pezzo di speranza che pensava di aver perduto. Due settimane, due vittorie. Questo è il minimo.
LA GAZZETTA DELLO SPORT (L. CALAMAI)
E’ come uno sprint al Giro d’Italia. Un tuffo sul traguardo. Trattenendo il respiro. La volata Champions è altrettanto incerta ed emozionante. In palio non c’è solo un risultato sportivo. La Coppa più importante d’Europa vale molto di più. Garantisce un ricco assegno da investire sul mercato. La possibilità, per i nostri club di vertice, di continuare a crescere. Atalanta e Inter hanno un piccolo vantaggio. Lo dice la classifica. Niente, però, di decisivo. La Dea per il momento è al terzo posto. Da sola. E sta smentendo tutti i luoghi comuni, uno in particolare: partecipare ai preliminari estivi di Europa League vuol dire arrivare con le gambe dei giocatori vuote a primavera. La squadra di Gasperini, invece, vola. [..] L’Inter stasera può riprendersi il terzo posto. Col Chievo dovrebbe essere poco più che una formalità. In caso contrario si parlerebbe di suicidio nerazzurro. [..] Di sicuro, ha reagito benissimo il gruppo-Milan alle voci che vogliono Gattuso con la valigia pronta. Ringhio, come sempre, è riuscito a entrare nel cuore della sua squadra. E ora può anche fare a meno dei gol di Piatek. Certo, se il Milan riuscisse a conquistare un posto in Champions il lavoro di Gattuso dovrebbe essere valutato con grande attenzione. Vero Leonardo? Stesso discorso per la Roma che ha ritrovato la sua identità con Ranieri, altro allenatore in scadenza. I giallorossi lo hanno dimostrato anche contro Cristiano Ronaldo. Milan e Roma hanno entusiasmo, giocatori in forma e guardando il calendario hanno ottime possibilità di chiudere a quota 68. Atalanta e Inter non possono permettersi neppure un attimo di incertezza. Altrimenti rischiano il sorpasso.
IL MESSAGGERO (M. CAPUTI)
C on ancora negli occhi lo splendore delle semifinali di Champions League, e preso atto dell’assoluto dominio inglese con 4 squadre nelle due finali europee, le attenzioni della domenica non potevano che riversarsi su chi, tra City e Liverpool, avrebbe vinto la Premier League. Un po’ masochisti e un po’ costretti dalla povertà del menù calcistico italiano a dare un’occhiata in Inghilterra, chi ha seguito la conquista del secondo titolo consecutivo di Guardiola avrà subìto lo spiacevole effetto collaterale del confronto impietoso con il nostro campionato. Purtroppo siamo lontani anni luce, sotto ogni punto di vista: economico, tecnico e spettacolare. Per non parlare degli stadi, della bellezza di quei prati verdi e perfetti o della cornice di pubblico. Se non fosse per l’incertezza per i due posti Champions e per la lotta salvezza, lo scenario sarebbe deprimente. City e Liverpool ci hanno riportato indietro a quei campionati che anche da noi, un tempo, erano incerti fino all’ultimo. Sono passati 16 anni da quel famoso 5 maggio quando l’Inter, perdendo all’Olimpico, fu scavalcata da Juventus e Roma, e finì addirittura terza in un campionato che l’aveva vista in testa per quasi tutto il girone di ritorno. Se la stagione scorsa non ci fosse stato il Napoli, avremmo perso il ricordo di cosa significhi un campionato equilibrato e combattuto. Il problema non è tanto la Juventus che domina, ma la mediocrità di tutte le altre, con l’Atalanta piacevolissima eccezione. Per tecnica e mentalità - ma soprattutto sotto l’aspetto strutturale e imprenditoriale - il nostro calcio è stabilmente in fuorigioco.
IL ROMANISTA (T. CAGNUCCI)
Romero. Una delle prime cose che ti vengono in testa dopo aver battuto la Juve è Romero.E non ti chiedi perché sei tu Romero, ma ti chiedi come avete fatto a farlo segnare, in quel modo, a quel minuto, come avete fatto a sprecare tutto a Genova, come avete fatto tre quarti di stagione quest'anno... Però almeno stanotte l'urlo più forte è ancora Roma. Una vittoria sulla Juve anche se probabilmente inutile per la Champions non puoi catalogarla, appunto, come inutile. E non solo perché comunque un pugno di percentuale te la regala per un obiettivo realisticamente sempre più lontano (il quarto posto), e nemmeno perché per la Roma fare almeno l'Europa League il prossimo anno dev'essere un dovere [..]
LEGGO (M. LOBASSO)
La corsa continua. La Roma non molla e resta agganciata alla speranza e ai numeri per un posto nella tanto sognata Champions. Difficile ma non impossibile. Dopo la vittoria con la Juve serviranno altre due successi nelle ultime due giornate e poi bisognerà fare i conti, considerando che i giallorossi, negli scontri diretti con Atalanta e Milan, sono battuti. Sarebbe anche bella questa ultima parte di campionato se non fosse che la Roma, senza la difficile stagione con il cambio di Di Francesco, potrebbe oggi essere molto più su in classifica. E visti i risultati che sta ottenendo Ranieri in questo ultimo scorcio di campionato, viene da pensare che se il cambio in panchina fosse arrivato prima...
Resta la vittoria di orgoglio della Roma contro i campioni d'Italia, che regala un po' di dolce in una stagione amara. Una ripresa da Roma, mentre nel primo tempo Mirante è stato fantastico e ha salvato lo 0-0. Anche il portiere è una scelta di Ranieri, tanto per cambiare. Ah, Ranieri. Fosse arrivato prima...
La Lazio, invece, è troppo dietro per sperare e, anche se contro il Cagliari ha vinto bene ed è piaciuta, ormai pensa solo alla finale di Coppa Italia con l'Atalanta di mercoledì prossimo all'Olimpico. Una situazione rischiosa: può solo vincere, altrimenti rivoluzione. Meglio non pensarci.
IL TEMPO (T. CARMELLINI)
Tre punti pesantissimi in chiave Europa League per la Roma contro i campioni d'Italia in carica della Juventus. Con il cuore e con l'esperienza: prima di Mirante che la tiene in corsa
quando in avvio la Juve partea testa bassa, poi di Florenzi che, fascia da capitano al braccio (De Rossi non ce l’ha fatta) risponde all’offesa sciocca di Ronaldo (gli da’ del nanetto davanti al mondo intero) con un gol da fenomeno: scavetto in corsa che stende l’ex amico Sczesny rimanda a casa CR7 e la sua spocchia inutile. Della serie: la botte piccola fa il vino buono. La ciliegina sulla torta la mette Dzeko (9° gol stagionale, 2° all'Olimpico) nel finale, fissa il risultato sul 2-0, conclama il successo giallorosso, suggella il settimo risultato positivo della Roma targata Ranieri (4 successi e 3 pareggi), ma non fa che aumentare i rimpianti per una stagione assurda chiusa con il fallimento della qualificazione alla Champions. Resta l'Europa League, porta secondaria per evitare il collasso collettivo e provare a salvare almeno qualcosa in vista della prossima annata: altrimenti sarebbe tragedia vera. Ha provato a salvare, forse troppo tardi, chiamando il maresciallo Ranieri che ha fatto davvero tutto quello che ha potuto: partita dopo partita ha resuscitato una squadra morta. Ma per i miracoli serve altro e alla fine se la Roma il prossimo anno non giocherà nell'Europa che conta lo deve solo a se stessa: troppe volte questo campionato assurdo l’ha aspettata e
troppe volte la squadra giallorossa con Di Francesco prima e Ranieri poi, si è fatta scappare l'occasione per svoltare e dare un senso a una stagione che invece un senso non ce l’ha. O almeno rischia di non averlo più. Perché è chiaro che senza Europa la parola ridimensionamento sarebbe scontata: con o senza lo stadio perché anche su quel fronte appare chiaro che la Roma sia rimasta impantanata, stavolta suo malgrado, nelle sabbie mobili della burocrazia capitolina. Incredibile ma vero.