La penna degli Altri 21/04/2019 16:19
Lunga frenata per l’Europa: per l’Inter il punto vale oro
LA REPUBBLICA (F. VANNI) - È partito provando a imporre il suo gioco. Sotto di un gol, ha inserito Mauro Icardi al fianco di Lautaro Martinez, girando lo schema in un 4-4-2. Dopo il pareggio di Perisic è tornato a una punta sola, con Joao Mario al posto di Martinez. Tutto questo non è bastato a Luciano Spalletti per battere in casa una Roma pratica e ben chiusa. Perché è questa la novità portata da Claudio Ranieri: la difesa. A San Siro è finita 1-1, risultato che conferma l’Inter sola al terzo posto e la Roma a un punto dal Milan, vicina a quel quarto posto che significa accesso ai gironi Champions. Un punto dolce, quello romanista, perché arriva dopo il naufragio della Lazio in casa con il Chievo già retrocesso. Nel ballottaggio fra argentini in attacco, Spalletti ha scelto dal primo minuto Lautaro Martinez, ma a dividere San Siro è stato comunque Mauro Icardi, nonostante nel primo tempo sia rimasto in panchina. Con la Roma già in vantaggio per il bel gol di El Shaarawy, la curva nord interista ha cominciato a insultarlo ma - come già con l’Atalanta - il resto dello stadio ha fischiato gli ultrà, difendendo il giocatore. Scena simile quando Spalletti nella ripresa lo ha messo in campo, al posto di un Nainggolan spento: la curva ha borbottato, lo stadio ha applaudito. Un siparietto destinato a ripetersi fino a fine stagione, quando è probabile che il numero 9 lascerà Milano. Fra i giocatori con cui l’Inter potrebbe rimpiazzare Icardi c’è il romanista Dzeko. Nel primo tempo il bosniaco ha pressato, ha fatto da torre, ha smistato palloni ora per El Shaarawy, ora per Under, nel secondo tempo sostituito da Nicolò Zaniolo, che a Milano ha incontrato con il proprio agente i vertici della Roma per ridiscutere al rialzo il proprio ingaggio. E che, facendosi ammonire da diffidato, salterà la prossima gara. Se nell’Inter hanno giocato bene Politano e Vecino, nella Roma hanno brillato Kolarov e Lorenzo Pellegrini, anche lui nel mirino del mercato nerazzurro. Ma per fare acquisti c’è tempo, adesso l’obiettivo è arrivare in Champions con gli uomini che ci sono. I due allenatori prima della partita si sono abbracciati. Spalletti è stato fischiato dai romanisti che non gli perdonano la gestione dell’ultimo Totti, nonostante nella stagione dell’addio sia arrivato secondo davanti al Napoli di Sarri, realizzando il record di punti e gol segnati in un campionato dalla Roma. Ranieri dal pubblico interista è stato ignorato, lui che nell’unica stagione nerazzurra ha messo in campo più di ogni altro quella schizofrenia cantata nell’inno non ufficiale “Pazza Inter”: vinse otto partite di fila, poi nemmeno una per nove gare. In settimana i due si erano punzecchiati. Ranieri: «Quante squadre che partono dal portiere arrivano in gol?». Spalletti: «L’Ajax con la Juve ha vinto così». Il tabellone ha dato ragione a entrambi e a nessuno. «Risultato giusto, non siamo riusciti a rimanere in ordine», ha ammesso Spalletti. Oltre al futuro delle squadre c’è quello dello stadio. Potrebbe non aiutare il futuro di San Siro il fatto che la commissione comunale di vigilanza abbia riscontrato oscillazioni durante la partita dell’Inter con l’Atalanta dello scorso 7 aprile. Nonostante questo il terzo anello resta aperto, con i tifosi concentrati vicino ai piloni, dove la flessione della struttura è minore.