La penna degli Altri 25/04/2019 13:46
Lo striscione degli ultrà che inneggia a Mussolini. Un caso per il 25 aprile
IL MESSAGGERO (M. ALLEGRI) - Il giorno prima dell'anniversario della liberazione, a Milano va in scena una manifestazione fascista, con tanto di saluti romani. «Onore a Benito Mussolini», si legge su un gigantesco striscione esposto vicino a piazzale Loreto, luogo simbolo della Resistenza. La firma è inconfondibile: «Irr», cioè gli Irriducibili, gli ultrà della Lazio già protagonisti di dimostrazioni antisemite e razziste, che ieri erano in trasferta nel capoluogo lombardo per la partita contro il Milan. Gli stessi che, schierati con le braccia tese, hanno chiamato il «presente» fascista. «Camerata Benito Mussolini», ha scandito il capo dei tifosi con un megafono. «Presente», hanno urlato gli altri, in coro. Ora, verranno tutti quanti indagati per manifestazione fascista, reato previsto dall'articolo 5 della Legge Scelba del 1952. La Digos di Milano e Roma, coordinata dal capo del pool antiterrorismo milanese Alberto Nobili, ha già identificato il capo della curva laziale ideatore del blitz: è un volto noto alle forze dell'ordine e ha precedenti. Gli investigatori hanno anche il nome di altri venti Irriducibili e di due supporter dell'Inter - le tifoserie sono gemellate - responsabili della dimostrazione, e stanno ultimando un'informativa da inviare in procura. Ieri sera tutti e 24 sono stati portati in questura e verranno denunciati. Gli agenti sono riusciti a identificarli analizzando le fotografie e i video circolati sui social. Intanto il leader degli Irriducibili, Fabrizio Piscitelli, alias Diabolik, - nel 2013 fu arrestato per traffico di droga e il suo nome spuntava anche in alcune informative dell'inchiesta Mondo di mezzo - ha commentato: «Non c'è nulla di organizzato, il tifo della Lazio è così, una cosa spontanea. Sono orgoglioso di questo».
CORI RAZZISTI Poche ore dopo, dagli spalti di San Siro la curva laziale ha intonato cori razzisti contro due giocatori rossoneri. Al primo pallone toccato da Tiemoué Bakayoko, infatti, sono partiti ritornelli offensivi, scanditi dai tifosi mentre si passavano di mano in mano una banana gonfiabile. Dal settore biancoceleste sono anche arrivati ululati quando lo speaker, leggendo le formazioni, ha nominato Franck Kessie.
I PRECEDENTI Non è la prima volta che gli Irriducibili finiscono nei guai per apologia del fascismo e blitz a sfondo antisemita. Uno dei più clamorosi risale all'ottobre 2017, quando la curva dello stadio Olimpico di Roma era stata tappezzata di adesivi che ritraevano Anna Frank in maglietta giallorossa. Le giustificazioni dei 14 ultrà biancocelesti finiti sotto inchiesta per discriminazione e incitamento all'odio razziale - «Si è trattato di uno sfottò calcistico»; «Pensavo fosse Mariangela, la figlia di Fantozzi» - non hanno convinto gli inquirenti: il procuratore aggiunto Francesco Caporale ha chiesto per tutti quanti il processo.
LE REAZIONI Subito dopo il blitz è arrivata la presa di posizione della Lazio: «Quello striscione non risponde ai nostri valori». Quindi il ministro dell'Interno, Matteo Salvini: «Idioti che invece di andare a vedere una partita vanno in giro a far casino». Il vicepremier è netto: «Nessuna tolleranza per ogni forma di violenza, fisica o verbale», perché «il calcio deve tornare ad essere un'occasione di festa e d'incontro». Il sindaco della città, Giuseppe Sala, ha sottolineato invece che «Milano è e resterà sempre una città profondamente antifascista. Non si può non capire che si stanno superando certi limiti. E che la denuncia di tutto ciò spetta soprattutto alla politica. A tutta la politica». Per l'ex primo cittadino, Giuliano Pisapia, si è trattato di «uno sfregio alla città medaglia d'oro della Resistenza». Mentre il presidente milanese dell'Anpi, Roberto Cenati, ha chiesto di sciogliere le formazioni neofasciste. E ancora: lo striscione che inneggia a Mussolini è «un'ignobile provocazione alla vigilia del 25 aprile», scrive poi in un tweet la Presidente della Commissione Giustizia della Camera, Francesca Businarolo.