La penna degli Altri 06/03/2019 16:15

Souad: «Avanti con DiFra comunque vada»

Sbai souad

IL TEMPO (V. LO RUSSO) - Sbai Souad (nata in Marocco ma cittadina italiana dal 1981) si occupa principalmente della condizione delle donne musulmane nel contesto dell'immigrazione in Italia, dal 2014 è componente dell'Osservatorio contro la violenza sulle donne presso la Regione Lazio e nel 2016 relatrice al convegno presso la Camera dei deputati, oltre che giornalista e saggista. E la sua seconda passione è la Roma. Tifosa sfegatata da quando ha messo piede nella capitale per poi restarci. «Tutta la mia famiglia è romanista, i miei figli neanche a dirlo, una passione nata subito, senza pensarci un attimo».

Come va con i colleghi laziali?
«Purtroppo ne sono circondata. Nella politica ci sono molti più laziali di quanto possiamo immaginare! Che dire... bisogna sopportarli, al contrario di noi romanisti loro sono spietati e infieriscono come possono, poi in questi giorni, lasciamo perdere».

Appunto, come è stato tornare a lavoro dopo il derby?
«Una tragedia, durante la partita ho avuto la tachicardia fino all'ultimo minuto, ma in fondo ho pensato che noi i derby siamo abituati a vincerli, quindi, va bene così...qualche volta tocca anche a loro».

Che valutazione dà alla stagione della Roma?
«Bisogna soffrire. Ma dobbiamo darci una mossa. La Roma ha dei giovani interessantissimi, devono giocare loro. Lo ammetto, il mio preferito è El Shaarawy».

Perché proprio lui?
«Lo considerato un giocatore eccellente anche come atteggiamento. E serio e rispettoso. Da Falcao a Totti a El Sha, è lamia Roma. Anche se ho casa piena di poster di Totti».

Oggi c'è il Porto.
«Fondamentale. Dobbiamo  vincere a tutti i costi, la mia famiglia è già tutta lì. Dopo il derby perso non può essere altrimenti».

E se dovesse perdere, appoggerebbe un cambio in panchina?
«Assolutamente no. Ammiro Di Francesco e voglio che resti lui nonostante tutto. Ha ancora bisogno di tempo, sarei cauta in questo senso. Criticare i dirigenti non serve e chi lo fa è in malafede».

Quindi è ottimista?
«Lo stadio di Oporto è uno stadio molto difficile, ma se mettiamo quella grinta che tante volte abbiamo dimostrato di avere, possiamo farcela».

Cosa deve fare la politica per eliminare del tutto il razzismo nel calcio?
«Purtroppo la mamma degli stupidi è sempre incinta ma nelle nostre squadre il 60% dei
giocatori sono stranieri. Nelle scuole dobbiamo dare l’esempio. Io lavoro da una vita per i
diritti umani. Deve nascere un nuovo pensiero proprio da quei campi, il calcio deve unire e non dividere».